Giovedì 10 luglio, l’imam
australiano Musa Cerantonio è stato arrestato all’aeroporto di Lapu-Lapu,
nell’isola filippina di Cepu, unitamente a due cittadini filippini che lo
accompagnavano. Le autorità locali hanno formalmente accusato Cerantonio di
aver condotto attività di proselitismo radicalista nelle Filippine, dove,
attraverso messaggi di propaganda diffusa sui social network, avrebbe cercato
di reclutare combattenti jihadisti pronti ad unirsi alle fila dello Stato
islamico (IS) in Iraq e in Siria. Presente nel Paese dal 2013, il predicatore
australiano avrebbe stabilito un contatto con Abu Sayyaf, gruppo affiliato ad
al-Qaeda attivo nel Paese da circa venti anni, ha riportato l’attenzione sul
possibile riacutizzarsi della minaccia islamista radicale nel Paese.
Infatti, già nelle scorse settimane le autorità filippine avevano registrato
una ripresa dell’attività del gruppo e solo l’intervento delle Forze
Armate, nella provincia di Sulu e ne! ll’isola di Basilan, aveva permesso di
sgominare alcune cellule pronte a mettere a punto nuovi rapimenti nel sud
dell’arcipelago. Nonostante l’efficacia della strategia anti-terrorismo
adottata da Maila, e il conseguente indebolimento di cui è stato vittima Abu
Sayyaf in questi ultimi anni, i recenti sviluppi sembrerebbero indicare un
nuovo fermento nel panorama jihadista locale. Tuttavia, lo storico legame di
Abu Sayyaf con il network del terrorismo internazionale e, in particolare, con
altri gruppi islamisti di matrice radicale presenti nel sudest asiatico lascia
presupporre come tale rinvigorimento potrebbe avere importanti ripercussioni
non solo sulla sicurezza interna ma soprattutto sulla possibilità di una nuova
ripresa del fenomeno terroristico in tutta la regione.
Fonte CESi Newsletters 153
Uniformologia, Uniformi del Patto di Varsavia
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www.uniformologia.blogspot.com
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4 settimane fa
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