Asia

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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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giovedì 29 ottobre 2015

Cina: rapporti energetici con gli stancountries

Energia
Cina ed Europa in Asia centrale: strategie a confronto
Nicola Casarini
21/10/2015
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Dal 1991, con la fine dell’Unione sovietica, i paesi che costituiscono l’Asia centrale - Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan - sono divenuti sempre più centrali nel calcolo strategico della Cina e dell’Unione europea (Ue).

Pechino e Bruxelles considerano la regione parte del proprio “vicinato” e competono sia per acquisire influenza politica che per garantirsi l’accesso alle ingenti risorse energetiche presenti nell’area.

La strategia cinese in Asia centrale
La strategia cinese in Asia centrale persegue quattro obiettivi: (1) sviluppo delle relazioni con i paesi in questione al fine di creare un ambiente regionale stabile che favorisca gli scambi commerciali; (2) accesso alle risorse naturali, soprattutto gas e petrolio; (3) contenimento della presenza americana nell’area; (4) lotta contro il terrorismo islamico che potrebbe destabilizzare le Regioni autonome del Tibet e dello Xinjiang confinanti con l’Asia centrale.

La strategia cinese nell’area ha assunto, negli anni, un pronunciato carattere politico-militare. Pechino si è fatta promotrice, dalla metà degli anni Novanta, dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Shanghai Cooperation Organisation – Sco) che include, attualmente, otto membri: i sei originari (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) più India e Pakistan, ammessi ufficialmente quali membri dell’organizzazione il 10 luglio 2015.

Dal 2005, ogni estate i paesi membri compiono esercitazioni militari congiunte, l’ultima delle quali si è conclusa alla fine dello scorso mese di agosto.

L’interesse prioritario di Pechino per l’Asia centrale rimane l’accesso alle ingenti risorse energetiche. Queste sono sempre più importanti per la Cina, che sta accelerando la transizione dal carbone verso petrolio e gas naturale: nel 2014 il carbone - primo responsabile per gli alti livelli di inquinamento dell’aria nel paese - ha generato il 64,2% dell’energia consumata in Cina, in calo dal 66% del 2013 e in linea con l’obiettivo governativo di scendere sotto il 62% entro il 2020.

La Cina importa petrolio dal Kazakistan attraverso un oleodotto inaugurato nel 2009 con una capacità di circa 200.000 barili al giorno. Si calcola che circa il 20% del greggio kazako sia destinato alla Cina.

Dal Turkmenistan la Cina importa gas naturale: un gasdotto costituito da due linee parallele, inaugurato anch’esso nel 2009, trasporta circa 30 miliardi di metri cubi l’anno. Una terza linea è in costruzione con una capacità totale potenziale di circa 65 miliardi di metri cubi. Il progetto attraversa l’Uzbekistan e il Kazakistan e prevede un ulteriore apporto di gas da entrambi questi paesi, per un totale di 15 miliardi di metri cubi.

La Cina è oggi il primo importatore al mondo di petrolio. Si calcola che la domanda cinese di gas per il 2020 sarà di oltre 300 miliardi di metri cubi. Si comprende, pertanto, quanto sia importante l’Asia centrale per Pechino e quanto sia difficile per gli europei tenere testa alla penetrazione cinese nell’area.

La costruzione del doppio gasdotto Turkmenistan-Cina, realizzato fra il 2006 e il 2009, ha infatti spiazzato la Ue che era in trattative da molto più tempo con il Turkmenistan e ancora non ha finalizzato il progetto che dovrà portare il gas turkmeno attraverso il Southern Corridor fino in Grecia.

La strategia europea in Asia centrale
Adottata nel 2007 e aggiornata nel 2012, la strategia della Ue per l’Asia centrale si propone quattro obiettivi: (1) conseguire la stabilità e la prosperità nella regione; (2) promuovere lo sviluppo di società aperte, lo Stato di diritto, la democratizzazione e la protezione dei diritti umani fondamentali; (3) contribuire alla sicurezza regionale e alla lotta al terrorismo islamico; (4) garantirsi l’accesso alle risorse energetiche di quei paesi.

Il momento di svolta nelle relazioni tra la Ue e le ex-Repubbliche sovietiche centro-asiatiche è stato il semestre di presidenza europea della Germania (gennaio-giugno 2007), al termine del quale è stata varata la nuova strategia europea verso l’Asia centrale. La Ue ha inserito la regione nella propria Politica di vicinato “rafforzata”, conferendo all’area una nuova rilevanza nella sua visione strategica.

Il 22 giugno 2015 sono state rese note le conclusioni del Consiglio Affari esteri che ha ulteriormente rivisto la strategia della Ue per l’Asia centrale dopo che il 15 aprile 2015 il Consiglio della Ue aveva nominato Peter Burian (ex-sottosegretario presso il Ministero slovacco degli Affari esteri) rappresentante speciale dell’Ue per l’Asia centrale con il compito di promuovere il coordinamento politico delle varie attività e programmi europei e monitorare l’attuazione complessiva della strategia Ue. Il suo primo mandato scadrà il 30 aprile 2016.

La dotazione globale per la cooperazione bilaterale e regionale della Ue con l’Asia centrale per il periodo di programmazione 2014-20 è di 1,068 miliardi di euro, un incremento del 56% rispetto al periodo 2007-2013.

L'assistenza è incentrata sull'istruzione, la sicurezza regionale, la gestione sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo socio-economico. A differenza della Cina, la strategia della Ue pone particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani funziona in tutti i paesi dell’area ad eccezione dell'Uzbekistan e del Turkmenistan, dove le organizzazioni della società civile sono presenti in un numero troppo esiguo, sono poco organizzate e sottoposte a rigidi controlli.

Anche per l’Europa, comunque, la dimensione economica rimane centrale, in particolare l’accesso agli idrocarburi di Kazakistan e Turkmenistan. È soprattutto con questi due paesi che la Ue ha sviluppato le relazioni commerciali più intense negli ultimi anni (con gli altri paesi dell’area gli scambi rimangono alquanto limitati).

Nell’ottobre 2014 si sono conclusi i negoziati per un nuovo e rafforzato Accordo di partenariato e cooperazione (Apc) con il Kazakistan, che dovrebbe essere firmato entro la fine del 2015, mentre i negoziati con il Turkmenistan sono ancora in corso.

Nonostante abbia inserito l’Asia centrale nella sua politica di vicinato “rafforzata”, la Ue rimane un attore complessivamente marginale nella regione, soprattutto rispetto a una Cina che è diventata il primo partner commerciale di tutti i paesi dell’area.

Il progetto di una “Cintura economica della via della seta” annunciato da XiJinping nel novembre 2013 e che interessa tutta l’Asia centrale può sicuramente presentare opportunità per sinergie tra Bruxelles e Pechino - in particolare per lo sviluppo delle infrastrutture e il mantenimento della sicurezza regionale. Cina ed Europa rimangono, però, in definitiva, competitori nella regione, sia sul piano economico e strategico, che su quello dei valori.

Articolo pubblicato su OrizzonteCina, rivista online sulla Cina contemporanea a cura di Torino World Affairs Institute e Istituto Affari Internazionali.

Nicola Casarini, responsabile di ricerca Asia, Istituto Affari Internazionali (IAI).
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mercoledì 14 ottobre 2015

INDIA: prospettive navali

Cooperazione marittima
Un simposio sull'Oceano indiano
Francesco Valacchi
06/10/2015
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Dacca 2016: è questo l’appuntamento del prossimo Simposio navale dell’Oceano indiano, i cui lavori preparatori si sono tenuti a Karachi, in Pakistan, dal 15 al 18 settembre.

L’Indian Ocean Naval Symposium, Ions, è un gruppo di lavoro internazionale formato da paesi costieri dell’Oceano indiano ed aree immediatamente limitrofe col fine di implementare una cooperazione marittima improntata sulla condivisione di informazioni e la realizzazione di operazioni di sicurezza navale congiunte.

I paesi partecipanti sono 22 (oltre a vari paesi osservatori ed aspiranti tali) e sono raggruppati per quattro macroregioni geografiche: costieri dell’Asia meridionale, costieri dell’Asia occidentale (fra cui vari paesi del Golfo Persico), costieri dell’Africa orientale (fra cui Somalia, Sud Africa e Francia, per via del suo possedimento dell’isola della Réunion), costieri del Sud est asiatico e Australia (come Myanmar e Singapore).

L’importanza dello strumento è presto spiegata: oltre ad annoverare come membri l’India (potenza dell’Area Oceano indiano) e la Cina (come paese osservatore) vede la presenza di rivali strategici di New Delhi come il Pakistan e concorrenti alla supremazia come l’Australia.

L’Ions è quindi per l’India, la Cina e l’Australia il terreno di gioco sul quale disputare importanti partite nella condivisione, raccolta e sfruttamento delle informazioni, nella cooperazione internazionale marittima, ma anche nella rappresentazione internazionale del proprio soft-power.

Politica navale indiana
La politica navale indiana ha avuto una radicale evoluzione dal ruolo di semplice contenimento dei vicini rivali ad una sempre più forte aspirazione all’allargamento del suo status di potenza.

Col principio del nuovo secolo, New Delhi ha infatti iniziato a convertire la propria politica navale trasformandola in un costante tentativo di prevenire interventi esterni nell’area Oceano indiano, puntando su una strategia più proattiva di controllo e sfruttamento delle rotte.

L’evoluzione è stata naturale, dal momento che con la stabilità economica raggiunta sotto la guida del premier Manmohan Singh la Confederazione ha iniziato a vedere naturalmente riconosciute le proprie aspirazioni di potenza regionale e di conseguenza viene sempre di più vista come naturale portatore di sicurezza dell’area. L’India è diventata quindi principale sostenitrice e animatrice del Simposio.

Protagonismo del Pakistan
Inoltre, il Pakistan sta divenendo sempre più parte attiva dell’Ions a causa anche delle rivalità fra Islamabad e Nuova Delhi ed alla alleanza del Pakistan con la Cina.

Per la prima istanza il Pakistan tende a cercare una posizione più forte nel Simposio per una fungibilità di questa come leva nel suo rapporto di alti e bassi con Nuova Delhi.

Come alleato della Cina, il Pakistan rappresenta un importante sostegno interno per la promulgazione delle politiche marittime di Pechino e l’acceso del suo governo alle dinamiche funzionali interne all’organizzazione.

L’importanza del Pakistan - diventato parte attiva del Simposio lo scorso anno ed insignito del ruolo di organizzatore della conferenza preparatoria di settembre - sta crescendo quindi contestualmente al suo peso nel confronto fra le due superpotenze indiana e cinese.

Nuova via della seta
Tra i vari importanti risvolti internazionali del Simposio vale la pena di considerare che i paesi dell’Ions insistono su un’Area centrale negli equilibri di potenza mondiali, dove si svolge appunto il già evidenziato confronto fra India e Cina, e che sta crescendo di importanza con la creazione del sistema di comunicazione-collegamento della nuova Via della seta.

Il corridoio cinese sull’Oceano indiano costituisce il binario parallelo al collegamento terrestre. La nuova Via della seta sarà l’asse portante della comunicazione, del commercio e delle relazioni internazionali della Cina con i partner europei e mediorientali.

La Cina cercherà sempre più di imporsi sull’Oceano indiano, ma lo farà probabilmente con un profilo smart-power e soprattutto con l’immagine di fattiva collaboratrice dell’India, per evitare confronti diretti e perché l’obiettivo cinese rimane la libertà di movimento e certamente non la supremazia completa né tantomeno l’onere di portatore di sicurezza nell’area.

Lo strumento perfetto per tale orientamento è senz’altro un’associazione di cooperazione internazionale come il Simposio. Un altro elemento della questione è la sicurezza navale dell’Oceano indiano per l’Unione europea poiché oltre all’ormai annoso problema della pirateria (endemica nell’area) si fa sempre più forte il flusso di migranti da quest’area e soprattutto diventano sempre più macroscopici i fenomeni di attività illegali collegate ad esso.

Si pensi che i migranti verso l’Italia nel 2013 dall’Afghanistan sono stati circa 850 e dal Pakistan oltre 1500, gran parte di essi ha utilizzato rotte migratorie illegali passanti dall’Oceano indiano. L’aumento della sicurezza sul lungo termine, quindi garantito da attori dell’Area, diventa vitale in tal senso anche per l’Europa.

Il Simposio dell’Oceano indiano e altri strumenti simili sono quindi organizzazioni importanti per costruire una sicurezza basata sulla assunzione regionale della responsabilità e sulla cooperazione internazionale anziché sul confronto.

Considerata in tale chiave di lettura, l’emersione di paesi comprimari alla potenza regionale indiana, come il Pakistan in questo caso, non può che essere ben vista purché naturalmente avvenga con accordo fra le parti.

Francesco Valacchi si è laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. È appassionato di geopolitica e strategia; è ufficiale in servizio permanente effettivo nell’esercito italiano.
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venerdì 9 ottobre 2015

BImestrale ORIZZONTI CINA. Indice.

 Riportiamo l'indice del bimestrale Orizzonti Cina pubblicato IAI ad ottobre 2015

 OrizzonteCina (ISSN 2280-8035).


 In questo numero articoli su:

• “Una cintura e una via”: il modello dell’Asia centrale
• L’Afghanistan e la “Cintura economica della via della seta”
• Lo sviluppo sostenibile e la “Nuova via della seta”
• Quale sistema di sicurezza per i progetti infrastrutturali in Eurasia?
• Cina ed Europa in Asia centrale: strategie a confronto
• Tempo di fare chiarezza sulla shadow economy dei cinesi d’Italia
• Bisogna preoccuparsi per il mercato azionario di Shanghai?
• Uno sguardo sul documentario contemporaneo
• La Cina di Mao, l’Italia e l’Europa negli anni della Guerra fredda, a cura di Carla Meneguzzi Rostagni e Guido Samarani. Recensione



ulteriori informazioni: orizzonticina@iai.it