Asia

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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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sabato 20 aprile 2024

Il Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica Nota L'Asia e l'interesse nazionale italiano

 

La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza della Repubblica, che ogni anno entro il 28 febbraio, deve essere presentata al Parlamento e quindi ai cittadini italiani  riflette diversificata gamma alla sicurezza nazionale, che dalla prospettiva dell’intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023. La Relazione poi evidenzia le principali direttive di intervento lungo le quali gli Organismi informativi  hanno operato a tutela degli interesse nazionali in aderenza ai principi costituzionali.

Si indicano quindi i punti sviluppati nella prima parte della Relazione.

Il Paragrafo 1.5 tratta dell'Asia e dell'interesse nazionale italiano ed in modo indiretto i rapporti che si hanno con la Cina. (pag 15.16). Segue poi un ampia gamma di informazioni infografiche.

La Relazione è disponibile sui siti governativi e può essere chiesta alla Emeroteca del CESVAM alla email: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

martedì 9 aprile 2024

I Rapporti tra Cina e Russia al tempo della crisi ucraina

 

 Carta. Fonte LIMES, Rivista Italian di Geopolitica, 3/2023

I rapporti Russia Cina rappresentano gli equilibri della parte del mondo a regime totalitario (dittature) che si contrappone a quella parte del mondo (Occidente) dove il sistema di governo è basato sulla democrazia e dove la libertà è rispettata.

La carta (Limes, Rivista italiana di Geopolitica, 3/2023) mostra i rapporti  in essere tra Cina e Russia ed indica principalmente gli assi di comunicazione basati principalmente sui rapporti commerciali, in primo luogo lo scambio di petrolio e gas naturale, le materie prime strategiche; indicate anche il le nuove via della seta che la Cina disperatamente vuole aprire verso occidente per evitare l’asfisia per assenza di sbocchi dei suoi mercati di produzione.

Indicata anche la rotta marittima settentrionale, la vi artica che collega le due estremità della Russia, con indicati i principali porti, posti allo sbocco dei grandi fiumi siberiani di Dikson Tiksi  e Pevek

Indicata anche la riattivata e rivitalizzata transiberiana che collega il centro-meridionale della Siberia con l’Estremo Oriente facente capo a Vladivostok. A Ridosso di questa via terrestre  si stanno sviluppando i progetti di espansione russa verso est con indicati (da 1 a 5) i gasdotti di collegamento con la Cina ed i giacimenti  in via di potenziamento e ulteriore sfruttamento, con indicati i punti di entrata in Cina di queste materie prime, ovvero le citta di Blagovescenske Vladivostock

La penetrazione cinese in termini di tecnologia avanzata è indicata nella carta con  la rappresentazione dei siti di ricerca e sviluppo di Hawei  che sono situati a Mosca, San Pietroburgo e  Novogorod e in Bielorussia a Minsk

Il risvolto negativo di questa situazione è rappresentato dalla minaccia, non certo da trascurare, dellaemigrazione della Cina verso lo scarsamente abitato ma ricco Est russo che rappresenta una attrazione  pesante per l’espansionismo cinese che potrebbe essere l’innesco del deterioramento dei rapporti russo-cinesi nella Siberia orientale

domenica 31 marzo 2024

Antonio Trogu. Confronto nucleare Indo Pachistano.

 

Una delle aree attualmente a rischio di escalation nucleare e’ il confine tra India e Pakistan. Il confronto indo-pakistano risale al 1947 quando il Pakistan nacque nei territori indiani divenuti indipendenti, con l’intento di creare una nazione per tutti i musulmani presenti nel subcontinente indiano. Il processo di partizione non fu indolore: costò circa mezzo milione di morti, innescò il trasferimento in massa di milioni di persone e diede origine a diverse controversie territoriali. Il primo accordo di separazione tra i due Paesi non prevedeva alcuna soluzione politica in relazione ad alcune importanti criticità, come per il Kashmir, l’unico ad avere un “maraja” di religione induista ma con una popolazione a prevalenza mussulmana. Secondo il piano di partizione fornito dall’Independent Act indiano, il Kashmir era libero di aderire all’India o al Pakistan e fu annesso all’Unione Indiana per scelta del maharaja indù Hari Singh che lo governava, ma con una maggioranza musulmana.  Da allora e’ stato oggetto di una contesa pluridecennale che conta ben tre guerre (1947-48, 1965 e 1999) e il regolare riaccendersi di episodi di violenza. Entrambi i Paesi ne rivendicano la sovranità e attualmente la regione è divisa in tre parti (una amministrata dall’India, una dal Pakistan e la terza dalla Cina), secondo quanto è stato definito dall’Accordo di Simla al termine del secondo conflitto indo-pakistano[1].

 Al 1972 risale l’istituzione della Linea di controllo (Loc), il confine non ufficiale che divide il Kashmir in zone di influenza: quella pakistana nel nord-ovest della regione, quella indiana nel sud-est e una zona controllata dalla Cina, nell’estremo est. La demarcazione, nata come linea di cessate il fuoco, per oltre quarant’anni ha rappresentato un chiaro e duraturo riferimento per i due eserciti che hanno rispettato l’ordine di non attraversarla. I conflitti  ed i contrasti che si sono registrati tra i due Paesi inducono a leggere le vertenze per i confini e per il controllo di regioni strategicamente importanti come segnale dell’estrema precarietà degli equilibri geopolitici dell’area e dell’ambiguità che contrassegna i rapporti diplomatici di entrambi i governi.



[1] intervento indiano a sostegno dei guerriglieri indipendentisti bengalesi terminato con l’Accordo di Simla (1972)

mercoledì 20 marzo 2024

Mar Giallo e Mar del Giappone: i Rapporti tra Russia e Cina.

 


L’espansione  a Nord della Cina: la conquista di Vladivostock.

 

La Carta (Fonte LIMES, rivista italiana di geopolitica, 3/2023) mostra nel suo insieme a nord della Cina ai danni della Federazione Russa, avente come “end state” Vladisvostoc.

Dal punto di vista cinese la carta indica come dal 1 giugno 2023 le merci trasportate dalla regione cinese di Heilongjiang ed Jilin  al porto russo di Vladivostock non incorreranno in procedute doganali, In rosso  gli itinerari terresti più convenienti, che interessano le città di Harbin, Chanchun, Hunchun e Suifenhe. Indicate in giallo verde gli itinerari terresti più lunghi, ma che collegano il nord della regione con i porti cinesi  di Dondong, Dalia, Yingkou, tutti porti che danno sul Mar Giallo,  interessando anche la città di Sheyang.

Il commercio russo-cinese è in aumento. Nei primi quattro mesi  del 2023 è aumentato del 41,3 % pari an un valore  di 73,15 milioni di dollari.

Negli ultimi anni è riemersa la questione dei territori del Khabarovsk e Primor’e russi, che sono stati sottratti alla Cina dopo la convenzione di Pechino del 1860 e che potrebbero essere in futuro rivendicati dai cinesi per avere a disposizione le coste del coste del Mar del Giappone settentrionale e del Canale di Tataria.

Vladisvostock  è importante per i Russi in quanto terminale della rottamarittima settentrionale nel Pacifico e in genere in Estremo Oriente; questo porto ha un traffico commerciale di 1 milione di containers all’anno ed è sede della Flotta del Pacifico

Inserita nel Distretto militare orientale russo costituito nel 2010, la Flotta è parte integrante del dispositivo militare russo in questa area ed è composta da navi da combattimento, fregate, Corvette, Navi per sbarchi anfibi, sottomarini, cacciamine, navi per intelligence, petroliere militari, Navi idro-oceanografice e rompighiaccio. Tutta questa area è a ridosso della penisola coreana, con i due Stati, la Corea del Nord e la Corea del Sud contrapposti, con il Giappone che chiude ogni sbocco all’Oceano Pacifico e che con la Russia ha aperto il contenzioso delle Isole Sakhalin

 Infine da notare che il Mar del Giappone ha visto lo svolgersi di esercitazioni militari congiunte russo-cinesi

giovedì 29 febbraio 2024

Antonio Trogu. Paesi del Clun dell'Atomo. La Cina

 


Il 16 ottobre 1964 alle ore 15 di Pechino, esplodeva a Baotou la prima atomica cinese. L' ingresso del gigante comunista nel club delle potenze nucleari cambiava l' equilibrio del terrore nella guerra fredda; era soprattutto l' inizio di una rinascita scientifica della Cina che oggi prosegue con la "lunga marcia" verso lo spazio e il boom dell' industria tecnologica. Questa nuova realtà segnò, inoltre, una rottura con anni di dottrina maoista. Ricordiamo che era stato infatti il leader cinese Mao Zedong a coniare la celebre frase: «La bomba atomica è una tigre di carta», seguita dall' affermazione che «sono i popoli, non le armi, a decidere l' esito delle guerre”. Pechino sanciva così un rovesciamento di strategia: «Il test atomico è una grande conquista del popolo cinese nella sua lotta per la difesa nazionale contro le minacce nucleari dell' imperialismo americano”.

Inizialmente, il programma nucleare cinese, nato all' inizio degli anni 50, fu avviato in collaborazione con l'ex Unione Sovietica,  quando l' intesa con l' Urss di Stalin sembrava perfetta e i due Paesi formavano un fronte compatto contro l' Occidente. Nel 1951 Pechino aveva firmato un accordo segreto con Mosca nel quale i cinesi si impegnavano a fornire uranio in cambio dell' assistenza sovietica nella ricerca nucleare. Nel 1953, alla vigilia della guerra di Corea, i trasferimenti di tecnologia russa si erano intensificati, con la promessa che l' Urss avrebbe addirittura regalato al grande alleato asiatico un «prototipo» di bomba-A. Di fatto l' aiuto sovietico fu decisivo per costruire il primo impianto per l' arricchimento dell' uranio, ma l'acuirsi della crisi tra i due Paesi costrinse il governo di Pechino a procedere in maniera autonoma a partire dai primi anni Sessanta. La rottura arrivò il 20 giugno 1959 quando Mosca annunciò la sospensione di ogni assistenza alla ricerca nucleare cinese. A seguito dell' avvio del processo di “destalinizzazione”  di Nikita Krusciov cominciavano a maturare i sospetti di «revisionismo» verso la nuova leadership di Mosca, era l' avvio di un' evoluzione che avrebbe portato la Cina a sfidare l' egemonia ideologica del comunismo sovietico e  presentarsi come la potenza-guida per tutti i Paesi del Terzo mondo.   Proprio al termine degli anni 50,  alla fine del primo piano quinquennale (1953-1957), Mao Zedong avviò la Cina verso un gigantesco sforzo di produzione collettivo, detto il "Grande Balzo in Avanti"; il programma era volto a trasformare l'intera economia del paese distogliendo uomini e risorse dall' agricoltura per la costruzione di mini-altiforni siderurgici in tutte le campagne in risposta al modello sovietico di industrializzazione pesante. Il risultato non fu quello sperato e vi furono ripetute carestie con decine di milioni di morti ma la miseria di massa e la partenza dei tecnici russi non impedirono alla Cina di costruirsi l' atomica proprio in quegli anni, bruciando le tappe e smentendo lo scetticismo di Mosca. Un merito particolare lo ebbero due scienziati di livello mondiale, i «due Qian». Qian Sanqiang era l' Oppenheimer cinese; grande fisico, aveva studiato a Parigi per undici anni con i coniugi Joliot-Curie e poi rientrato in Cina nel 1948 alla vigilia della rivoluzione comunista. L' altro personaggio-chiave nell' emancipazione scientifica di Pechino fu Qian Xuesen, il Werner Von Braun cinese per il suo ruolo nella ricerca sui missili di lunga gittata. Formato negli Stati Uniti, era rientrato in patria nel 1955 per fuggire dal clima di caccia alle streghe anticomunista che negli anni del maccartismo prendeva di mira anche i cinesi residenti negli Usa, sospettati di essere agenti di Mao. Il programma nucleare e missilistico cinese riuscì a sopravvivere perfino alla Rivoluzione culturale, l' altra ondata di estremismo che ebbe conseguenze micidiali sul sistema universitario. Il 24 aprile 1970, nel mezzo delle convulsioni violente del movimento delle Guardie Rosse, Pechino riusciva a mettere in orbita il suo primo satellite, che avrebbe fatto il giro della terra trasmettendo l' inno «l' Oriente è rosso». Seguirono i programmi per la miniaturizzazione delle testate, lo sviluppo di una forza di una forza di dissuasione nucleare marittima, e di armi nucleari tattiche, in parte a scopo difensivo ma anche mirate ad un ipotetico  relativo all’invasione di Taiwan.

L'arsenale cinese ha raggiunto il suo picco nel 2001 con 540 testate operative, mentre attualmente se ne contano 260, anche se è molto difficile fornire un numero preciso, soprattutto per quanto riguarda quelle attive. Anche per la Cina, come per la Francia, la firma del trattato di non proliferazione è arrivata solo nel 1992.

 

martedì 20 febbraio 2024

Le sanzioni contro la Russia.

 

  Carta. Fonte. LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica, 3/2023

Le Sanzioni che l’Unione Europea ha imposto alla Russia, come risposta alla invasione dell’Ucraina  hanno aperto un nuovo fronte dei rapporti est-ovest: quello dell’aggiramento di queste sanzioni e quindi un appoggio diretto alla Russia. Tenendo fermo che i principali alleati della Russia sono la Corea del Nord, essendo isolata dal resto della Comunità Internazionale, la Corea del Nord vede nelle sanzioni, aggirandole, una opportunità per uscire dal suo isolamento, e la Cina, che vede nelle sanzioni un ulteriore passo verso la sua leaderschip in Asia a scapito proprio della Russia.

La Turchia, la Bielorussia ed il Kasachistan sono i principali paesi che aiutano la Russia ad aggirare le sanzioni europee. Vi sono altri paesi, tra cui la Siria, L’Iraq, l’Iran, l’Egitto, il Pakistan e l’India che in misura minore e meno appariscente sono disposti ad aiutare in modo indiretto la Russia.

La Svizzera è il paese che ospita il sistema centrale di pagamenti internazionali SWIFT ed anche il luogo di connessione economica finanziaria principale per la Federazione Russia.

La Cina è il maggior beneficiario delle importazioni di di petrolio e gas naturale russo, a cui va la maggior parte della produzione degli idrocarburi russi prodotti nella Russia asiatica.

La Carta mostra anche i principali strumenti antisanzioni

sabato 10 febbraio 2024

Eurasia


 Fonte  Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, E. Boria, Le Carte, 3 /2023

mercoledì 31 gennaio 2024

L'Open Source Intelligence nella lotta al terrorismo

 TESI DI LAUREA


Premessa

È con grande piacere che presento questa tesi dal titolo "L'Open Source Intelligence nella lotta al terrorismo". L'argomento trattato in questo lavoro di ricerca è di estrema rilevanza e attualità, poiché affronta l'importante ruolo che l'Open Source Intelligence (OSINT) svolge nella lotta contro il terrorismo, una delle minacce più significative che il mondo ha affrontato e continua ad affrontare tutt’oggi.

 

L'OSINT rappresenta una disciplina cruciale per acquisire informazioni e analizzare i dati provenienti da fonti aperte disponibili online o su altre risorse pubbliche, con l'obiettivo di raccogliere, elaborare e interpretare dati pertinenti e utili per la prevenzione, l'individuazione e la neutralizzazione delle attività ostili di ogni natura. In un'epoca in cui l'accesso a una quantità enorme di informazioni è diventato una realtà quotidiana grazie all'espansione della tecnologia digitale e dei social media, l'OSINT si è rivelata una risorsa inestimabile per le organizzazioni governative, le forze dell'ordine e gli analisti di intelligence impegnati in numerose sfide, tra cui la lotta al terrorismo.

 

La presente tesi si propone di esplorare in modo approfondito i vari aspetti dell'OSINT nel contesto della lotta alle attività terroristiche. Verranno esaminati i concetti fondamentali della disciplina, le metodologie di raccolta e analisi dei dati, nonché le sfide e le opportunità associate all'utilizzo di questa branca dell’intelligence nell'ambito della sicurezza nazionale e internazionale.

 

Attraverso un'analisi dettagliata, arricchita da esempi delle migliori metodologie attualmente adottate, questa tesi mira a fornire una panoramica completa sull'efficacia dell'OSINT nella prevenzione e nella risposta al terrorismo. Saranno esaminati anche gli aspetti etici e degli accenni sugli elementi legali legati all'uso delle informazioni provenienti da fonti aperte e sarà poi posta particolare attenzione alla protezione della privacy e alla gestione responsabile dei dati.

 

È importante sottolineare che questa tesi non mira solo a fornire una visione teorica dell’Open Source Intelligence, ma si propone anche di offrire pratici spunti al fine di meglio conoscere tale disciplina nel contesto della lotta al terrorismo. Inoltre, verranno analizzati e suggeriti aspetti legati all’uso consapevole dei social media ed in generale dei vari provider in rete, al fine di proteggere la propria immagine ed i dati strettamente personali. L'obiettivo ultimo della tesi è quello di contribuire a un dibattito informato e a promuovere l'adozione di strategie efficaci che possano contrastare efficacemente le attività terroristiche.

 

          Dott. Andrea Rota

La Tesi è presso l'Emeroteca del CESVAM e può essere consultata solo con il permesso dell'Autore.

sabato 20 gennaio 2024

Rivista QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXXI, 2023, n.4, Ottobre - Dicembre 2023, 30° della Rivista


 La Rivista può essere chiesta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org


 

martedì 9 gennaio 2024

Antonio TRogu. Produzione e sviluppo nucleare, proliferazione verticale e orizzontale

 

Produzione e sviluppo, proliferazione verticale e orizzontale

Nel ventesimo secoloStati Uniti e Unione Sovietica intrapresero una corsa al riarmo basata sulla produzione e sullo sviluppo di sempre più potenti armi nucleari. Nell'immediato dopoguerra al termine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano inferiori ai sovietici nel campo della missilistica a medio raggio, ma recuperarono il divario tecnologico con il lavoro di scienziati tedeschi sopravvissuti al collasso della Germania nazista. Di contro, l'URSS indirizzò le forze della sua economia pianificata nella direzione della corsa al riarmo e con lo sviluppo del missile SS-18 alla fine degli anni settanta, raggiunse la supposta capacità di sferrare un "primo attacco" agli occidentali con possibilità di successo.

Al culmine della corsa agli armamenti, a cavallo tra il 1960 e il 1970, Stati Uniti e Unione Sovietica arrivarono a spendere ciascuna tra i 70 e gli 80 miliardi di dollari all'anno in armamenti. L'economia degli Stati Uniti si rivelò la sola in grado di sostenere lo sforzo, non essendo impegnata nella ricostruzione grazie alla sostanziale assenza di combattimenti sul territorio metropolitano americano. Al contrario, l'Unione Sovietica, le cui infrastrutture avevano subito estesi danni durante il conflitto, non era in grado di reggere il confronto indefinitamente; in aggiunta uno sforzo economico prolungato avrebbe ridotto la disponibilità di beni di consumo primari per i suoi cittadini. Gli scompensi causati dalla competizione per la corsa agli armamenti con gli Stati Uniti, crearono grossi problemi economici durante il tentativo del leader sovietico Michail Gorbaciov di mettere in atto la sua idea di konversiya, la transizione verso una economia mista, e accelerò il collasso dell'Unione Sovietica. Poiché le due superpotenze , piuttosto che seguire un piano predeterminato si impegnavano meramente a competere l'una contro l'altra nell'accumulare armamenti, entrambe presto raggiunsero una capacità di distruzione enormemente superiore a quella necessaria per sconfiggere l'avversario.

Accanto alla proliferazione orizzontale, ossia all’ingresso di nuovi membri nel gruppo nucleare, si parla anche di proliferazione verticale, cioè l’aumento e l’ammodernamento degli arsenali. Oltre alle bombe A e H, sono state sviluppate la bomba al neutrone (bomba N), che sprigiona la maggior parte della sua energia sotto forma di radiazioni, e la bomba al cobalto (bomba gamma o G), in cui, al momento dell’esplosione, i neutroni prodotti si uniscono al cobalto, forte emettitore di raggi gamma. Sono state poi progettate le bombe sporche (o armi radiologiche), costituite da materiale radioattivo non fissile (che quindi non può esplodere) trattato in modo da essere molto volatile e associato a una carica esplosiva per disperdere il materiale radioattivo nell'ambiente, contaminando cose e persone. Accanto a queste è già in sperimentazione l’utilizzo di bombe atomiche miniaturizzate, una nuova generazione di testate nucleari di bassa potenza (low yield warheads o mini-nukes).

La proliferazione orizzontale di armi nucleari e, in generale di distruzione di massa, identifica  nel Terzo Mondo un “triplice” problema: 1) rimette in discussione i rapporti di forza con l’Occidente; 2) pone armi potenzialmente distruttive nelle mani di leader impreparati a controllarne la gestione; 3) crea il rischio di acquisizione di tali armi da parte di organizzazioni terroristiche transnazionali che potrebbero utilizzarle, eventualmente, contro i contingenti delle missioni internazionali, o anche per attentati in grande stile nelle città occidentali. Del resto, soprattutto nelle attuali “guerre asimmetriche” è sufficiente un ordigno nucleare “artigianale” fatto esplodere nella metropolitana di una capitale europea , o in una città degli Stati Uniti, per sortire effetti devastanti non solo dal punto di vista materiale, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista psicologico, con tutte le conseguenze che ne derivano (vedi l’attentato nella metropolitana di Tokyo nel ’95, con il gas nervino “sarin”).

In tempi recenti una potente spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuto dalle iniziative di disarmo delle potenze nucleari. La decisa riduzione di enfasi sulle armi nucleari portata avanti da USA e Russia negli anni 87-94, le iniziative di disarmo e i trattati relativi, il trattato (in preparazione) sulla proibizione totale degli esperimenti nucleari [1] sono tutti elementi che hanno contribuito e contribuiscono a diminuire il ruolo delle armi nucleari nella politica internazionale. Infine il regime di non proliferazione ha beneficiato dal fallimento o dal volontario abbandono di alcuni tentativi di proliferazione. Il Sud Africa aveva costruito 6 bombe rudimentali a fissione del tipo gun-assembly poi successivamente smantellate mentre Brasile ed Argentina hanno abbandonato i loro progetti nucleari.



[1]   Comprehensive Test-Ban Treaty (CTBT) del 1996