Asia

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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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lunedì 2 febbraio 2009

Macroregione: Asia. Sub continente indiano

Articolazione
India, Pakistan, Bangladesch, Bhutan, Maldive, Nepal, Sri Lanka

India
3.287.590
1.129.866,154
Pakistan
803.940
164.741.924
Bangladesch
144.000
150.488.339
Bhutan
47.000
2.327.849
Maldive
300
369031
Nepal
147.181
28.901.790
Sri Lanka
65610
20.926.315

Analisi dei fattori di squilibrio della macro area (2006)

CONFLITTI - Il fattore storico dei conflitti è uno dei fattori che possono causare persistente squilibrio in un’area geografica. In particolare, per la stabilità della regione, sono da evidenziare i conflitti fra India e Pakistan del 1947, 1965 e del 1971; conflitti che hanno visto contesa la zona del Kashmir. Ad oggi la situazione non è risolta, e continua ad essere fonte di instabilità per la permanenza di gruppi terroristici all’interno del Kashmir. Ad aggravare il potenziale distruttivo è il fatto che entrambi i Paesi sono, a partire dagli anni 90, potenze nucleari. La situazione in Tibet è caratterizzata da grande instabilità in seguito all’insorgenza Maoista del 1996 che ha portato ad un periodo di vuoto di potere. Nel 2006 è stata firmata una tregua fra le fazioni ma la situazione non è risolta. Inoltre lo Sri Lanka è devastato da una guerra civile in atto dal 1983, un cessate il fuoco è stato firmato, dalle parti in conflitto, nel 2002 ma permane una situazione di forte instabilità.

PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO - Di grande rilevanza per la stabilità del subcontinente indiano è la situazione di alta crisi in cui si trova il vicino Afghanistan. Va ricordato, inoltre, il ruolo che ha avuto, negli anni, il Pakistan nell’influenzare la politica in Afghanistan. A partire dagli anni della lotta contro l’occupazione Sovietica all’attuale supporto indiretto ai Taleban, il Pakistan ha sempre avuto un ruolo di primissimo piano nel determinare la vita dell’Afghanistan. Nel corso degli anni 80 sono sorte in Pakistan scuole religiose, dette Madrasse, che hanno indottrinato diverse generazioni all’estremismo islamico e alla guerra santa contro l’invasore. Inoltre, la componente estremista presente in Pakistan e impegnata a destabilizzare il presidente Musharaf causa grande preoccupazione per il futuro della regione. Questo conflitto in Afghanistan crea quindi una grande quantità di rifugiati che affluiscono nell’area sotto osservazione.

RIFUGIATI - Esiste un gran numero di rifugiati nel subcontinente indiano a causa dei conflitti nei Paesi limitrofi. In Pakistan sono, infatti, presenti più di 1,82 milioni di Afgani in fuga dalle zone di guerra nel loro Paese. In India affluiscono rifugiati Tibetani (77.200), Afgani (9.700) e Cingalesi (50.730). Larga parte dei rifugiati presenti in Nepal provengono dal Bhutan (106.000) e dal Tibet. Nel Bhutan sono invece presenti più di 100.000 Hindus confinati in 7 campi gestiti dalle Nazioni Unite. Inoltre il Bhutan ha problemi d’infiltrazione dei separatisti indiani. Queste grandi masse di persone, migrando in massa in cerca di pace, causano grandi problemi sociali che possono divenire causa d’instabilità.

DISOCCUPAZIONE - La disoccupazione non è assolutamente un fattore di rischio in Bhutan ed in Bangladesh (2,5%), dove però c’è il fenomeno della sottoccupazione. La situazione in India ed in Sri Lanka non è allarmante: il tasso di disoccupazione si attesta intorno all’8% mentre in Pakistan arriva al 6,5%. Il quadro cambia quando si guarda al Nepal che ha una disoccupazione che sfiora il 40%. Questo dato può portare a conseguenze sull’ordine sociale, rappresentando, un fattore di grande instabilità.

SFRUTTAMENTO PETR/ORO/DIAM - Alcuni Paesi del subcontinente indiano sono moderatamente dotati di risorse primarie. In particolare il Bangladesh è il primo produttore di petrolio dell’area, con l’India che segue con 785.000 barili/giorno ed il Pakistan che produce 63.000 barili/giorno. L’India è fonte di diamanti ed altri metalli, inoltre l’India è il 4° Paese al mondo per riserve di carbone. Il Pakistan invece ha riserve di gas naturale e metalli di bassa qualità. Il Nepal ha limitate riserve di ferro, carbone, e quarzo che tuttavia non rappresentano rilevante fonte di reddito per lo Stato. Lo Sri Lanka non può vantare risorse naturali che permettono di dare impulso alla propria economia. In termini più generali, la scarsità di risorse naturali sfruttabili per l’export e per il fabbisogno nazionale, non è certo un fattore che aiuta la crescita economica e quindi la stabilità dell’area.

AREA GEOGRAFICA - Questa categoria intesa come capacità di controllo del territorio, e quindi fattore di rischio, ha rilevanza solo per l’India all’interno dei Paesi trattati. Infatti l’India si pone come il Paese con la maggiore estensione geografica nell’area e si colloca al terzo posto nel continente, dopo Russia e Cina. Per gli altri Paesi dell’area questo tema non rappresenta un fattore di rischio data la limitata estensione del territorio. Il Pakistan si pone come Paese di media grandezza, essendo quasi 3 volte più grande dell’Italia. Tuttavia per quanto riguarda il Pakistan il fattore rilevante non è tanto l’estensione territoriale quanto il tipo di territorio montuoso, in particolare nella zona del Waziristan al confine con l’Afghanistan, che rende difficoltoso un controllo efficace del territorio e degli spostamenti di individui.

AREA FORESTALE - L’estensione dell’area forestale della zona in questione non ha subito rilevanti cambiamenti negli ultimi anni. Come appena detto, il Pakistan è un Paese ricco di foreste che, specialmente nelle zone montagnose, rendono molto difficoltoso il controllo del territorio da parte delle autorità. L’India (le zone a sud e ad est) e lo Sri Lanka, grazie soprattutto al clima tropicale ed alle stagioni di forte pioggia, hanno grandi foreste tropicali. Questo può essere un potenziale fattore di instabilità per le ragioni sopramenzionate.

FAZIONI ETNICHE/RELIGIOSE - Il maggiore fattore di rischio per la stabilità del subcontinente indiano è quello religioso. In zona sono presenti grandi comunità di Hindu (India, Bhutan e Nepal), Mussulmani (Pakistan, Maldive e Bangladesh), Buddisti (Bhutan, India e Sri Lanka). Le diversità religiose hanno già causato 3 guerre fra l’India ed il Pakistan. La zona del Kashmir, terra di perenne crisi, è popolata in maggioranza da Mussulmani con la presenza di minoranze Hindu. Una delle conseguenze di questa crisi è la corsa agli armamenti, che ha portato prima l’India e poi il Pakistan a diventare potenze nucleari nel corso degli anni 90. Inoltre il Bangladesh, diventato indipendente dal Pakistan nel 1971, ha una maggioranza della popolazione Mussulmana Sunnita. Le differenze religiose hanno causato grande fermento nell’area nel corso degli ultimi 50 anni. Recentemente il fanatismo religioso, già presente nella zona, è stato ravvivato dal movimento Taleban: il risultato lo stiamo vedendo chiaramente in Pakistan ed in Afghanistan.

MOV. INT. STRATI POP. - In India sono presenti 600,000 Internally Displaced Persons (IDP) provenienti dalla zona del Kashmir, caratterizzata da altissima instabilità. In Pakistan il violento terremoto del 2006 ed il conflitto aperto fra taleban e governo (nel Waziristan), ha provocato lo spostamento di rilevanti porzioni della popolazione: circa 34.000 persone. In Nepal sono presenti 100,000 IDP’s a causa del persistente conflitto fra le forze del governo ed i ribelli Maoisti. Ricordiamo inoltre le 10,000 persone rimaste senza casa a causa dello Tsunami che, nel 2004, ha colpito le Maldive. Particolarmente grave è a situazione in Sri Lanka, dove il conflitto fra i governativi ed i Tamil ha causato 600.000 rifugiati interni. E’ chiaro come lo spostamento di larghe fette di popolazione, a causa di calamità naturali oppure a causa di conflitti, genera instabilità.

REGIME POLITICO - L’area è dominata da un processo, in corso, di transizione politica. Eccetto l’India che è oramai una democrazia a tutti gli effetti, gli altri Paesi vengono da lunghe dittature (es. Maldive) e periodi di guerra interna (es. Sri Lanka). Questi Stati stanno attraversando una fase di parziali riforme democratiche, ma certamente la situazione in Sri Lanka con le Tigri del Tamil e nel Pakistan con la dittatura di Musharaf, messa a serio rischio dal terrorismo islamico, non depone a favore della stabilità dell’area. La stabilità politica è la base dal quale può partire lo sviluppo economico e che fa crescere il benessere della popolazione, un’area dominata dall’instabilità politica è quindi a rischio instabilità.

NUOVI STATI FORMAZIONE INSTABILE - Gli Stati del subcontinente indiano si sono tutti formati nel secondo dopo guerra, sono Stati giovani nati frequentemente da una guerra (Pakistan, Bangladesh), di nuovo solo l?india ha guadagnato l’indipendenza nel 1947 in modo pacifico. Nonostante la stabilità della politica interna indiana dopo la separazione dal Pakistan, l’area rimane sostanzialmente ad alto rischio governabilità per la presenza di Stati di recente formazione. La Repubblica Popolare Cinese ha influenzato pesantemente gli affari interni del Nepal e dell’intera regione negli anni della Guerra Fredda.

CORRUZIONE - Secondo il Transparency International Corruption Perceptions Index, il grado di corruzione dei Paesi del subcontinente indiano varia dal 47° posto del Bhutan al 162° del Bangladesh passando dal: 74° posto dell’India, 90° delle Maldive, 96°dello Sri Lanka per arrivare agli Stati con maggiore corruzione, il Nepal (135°), il Pakistan (140°) e appunto il Bangladesh. La corruzione riscontrabile in questi ultimi 3 Paesi contribuisce all’instabilità interna degli stessi. Questo è un fattore destabilizzante per l’intera area in quanto, in questi Stati infatti, non vige la totale supremazia della legge, con tutte le conseguenze che questo comporta nella capacità di governo del Paese.

PNL PRO-CAPITE - Il prodotto nazionale pro-capite è visto come un indicatore chiave nel misurare il benessere ed il grado di sviluppo degli Stati. L’India fa la parte del leone con un Prodotto Nazionale al livello di Stato sviluppato, con un’economia diversificata che vede il settore terziario produrre la maggiore ricchezza del Paese. Tuttavia le dimensioni della popolazione e l’alto tasso di crescita della stessa non consente di distribuire il benessere a tutti. L’economia delle Maldive è in ripresa grazie soprattutto al turismo, alla pesca ed agli investimenti fatti dallo Stato per sollevare il Paese dai danni causati dallo Tsunami del 2004. Il PNL pro-capite è tuttavia basso in tutta la regione, questo è un fattore caratteristico dei Paesi in via di sviluppo. In particolare i conflitti interni, come nel caso dello Sri Lanka, del Pakistan e del Nepal, frenano l’economia creando instabilità regionale.

CRESCITA ECONOMICA - Il livello di crescita economica è un importante indicatore per le prospettive future dell’area. Ad eccezione del Nepal che cresce ad un tasso di circa il 2%, tutti gli altri Paesi viaggiano intorno al 6-9% annuo. Una piacevole sorpresa, in questo ambito, sono le Maldive che hanno registrato tassi di crescita del 18% nel periodo post Tsunami, proprio per l’intervento dello Stato nel ripristinare le infrastrutture chiave del Paese. Fattore positivo è la crescita sostenuta delle economie della zona trainate dall’India tuttavia, l’economia Nepalese, desta particolare preoccupazione per la stabilità della regione.

FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA - Nel subcontinente indiano la percentuale della popolazione impiegata nel settore agricolo è stabile fra il 17% ed il 24%. A questo dato fanno eccezione il Bhutan ed il Nepal, i due Paesi meno sviluppati e più rurali. Questi numeri sono in parte un fattore della disponibilità di terreno agricolo ed indicano anche il livello di sviluppo economico dei Paesi. I Paesi meno sviluppati hanno un’economia dipendente sull’agricoltura ed una popolazione dislocata principalmente nelle aree rurali. Come fattore di rischio va quindi evidenziata l’arretratezza nello sviluppo economico rendendo i suddetti Paesi dipendenti dal settore agricolo e dal clima che regola quest ultimo.

AIUTO ESTERO (% PNL) - Tutti i Paesi del subcontinente indiano sono in via di sviluppo e quindi tutti dipendenti, in misura diversa, da aiuti esteri. L’India è il Paese che in termini nominali ha i maggiori aiuti ma data la dimensione della sua economia il fattore non è allarmante. Diversamente, preoccupano, il Pakistan per un’economia altamente dipendente dall’aiuto estero (in particolare dagli Stati Uniti dal 2001), lo Sri Lanka, il Bangladesh oltre al Bhutan ed al Nepal che sono le economie più deboli, e quindi maggiormente esposti. Se gli aiuti sono investiti per la produzione futura essi riducono, in prospettiva, la dipendenza dai Paesi donatori. In caso contrario aumenta l’indebitamento e gli oneri che le future generazioni dovranno sostenere per ripagarlo.

HIV/AIDS (%) - La percentuale della popolazione infetta dal virus HIV è modesta fra i Paesi trattati, l’India con una percentuale del 0.9 è il Paese con la percentuale più alta. Quindi questo fattore non rappresenta un vero rischio per la capacità economica dei Paesi in questione.

SPESA MILITARE (% PNL) - Bangladesh, Bhutan e Nepal hanno una percentuale del PIL dedicata alle spese militari compresa fra l’1% e l’1.6%. Questo livello non rappresenta un rischio per la stabilità regionale. Al contrario, il costante livello di tensione fra India e Pakistan è un fattore d’instabilità visto che porta i due Paesi a spendere rispettivamente il 2.5% ed il 3.2% del proprio reddito nazionale in spese per la difesa. Meritano attenzione le Maldive che in questa classifica risultano prime nella regione con un 5.5% di reddito speso per la difesa. E’ del tutto evidente che il principale fattore di rischio nella regione è il livello di tensione fra India e Pakistan che potrebbe facilmente subire un’escalation incontrollabile.

DISASTRI NATURALI - Altissimo fattore di rischio sono i disastri naturali. Il subcontinente indiano è ciclicamente esposto a: Monsoni e piogge torrenziali che nelle zone montagnose del Nepal e del Bhutan causano smottamenti molto pericolosi per la popolazione. Inoltre l’India ed il Pakistan sono soggetti a forti terremoti potenzialmente molto distruttivi. E’ stato proprio un terremoto a causare lo Tsunami che, nel 2004, ha devastato le Maldive. Il clima tropicale di questa regione causa forti piogge nella stagione estiva e queste causano smottamenti, inondamenti in corrispondenza dei fiumi, causando il dilagare di epidemie ed altri problemi di igiene per la popolazione. L’intera zona è altamente soggetta a disastri naturali che sono fattore di crisi ed instabilità proprio per la loro capacità distruttiva.

ISOLAMENTO GEOGRAFICO - Come già accennato precedentemente la geografia può avere un grande peso nel determinare la stabilità di alcuni Paesi. Questo fattore è particolarmente valido per il Nepal ed il Bhutan: entrambi i Paesi sono posizionati sulla catena montuosa più alta del mondo, l’Himalaya. Questo aspetto crea grandi problemi nel costruire infrastrutture, nel garantire il controllo del territorio e anche nello sviluppo economico. Anche le Maldive hanno lo stesso rischio per ragioni opposte, nel 2004 in seguito allo Tsunami fu particolarmente complicato far arrivare i soccorsi sulle isole. L’isolamento geografico è un forte fattore d’instabilità che non è facilmente ovviabile in quanto dipende proprio dalla geografia del Paese.

INDICE SVILUPPO UMANO - Questo indice è un indicatore importante del livello di sviluppo dei Paesi. E’ di particolare importanza poiché stila una classifica in base a: aspettativa di vita, livello di alfabetizzazione, frequenza scolastica fra i bambini fino a 16 anni e livello di PIL. Nella classifica pubblicata nel 2006 i Paesi dell’area risultano avere tutti un valore medio: Pakistan, Bangladesh, Nepal sono, tuttavia, a ridosso dei Paesi più poveri e quindi rappresentano un rischio superiore per la stabilità dell’area. Questo risultato indica chiaramente come i Paesi del subcontinente indiano sono tutti da considerare “in via di sviluppo”. In termini generali, la crescita nella posizione del HDI rappresenta una garanzia per la crescita economica e sociale dei Paesi.

POPOLAZIONE - All’interno di un’area ad altissima densità di popolazione vanno evidenziati il Bangladesh, l’India e lo Sri Lanka. Questi Paesi che hanno un numero di abitanti molto alto in relazione alla superficie, rappresentano un fattore di rischio per la stabilità dell’intera regione. Il livello di popolazione è un potenziale fattore di rischio in Paesi in via di sviluppo, dove l’economia nazionale non è in grado di soddisfare il fabbisogno dei suoi cittadini. Non vanno sottovalutati gli aspetti sociali di un fenomeno, che crea malcontento e rabbia in soggetti che possono generare instabilità. La popolazione è quindi un fattore di alto rischio per la stabilità di uno Stato. In particolare, il terrorismo nasce e trova terreno fertile nelle zone di grande povertà e miseria.

CRESCITA DEMOGRAFICA - La crescita demografica definisce il trend di crescita della popolazione e quindi permette di individuare futuri fattori di rischio. In particolare vediamo come in una zona con un’alta popolazione il trend indica una crescita media del 2%. Mentre lo Sri Lanka ha un tasso di crescita dello 0.9%, il Bangladesh e L’India crescono del 2% e del 1.6% rispettivamente. Questo è un fattore di rischio poiché nei prossimi anni la popolazione di questi Paesi, già sovrappopolati, crescerà ulteriormente. Sarà pertanto compito dei governi adeguare i servizi e l’economia per poter assorbire una crescita demografica senza che questa diventi un rischio alla stabilità.


Cartina della macro area con relativi indicatori di scenario


Organizzazioni internazionali presenti nella macro area

Nel 2005 il prodotto interno dei paesi asiatici ha proseguito la tendenza all’aumento e, in generale, le prospettive sono favorevoli. Tuttavia in alcune nazioni dell’area, molti Stati del Pacifico, fra cui Bangladesh e Nepal permangono condizioni inadeguate di sviluppo. La Cooperazione italiana ha mantenuto nel 2005 una posizione significativa in numerosi Paesi asiatici, continuando negli sforzi finanziari volti a coprire, per quanto possibile, l’insieme del continente. In questo contesto sono proseguite in Asia le politiche di sostegno economico volte al miglioramento delle condizioni generali di vita delle popolazioni locali, con interventi a favore delle aree e delle fasce sociali più bisognose e altri mirati allo sviluppo dell’imprenditoria privata. Molte iniziative sono state realizzate attraverso il cofinanziamento di programmi regionali lanciati dalle Organizzazioni Internazionali in materia di protezione dell’ambiente e tutela dei minori. Il subcontinente indiano ha visto la ripresa delle attività di cooperazione sia sul canale bilaterale, attraverso nuovi programmi a credito d’aiuto; sia sul canale multi-bilaterale, con l’affidamento di iniziative a Organizzazioni Internazionali. L’Italia è stata tra i primi Paesi ad attivare aiuti di emergenza a favore delle popolazioni dello Sri Lanka colpite dallo Tsunami nel dicembre 2004. Questi aiuti quantificabili in circa 8,4 milioni di euro, sono stati impiegati, tra l’altro, per servizi di emergenza, assistenza sanitaria, e per la riabilitazione/ricostruzione di unità abitative. A seguito dell’appello delle Nazioni Unite del 6 gennaio 2005, l’Italia si è attivata con un contributo di emergenza per un importo complessivo di circa 7,7 milioni di euro destinati ad agenzie delle Nazioni Unite e Organizzazioni Internazionali presenti nella regione (Fao, Un Habitat, Pam). Nel quadro degli aiuti forniti allo Sri Lanka l’Italia ha inoltre deciso di procedere alla cancellazione del debito di tale Paese per complessivi 7,13 milioni di euro.

Le Organizzazioni Internazionali
La Banca Mondiale è presente nell’Asia meridionale con diversi progetti di assistenza alla popolazione attraverso la fornitura di acqua, servizi igienici e di protezione contro le inondazioni. In particolare una priorità del programma della Banca Mondiale in Pakistan è di fornire acqua potabile alla popolazione al fine di ridurre epidemie nonché la creazione di sistemi di irrigazione per la coltivazione e a livello macro economico lo sviluppo di un’economia competitiva orientata all’export. Nel Bhutan oltre alle attività sopramenzionate c’è particolare attenzione al miglioramento del sistema educativo a livello scolastico nonché contributi allo sviluppo del settore privato. Gli aiuti della Banca Mondiale all’India, il Paese più sviluppato dell’area, sono rivolti principalmente allo sviluppo delle infrastrutture al fine di migliorare le capacità produttive riducendo al contempo i costi di trasporto. Gli aiuti alle Maldive si sono concentrati sulla ricostruzione nel dopo Tsunami. Questi aiuti hanno visto lo sviluppo di reti di assistenza sociali per i settori più poveri della popolazione. Obiettivi principali degli aiuti al Bangladesh ed al Nepal sono di migliorare l’azione dei governi comunali ed il rafforzamento delle istituzioni, di contrastare il cambiamento climatico e lo sviluppo di infrastrutture e servizi nelle aree rurali, oltre al miglioramento della gestione della salute. Nello Sri Lanka gli aiuti sono mirati allo sviluppo del sistema sanitario con attenzione alla salute dei bambini ed ai problemi legati alla malnutrizione.
L’azione dell’Unione Europea nel subcontinente Indiano riguarda questioni trasversali: la promozione dei diritti umani e la democrazia, l'uguaglianza uomo donna, il buon governo, i diritti dei bambini e dei popoli indigeni, la sostenibilità ambientale, la lotta contro l'HIV/AIDS nonché il sostegno alla società civile per la promozione del dialogo, della partecipazione, e la creazione di istituzioni.
L’Unione Europea è presente nell’area, al fine di raggiungere gli obiettivi sopramenzionati, attraverso le sue numerose istituzioni. A livello multilaterale la UE continua ad operare nel quadro dell'ASEM e con organi regionali quali l'ASEAN, l'ARF, il Consiglio di cooperazione di Shangai e la SAARC. I rapporti diplomatici fra l’unione Europea L’India risalgono ai primi anni 60. Il trattato di cooperazione firmato nel 1993 spazia dal commercio a programmi congiunti quali: progetti tecnologici, aspetti sociali, economici e normativi. Inoltre il Parlamento Europeo ha iniziato un programma volto a fornire all'India l'assistenza tecnica necessaria al proseguimento delle ristrutturazioni e delle riforme nel settore dei servizi finanziari e delle assicurazioni, della proprietà intellettuale e della tariffazione. La UE ha un lungo rapporto di cooperazione allo sviluppo con lo Sri Lanka. Dal 1976 l’aiuto dell’Unione Europea al Bangladesh ha totalizzato 1.7 miliardi di dollari rivolti soprattutto i problemi strutturali relativi alla povertà e gli aiuti in seguito della fine del sistema di quote sui prodotti tessili. L’assistenza dell’UE al Bhutan è iniziata nel 1982 e si focalizza nelle seguenti aree: risorse naturali rinnovabili, salute e differenziazione dell'esportazione. L'obiettivo generale della cooperazione con il Bhutan è la promozione dello sviluppo sostenibile con un'attenzione speciale per le questioni ambientali. Aiuti alle Maldive si sono concentrati nel periodo post-Tsunami e hanno riguardato i temi della ricostruzione, ma non solo, sono anche mirati a rafforzare il commercio del Paese nonché il processo di democratizzazione e di buon governo. L’Unione Europea è presente in Nepal dal 2001 con lo scopo di migliorare i diritti umani, supportare i nuovi media ed aumentare il rispetto della legge. La Commissione ha inoltre speso più di 500 milioni di dollari in Pakistan in poco più di trent’anni. Nel corso degli anni 80 la UE ha avviato progetti per la costruzione di infrastrutture e programmi di sviluppo sociale, con particolare attenzione all’educazione ed al lavoro minorile. L’azione dell’EU è stata anche di coordinamento delle NGO operanti nel Paese.

Nei giorni immediatamente dopo il terribile terremoto che ha colpito il Kashmir nel 2005 molte Organizzazioni Internazionali hanno inviato aiuti. La NATO Response Force è stata inviata per il sostegno alla popolazione locale. La NRF era composta da medici, ingegneri e soprattutto aiuti alla popolazione civile. Le Nazioni Unite attraverso le diverse agenzie (OCHA, UNDP, UNFPA, UNCHR, WFP e WHO) si sono fatte promotrici di aiuti alla popolazione del Kashmir dopo il suddetto terremoto. Altre Organizzazioni non governative che hanno portato aiuti umanitari nella zona sono: Medici senza frontiere, Croce Rossa Internazionale e CARE.

L’Association of Southeast Asian Nations (ASEAN) è la più grande organizzazione regionale che svolge un ruolo importante per lo sviluppo dei Paesi membri con particolare attenzione al subcontinente indiano. Tra i quattro settori di cooperazione: politica e della sicurezza, economica e funzionale, la cooperazione allo sviluppo può essere considerato come un meccanismo sistemico per la realizzazione di importanti obiettivi di sviluppo. La cooperazione allo sviluppo è focalizzata su temi e problemi che possono essere meglio affrontati a livello regionale, al fine di completare e armonizzare gli sforzi nazionali. Il programma di cooperazione allo sviluppo si articola su 3 capisaldi: in primis l’armonizzazione delle politiche volte a creare un quadro legislativo regionale coerente, quindi l’armonizzazione dei meccanismi istituzionali volti ad attuare una coerente gestione regionale del settore pubblico ed infine lo sviluppo di capacità nei settori chiave a livello nazionale.

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