Articolazione
Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Mianmar (Birmania), Singapore, Thailandia, Timor Est, Vietnam
Paese, Area, Popolazione
Brunei,
5,7
0,734
Cambogia
181
13,9
Filippine
300,
91
Indonesia
1919,4
234,7
Laos
236,8
6,5
Malaysia
329,7
24,8
Mianmar (Birmania)
678,5
47,4
Singapore
692,7
4,5
Thailandia,
514
65,1
Timor Est
15
1,1
Vietnam
329,5
85,3
Analisi dei fattori di squilibrio della macro area (2006)
1) CONFLITTI - La zona appare caratterizzata da forte instabilità dovuta a una molteplicità di conflitti interni ai singoli stati. Il governo delle Filippine, oltre ad essere altamente instabile, fronteggia minacce da parte di tre gruppi riconosciuti come terroristi da parte degli Stati Uniti ed ha ultimamente raggiunto un cessate il fuoco ed ha avviato trattative di pace con l’ultimo dei gruppi musulmani che per anni hanno agitato la parte sud del paese. In Indonesia si è raggiunto nel 2005 un accordo con i separatisti in Aceh anche se scontri di bassa intensità con la guerilla in Papua. La Birmania è sconvolta al suo interno da violenti scontri di natura politica tra le forze militari e i sostenitori della “Lega Nazionale per la Democrazia”. Il governo thailandese è poi alle prese con le violenze nel sud del paese causate dai gruppi separatisti.
2) PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO - nell’area di interesse sono presenti svariati paesi coinvolti in dispute territoriali che però riguardano spesso piccole isole o zone di confine moto ristrette e sono generalmente di bassa intensità. L’unica disputa che coinvolge due stati interni alla macro area di una certa rilevanza vede coinvolte Birmania e Thailandia. La Thailandia si trova costretta a dover fronteggiare gruppi di ribelli di etnia Karen provenienti dalla Birmania, sconfinamenti illegali degli stessi in territorio thailandese, rifugiati e richieste di asilo da parte di cittadini birmani. Non vi è quindi una situazione di conflitto aperto tra i due stati ma serie problematiche umanitarie lungo le aree di confine.
3) RIFUGIATI - all’interno della macro area di interesse il fenomeno dei rifugiati interessa principalmente due paesi: la Malesia e la Thailandia. Secondo i dati forniti dalla CIA nel 2006 in Malesia erano presenti più di 33,000 rifugiati birmani e indonesiani, mentre in Thailandia sono presenti circa 116,500 rifugiati provenienti dalla Birmania, la maggior parte dei quali di etnia Karen che si spostano oltre il confine in conseguenza delle violenze esistenti nella regione tra gruppi di ribelli Karen e le forze nazionali.
4) DISOCCUPAZIONE - la situazione appare problematica in due soli paesi all’interno della macro- area: in Timor Est e in Indonesia, anche se in misura molto minore. In Timor il tasso di disoccupazione è stimata intorno al 50% della popolazione senza contare la sotto occupazione i conseguenza dello scoppio delle violenze nel 2006 che hanno distrutto tanto il settore pubblico quanto quello privato dell’economia. In Indonesia invece il tasso di disoccupazione è pari al 12,5% in conseguenza in gran parte dei disastri naturali che hanno ripetutamente colpito il paese dal 2004.
5) SFRUTTAMENTO PETROLIO, ORO, DIAMANTI - la regione è molto ricca di giacimenti di petrolio e di gas. A parte poche eccezioni però, come il Brunei,i giacimenti di idrocarburi non vengono gestiti direttamente dallo stato per problemi tecnologici e quindi vengono demandati a stati limitrofi come la Cina o l’Australia.
6) AREA GEOGRAFICA - la particolare configurazione territoriale di stati come l’Indonesia e le Filippine e l’estensione territoriale di altri come la Thailandia e la Birmania comporta seri problemi di governo per le autorità centrali. A queste difficoltà di governo contribuisce inoltre la conformazione del suolo con un’elevata estensione di foresta pluviale.
7) AREA FORESTALE - problemi riguardo alla gestione del territorio da parte degli organi centrali derivano anche dalla presenza di estese aree forestali particolarmente fitte in Cambogia, nelle Filippine, in Indonesia, nel Laos, in Myanmar, in Thailandia e in Vietnam.
8) FAZIONI ETNICHE, RELIGIOSE - dai dati analizzati è emerso che tutti i paesi dell’area sono interessati da fenomeni di divisioni etniche e religiose, le situazioni più problematiche si riscontrano nelle Filippine, in Indonesia, in Myanmar e in Thailandia. In questi paesi la divisione etnica è molto accentuata, nel caso di Indonesia e Filippine si riscontra la presenza di otto differenti gruppi etnici all’interno del paese. L’area si presenta molto variegata anche rispetto alle fedi religiose: cristiani, musulmani e buddisti sono la maggioranza. Queste differenze sono spesso causa di conflitti come in Birmania e nelle Filippine per citare solo due casi.
9) MOVIMENTO INTERNO STRATI DELLA POPOLAZIONE (IDPs) - dai dati emerge una situazione molto complicata a livello di movimenti interni di strati di popolazione, in conseguenza dei conflitti interni ai vari stati tra forze del governo e fazioni religiose o gruppi etnici quasi tutti gli stati della regione sono interessati dal fenomeno in questione. Le situazioni più preoccupanti si riscontrano in Myanmar dove, secondo le statistiche della CIA, il fenomeno interesserebbe 540.000 persone soprattutto di etnia Karen, Karenni, Shan, Tavoyan e Mon, spostatisi in conseguenza delle offensive portate dalle forze governative contro i gruppi di insorti nelle zone vicine al confine orientale, e in Timor Est, dove il fenomeno interesserebbe quasi il 14% della popolazione in conseguenza del lungo conflitto che ha interessato il paese.
10) REGIME POLITICO - dai dati emerge che nessuno dei regimi politici presenti nella regione può considerarsi stabile. Alcuni non presentano forme di governo democratiche mentre altri sono scossi al loro interno da movimenti separatisti come nel caso della Thailandia, Indonesia e altri ancora vivono al loro interno tensioni derivanti da divisioni religiose come nel caso delle Filippine.
11) NUOVI STATI FORMAZIONE INSTABILE - nella regione sono presenti cinque stati che possiamo considerare di recente formazione e quindi più soggetti a instabilità. In Cambogia dopo 13 anni di guerra civile e vari tentavi di democratizzazione nel 2003 si sono tenute delle elezioni relativamente pacifiche anche se c’è voluto un anno di negoziazioni tra i partiti per arrivare alla formazione di una coalizione di governo. Timor Est dopo essere stato caratterizzato da continue rivolte e scontri a partire dall’invasione indonesiana del 1975, fu riconosciuto come stato indipendente nel 2002 ma le violenze non cessarono, tanto che una rivolta militare nel marzo 2006 ha portato a una nuova missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nello stato.
12) CORRUZIONE - il fenomeno della corruzione, importante in quanto va ad incidere sulla stabilità dei governi, è presente in tutti gli stati della macro regione. Uniche eccezioni sono Singapore, dove il fenomeno in questione risulta assente, e il Brunei, dove lo stesso ha incidenza inferiore in termini di stabilità della forma di governo.
13) PNL PRO CAPITE - i valori del PNL pro capite appaiono bassi in tutta l’area. Si è in presenza di una situazione di povertà generalizzata dovuta anche ai molti conflitti interni agli stati della regione. Non mancano però le eccezioni: Singapore e il Brunei, che presentano rispettivamente valori di PNL pro capite superiori ai 30,000$ e ai 25,000$ ( calcolati in PPP dalla CIA), si differenziano nettamente dagli altri stati della regione. Il record negativo è rappresentato da Timor Est che presenta un PNL pro capite di 800$, sempre calcolato in PPP.
14) CRESCITA ECONOMICA - tutti i paesi dell’area presentano tassi positivi di crescita economica anche se differenziati tra di loro. La crescita economica è stata sicuramente incentivata da un alto dalla ritrovata stabilità interna di alcuni paesi che ha permesso l’avvio di riforme nel settore economico e dall’altro dagli aiuti derivanti dalla partecipazione della maggior parte di questi paesi a organizzazioni economiche a carattere sia regionale che internazionale. I due paesi che al momento presentano le maggiori difficoltà in campo economico sono le Filippine, dove l’ingente debito estero impedisce investimenti significativi del governo sostegno dell’economia anche se di recente sono state varate riforme che hanno ridato fiducia ai mercati, e Timor Est, dove le rivolte armate del 2006 hanno gravemente compromesso la struttura produttiva tanto del settore privato quanto di quello pubblico.
15) FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA - dai dati emerge che la maggior parte delle economie della regione sono caratterizzate da alte percentuali di occupati nel settore primario. In Cambogia, Laos, Birmania e Timor Est le percentuali superano il 70%, a testimoniare il fatto che le economie sono ancora arretrate nonostante le riforme intraprese dai governi e fortemente dipendenti dal settore agricolo.
16) AIUTO ESTERO - tutti i paesi dell’area dipendono in diversa misura dagli aiuti esteri. La percentuale di aiuto estero sul PNL è maggiore in stati come la Cambogia, il Laos e Timor Est. Dai dati dello “Human Development Report” si evince che la maggior parte degli aiuti esteri consistono in aiuti ufficiali allo sviluppo ( ODA- Official Development Aid), mentre i finanziamenti diretti esteri (FDI- Foreign Direct Investments) non sono molto sviluppati nell’area di interesse.
17) HIV/AIDS - le percentuali di popolazione affetta da HIV/AIDS sono basse nella maggior parte dei paesi dell’area di interesse. Se nella maggior parte dei casi, secondo fonti CIA, la percentuale di popolazione adulta infetta non supera lo 0,1% della popolazione, fanno eccezione Birmania, Thailandia ma soprattutto la Cambogia, dove la percentuale sale al 2,6%. Fonte di problemi nel paese non è solo la diffusione del virus ma anche la rilevanza dei traffici illeciti di droga avvantaggiati dalla corruzione interna sia al governo sia agli ambienti militari e della polizia.
18) SPESA MILITARE - la percentuale del PNL dedicata alle spese militari è abbastanza elevata in tutti i paesi dell’area di interesse. In media la percentuale si assesta tra il 2% e il 4% con picchi del 4,5% e 4,9% rispettivamente nel Brunei e in Singapore. Le eccezioni sono costituite dalle Filippine ( 0,9%) e dal Laos ( 0,5%). La spesa militare sembra quindi contribuire all’instabilità della regione soprattutto se si considera che le consistenti percentuali di risorse dedicate alle forze armate fanno diminuire la parte di spesa pubblica dedicata a politiche rivolte alla popolazione.
19) DISASTRI NATURALI - Nel 2004 l’area è stata colpita da uno tsunami che ha provocato milioni di morti e ingenti danni materiali. Nonostante il forte afflusso di aiuti esteri, l’area risente ancora molto dell’accaduto. La situazione più grave si registra senza dubbio in Indonesia, il paese infatti tra il 2006 e l’inizio del 2007 ha subito ulteriori disastri naturali, tra i quali si possono ricordare il terremoto nelle vicinanze di Yogyakarta, lo tsunami nel sud di Java e una grossa inondazione in Giacarta, che hanno causato altre miliardi di dollari di danni.
20) ISOLAMENTO GEOGRAFICO - l’indicatore in questione ha poca rilevanza per l’area di indagine. La maggior parte dei paesi sono infatti inquadrati all’interno delle istituzioni regionali e internazionali che ne favoriscono lo sviluppo. Uniche eccezioni sono il Laos e Timor Est. Entrambi sono stati poco estesi, non influenti a livello internazionale, l’isolamento è inoltre aggravato dall’assenza di scocco al mare per il Laos e dalla natura insulare e periferica rispetto alla regione per Timor Est.
21) INDICE DI SVILUPPO UMANO (HDI) - l’indice di sviluppo umano è un indice composito che misura lo sviluppo di un paese tenendo conto del PIL pro capite, la speranza di vita alla nascita e i tassi di scolarizzazione. I paesi della macro area presentano indici che variano da 0,30 a 0,50, uniche eccezioni sono il Brunei e Singapore che presentano un indice pari 0,62 e 0,64 ( fonte: UNDP 2005). L’immagine che emerge è quella di un’area mediamente sviluppata che negli ultimi anni mostra un trend positivo, gli indici sono infatti in costante crescita.
22) POPOLAZIONE - dal punto di vista della popolazione questa costituisce un problema solo in alcuni degli stati della regione del Sud Est Asiatico. Nello specifico, i paesi più popolosi sono le Filippine, l’Indonesia, il Myanmar e il Vietnam. La massiccia popolosità di questi stati, unita alla frammentazione della stessa in gruppi etnici e/o religiosi, comporta grandi difficoltà di controllo e implementazione delle politiche da parte degli organi centrali. La povertà in cui versa poi la gran parte della popolazione di questi stati aumenta inoltre la probabilità di instabilità sociale e l’emergere di gruppi e fazioni estremiste tanto su base etnica quanto su base religiosa.
23) CRESCITA DEMOGRAFICA - nonostante gli alti tassi di natalità, i reali tassi di crescita della popolazione si presentano quasi tutti compresi tra l’ 1% e il 2%; questo perché compensati da elevati tassi di mortalità ( si consideri che l’età media nella regione difficilmente supera i 30 anni). Da questi dati deriva quindi una struttura per età della popolazione sbilanciata verso le classi giovani e quindi la necessità di implementazione di politiche a sostegno della famiglia, della scolarizzazione e di inserimento nel mondo del lavoro, che però sarà difficile portare avanti in stati fortemente instabili.
Organizzazioni internazionali presenti nella macro area
I Paesi componenti la macro area in questione sono parte di una molteplicità di istituzioni riconosciute a livello internazionale. Data l’abbondanza di organizzazioni si procederà qui a trattare solo le principali. Innanzitutto la totalità dei Paesi è membro delle Nazioni Unite, ricordiamo a tal proposito che Timor Est è entrato a far parte dell’ONU nel 2003. All’interno poi delle stesse Nazioni Unite i Paesi partecipano, anche se in modo non compatto, a organizzazioni quali l’UNESCO, l’ UNCTAD, l’UNIDO o l’Organizzazione Mondiale della Sanità ( WHO ). Di particolare rilevanza è la partecipazione della quasi totalità dei Paesi al cosiddetto G-77 o gruppo dei 77; esso è la più grande organizzazione intergovernativa di Paesi in via di sviluppo all’interno delle nazioni Unite e fu creato nel 1967 con i seguenti scopi:
- fornire ai Paesi del sud del mondo i mezzi per articolare e promuovere i loro interessi economici collettivi,
- aumentare la loro capacità negoziale congiunta in riferimento a tutte le maggiori questioni economiche di livello internazionale trattate all’interno delle Nazioni Unite,
- promuovere la cooperazione allo sviluppo in ottica Sud-Sud.
Al momento il maggior progetto portato avanti dal G-77 e interessante il sud est asiatico è il Global System of Trade Preferences; il quale consiste in un framework per la cooperazione su misure riguardanti le tariffe dirette e indirette applicate ai commerci tra i Paesi in via di sviluppo del sud del mondo.
Questa particolare sensibilità dei Paesi del Sud Est asiatico nei confronti delle tematiche economiche è riscontrabile anche nell’elevato numero di organizzazioni a carattere prevalentemente economico a cui prendono parte gli stessi. La totalità dei Paesi è infatti rappresentata tanto all’interno del Fondo Monetario internazionale (IMF) quanto presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). In ottica regionale però l’organizzazione che viene ad assumere maggior rilievo è sicuramente l’ASEAN. ASEAN è l'acronimo inglese di Association of South-East Asian Nations (in italiano: Associazione delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale), un'organizzazione politica, economica e culturale di nazioni situate nel Sud-est asiatico. È stata fondata nel 1967 con lo scopo principale di promuovere la cooperazione e l'assistenza reciproca fra gli stati membri per accelerare il progresso economico e aumentare la stabilità della regione. Ad oggi, considerati anche gli enormi progressi realizzati dai Paesi facenti parte dell’organizzazione, le attività dell’ASEAN sono principalmente dirette allo sviluppo di una maggiore e più profonda integrazione regionale. A partire dal lancio della AFTA ( ASEAN Free Trade Area ) nel 1992, l’organizzazione è entrata nel primo stadio del processo che porterà alla piena integrazione economica tra i Paesi Membri. In teoria il libero scambio dovrebbe essere seguito dalla formazione di un’unione doganale, di un mercato comune e infine da un’unione economica. Dal 2003 si sono inoltre intensificati gli sforzi volti a rimuovere le barriere tariffarie e non tariffarie ai commerci. Prossima sfida sarà la creazione dell’ ASEAN Economic Community. Parallelamente alla cooperazione a livello economico ha visto uno sviluppo anche la componente politica, soprattutto in materia di sicurezza. Per prevenire l’instabilità derivante dal crollo dell’Unione Sovietica, a tal proposito nel 1994 i Paesi Membri decisero per la creazione dell’ASEAN Regional Forum ( ARF ) con due obiettivi principali:
- incentivare un dialogo costruttivo e la consultazione su temi di interesse comune inerenti la politica e la sicurezza;
- contribuire agli sforzi per aumentare la confidence building e la preventive diplomacy nella regione dell’Asia e del Pacifico.
Al momento, a livello economico, la maggiore cooperazione si registra nei settori dell’information technology, delle industrie di piccole e medie dimensioni, sulla convergenza degli standard qualitativi dei prodotti, sull’ambiente e sul management logistico.
Sempre a livello economico, si registrano nella macro area interventi da parte dell’IDA e della IBRD, due organismi della Banca Mondiale che supportano progetti concedendo prestiti a tassi agevolati, e del MIGA ( Multilateral Investment Guarantee Agency), un’agenzia che offre garanzie agli investitori esteri che decidono di supportare progetti in Paesi con economie emergenti ma associate ad alti livelli di rischio.
Al di là di queste macro organizzazioni che si fanno portatrici di progetti di largo respiro, operano sul campo tutta una serie di agenzie delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative con programmi specifici che interessano soprattutto la popolazione civile che ancora in molti Paesi della macro area vive in condizioni di povertà. Gli sforzi si sono intensificati in particolare su due fronti: quello sanitario a seguito del diffondersi dell’epidemia conosciuta con il nome di influenza aviaria e quello della ricostruzione e degli aiuti umanitari per le popolazioni colpite dallo tsunami nel dicembre 2004.
Uniformologia, Uniformi del Patto di Varsavia
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