Asia

Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

Cerca nel blog

mercoledì 30 marzo 2022

Ambiti di cooperazione fra Russia e Cina 2021-2022


 A partire dal 2014, le relazioni tra la Russia e la Cina si sono intensificate in ragione del crescente isolamento russo provocato dalle sanzioni occidentali dopo l’annessione della Crimea, della comune opposizione all’egemonia politico-economico-valoriale dei Paesi occidentali e del condiviso obiettivo di incidere in profondità sulla fisionomia dell’ordine internazionale. Tale allineamento si ritrova anche nell’apprezzamento espresso da una larga maggioranza (74%) della popolazione russa (sondaggio Levada Center, febbraio 2021) che valuta favorevolmente i rapporti con Pechino. Accanto ai sentimenti popolari e allo stretto rapporto tra i due leader politici, sono molteplici le aree di cooperazione rafforzata tra Mosca e Pechino. Sul versante energetico, la Russia è dal 2013 il principale fornitore cinese di petrolio, costituendo uno dei pilastri della strategia di Pechino di diversificazione delle fonti di approvvigionamento delle materie prime essenziali. Più in generale, i rapporti commerciali tra Mosca e Pechino si sono notevolmente rafforzati, visto che a esempio le esportazioni russe in Cina, oltre metà delle quali costituite da petrolio, sono quasi raddoppiate (da 31 a 58 miliardi di dollari) dal 2015 al 2019, per poi decrescere sino a 49 miliardi nel 2020, a causa della pandemia. 


Al di là degli aspetti energetici, la partnership tra Pechino e Mosca appare destinata a consolidarsi su una serie di temi chiave, tra cui: • l’interscambio commerciale e tecnologico, tenuto conto che la Cina dal 2010 ha superato la Germania divenendo il principale partner commerciale della Russia, e dal 2016 anche il primo fornitore di materiale industriale. Inoltre, Mosca si è avvalsa di una primaria impresa digitale cinese per creare l’infrastruttura nazionale 4G e 5G; BOX 11 Scenari geopolitici 68 Le spese militari: confronto fra i maggiori player Uno studio del Fondo Monetario Internazionale segnala la minore incidenza delle spese militari sul prodotto interno lordo dei 138 Paesi analizzati, diminuite di circa la metà tra gli anni più intensi della Guerra Fredda (1970-1990) in cui la spesa si attestava in media al 3,6% del PIL, e la decade 2010-2019, nella quale si sono fermate all’1,9%. 

 Le Nazioni prese in esame rientrano in tre macro-categorie: a) in 20 di queste, ove si registrano anche alti tassi conflittuali, le spese sono risultate superiori a quelle del trend globale (ne sono esempi: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Colombia, Myanmar, Libia, Ciad, Niger, Sudan e Repubblica Democratica del Congo). Tali Paesi rappresentano solo il 5% delle spese militari globali; b) un secondo gruppo di 77 Paesi, di cui 30 sono economie avanzate, hanno continuato a dedicare in media il 2-2,5% del loro PIL a spese di difesa. Tra di essi si ritrovano i primi cinque spenditori mondiali: Stati Uniti, Cina, India, Russia e Regno Unito. Nel complesso, tale gruppo assomma il 90% della spesa militare mondiale; c) un terzo gruppo, costituito da 41 Paesi ha, invece, speso meno dell’1% del PIL in difesa. Tra questi solo la Lituania e la Slovenia sono considerate economie avanzate. 

I fattori che influenzano la propensione di un Paese a rientrare in una di queste tre categorie sono principalmente: a) l’appartenenza a un’alleanza militare; b) la stabilità politica; c) il rischio di violenza, incluso il terrorismo; d) la spesa sociale; e) il livello di spese per la difesa assunto dai Paesi viciniori. Per i Paesi del secondo gruppo si aggiungono:

 • i rapporti sul piano militare, a fronte della roadmap bilaterale per la cooperazione militare (2017), e della partecipazione di reparti cinesi all’esercitazione multinazionale di livello strategico “Vostok-2018” organizzata da Mosca, si sono registrati l’esercitazione “Zapad-Interaction-2021” nell’agosto scorso, dove per la prima volta reparti russi hanno preso parte a un’esercitazione su territorio cinese, e il primo pattugliamento navale congiunto nel Mar del Giappone nell’ottobre 2021; •

 la collaborazione nello spazio, testimoniata da ultimo dall’accordo tra l’agenzia russa Roscosmos e quella cinese Cnas per la costruzione di una stazione congiunta sulla superficie lunare entro il 2030, in parallelo all’intenzione della Russia di abbandonare la Stazione spaziale internazionale nel 2024, che aveva segnato l’avvio della cooperazione tra Mosca e Washington. 

Nonostante il crescente allineamento strategico mostrato in tali ampie sfere di collaborazione, le relazioni tra Mosca e Pechino non hanno raggiunto il livello di una vera alleanza. Nessuna delle due, infatti, ha mai mostrato interesse a intervenire militarmente a fianco dell’altra. 

Finora la Cina non ha mai riconosciuto l’annessione russa della Crimea e la Russia non si pronuncia sulle rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale.


Fonte: Relazione annuale sulla Politica dell'Informazione per la Sicurezza 2021. Redatta entro il 28 Febbraio 2021.

sabato 19 marzo 2022

Rivista QUADERNI, Anno LXXXII, Supplemento XX, n. 3, 20° della Rivista. CESVAM REPORT Settembre 2019 Agosto 2021

 


SOMMARIO

Anno LXXXII, Supplemento XX, 2021, n. 3,

20° della Rivista “Quaderni”

www.istitutodelnastroazzurro.it

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

www.cesvam.org

 

CESVAM REPORT.  SETTEMBRE 2019 – AGOSTO 2021

 

1.      INTRODUZIONE

La necessità di un Report.

 

2.      STRUTTURA DEL CESVAM

a.       Istituto del Nastro Azzurro Ente Morale

Statuto; Regolamento

b.      Lo Statuto del CESVAM

c.       Il Regolamento del CESVAM

d.      Il Verbale  costitutivo del CESVAM del Consiglio Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro

 

3.      ATTIVITA’ DEL CESVAM

Editoria

a.       La Emeroteca del CESVAM

b.      L’Archivio-Biblioteca del CESVAM

c.       I Progetti di Ricerca. La realizzazione e la finalizzazione

Ricerca

d.      Le attività in essere.

e.       La Rivista “Quaderni del Nastro Azzurro”

f.        I “Quaderni On Line”

g.      I Blog di carattere storico, estensione di ricerca

h.      I Blog di carattere geografico, estensione di ricerca

i.        I Blog di carattere associativo e divulgativo

j.        I CESVAM Papers, collana “occasional” di pubblicazioni

k.      I Libri della Collana del Nastro Azzurro”

Didattica

l.        L’Attività didattica per Master di 1° e 2° Livello

m.    L’Attività didattica per Corsi di Formazione

Divulgazione

n.      Il Sito dell’Istituto del Nastro Azzurro. Concorso alla Gestione

o.      La Piattaforma del CESVAM. Lo strumento di divulgazione al passo con i tempi

p.      I Convegni e le Conferenze

q.      Gli “Incontri con l’Autore”

r.       Collaborazione con Enti, Istituti, Accademie, Università. Il Confronto

 

4.      CONCLUSIONE

. Lineamenti per il futuro

5.      IL PERIODICO “NOTIZIARIO DEL NASTRO AZZURRO

 

Nota redazionale:

Questo numero della Rivista “QUADERNI” come si può notare, pur mantenendo la struttura base, non porta la tradizionale suddivisione “Il mondo da cui veniamo: la memoria” e “Il mondo in cui viviamo: la realtà d’oggi” e le relative rubriche. Questo per lasciare lo spazio al Report del CESVAM, Questo Report, come ampiamente si è riportato nel Report stesso, vuole essere una documentazione fattiva della risposta che la Presidenza Nazionale ha voluto dare, con il Report pubblicato nel 2019 (N. 3° della Rivista, Supplemento XIII, Luglio-agosto 2019) alla lenta crisi che aveva attanagliato l’Istituto culminata, in chiave di retrospettiva storica, con l’anno 2014, considerando il 2015 l’anno della svolta a cui tutti hanno dato un ampio contributo. Questo numero della Rivista vuole essere la continuazione del Report per il quinquennio settembre 2014 – agosto 2019, mantenendo la stessa articolazione ed aggiornandone i contenuti per il periodo di riferimento. Si vogliono fornire elementi di riflessione sulle scelte fatte, sui successi ottenuti, sugli scostamenti da correggere, per proseguire, in vista degli anni futuri, verso una affermazione dell’Istituto sempre più ferma e decisa.

(massimo coltrinari)

 

I di Copertina: Lo stemma del CESVAM

 


Info:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

Il presente numero può essere richiesto gratuitamente in formato digitale. Su carta (fino ad esaurimento  copie ed addebito spese postali)   previo versamento di euro 5 a copia in bianco e nero e euro  10 a copia a colori da versare su conto corrente postale n. 25938002 intestato ad Istituto del Nastro Azzurro  oppure su C.C. Bancario BPER Banca Piazza Madonna di Loreto 24 C.C.703202000000002122 IBAM IT 85P0 5387 0320 200000000 2122.

mercoledì 9 marzo 2022

Valentina Trogu Hiroschima una scommessa costata migliaia di vite

 



 

Negli ultimi anni dell’800 a Lamar, in Missouri, lavorava la terra un bambino, figlio di agricoltori. Quel bambino era determinato, poco accomodante e aveva il forte desiderio di cambiare la sua vita per dedicarsi a principi più nobili e accontentare il suo spirito combattivo. Harry Truman, così si chiamava, si impegnò ogni giorno duramente per raggiungere i suoi obiettivi; lesse tantissimi libri, coltivò la passione per la musica svegliandosi all’alba per esercitarsi al pianoforte e riuscì a dimostrarsi un valoroso soldato durante la prima guerra mondiale nonostante i problemi alla vista gli abbiano impedito di accedere all’Accademia di West Point. 

Pian piano, giorno dopo giorno, quel bambino che lavorava la terra costruì la sua carriera mattone su mattone fino a diventare Presidente degli Stati Uniti. Chissà se la sua storia sarebbe stata la stessa sapendo che un giorno, lontano dal Missouri e catapultato al comando di una nazione, avrebbe dovuto decidere di sganciare una bomba nucleare su una città del Giappone uccidendo più di centomila persone.

Probabilmente il percorso non sarebbe cambiato, Harry Truman si è sempre mostrato convinto delle decisioni prese e non ha mai accennato pentimento dato che viveva in lui la certezza che se la guerra fosse durante anche un solo anno in più avrebbe causato molte più morti del singolo attacco su Hiroshima. E dopo Hiroshima anche Nagasaki per distruggere completamente il potenziale bellico giapponese.

Truman, da presidente, è stato investito di un potere e di tante responsabilità che difficilmente altre persone sarebbero riuscite a gestire. C’erano in lui le doti del leader, capace di prendere decisioni dopo aver valutato attentamente le circostanze, le conseguenze e le dinamiche in gioco e individuato la strategia migliore per tutelare la sua gente, i suoi soldati. Lo stesso presidente ha più volte sottolineato la sua capacità di prendere una decisione per poi dimenticarla subito dopo; l’introspezione non rientrava nei compiti della presidenza mentre era un obbligo dimostrare il potere delle verità.

Harry Truman si è sempre assunto la responsabilità delle sue azioni, anzi le ha urlate al mondo nel suo stile, con un discorso chiaro, diretto, senza far trapelare alcuna emozione. Dopo aver dato l’ordine di sganciare la bomba atomica su Hiroshima, il presidente ha informato tutto il mondo del tragico evento tramite un comunicato letto a bordo di una nave mentre faceva ritorno dalla conferenza di Postdam. Le sue parole hanno descritto la scelta di utilizzare una nuova arma dal potenziale distruttivo devastante per annientare un paese, il Giappone, il cui leader aveva precedentemente rifiutato la resa; Truman non si sofferma sulle morti causate dalla bomba atomica ma verte il discorso sulla conquista raggiunta dalla scienza e sull’obiettivo centrato solamente grazie all’uso del nuovo strumento bellico dalla potenza superiore a quella di ben venti tonnellate di TNT, l’annullamento del potere del Giappone di fare la guerra.

Il nemico era sconfitto, l’idea di un altro anno di combattimenti era stata debellata, le vite di tanti soldati americani salvate; non contava altro. Il prezzo che i civili giapponesi, donne, anziani e bambini, hanno pagato si è reso, secondo Truman, necessario per porre fine ad un conflitto iniziato dai Giapponesi stessi con l’attacco a Pearl Harbor. Il dare la colpa agli altri può essere servito al presidente per elaborare una perfetta analisi dei fatti; giustificare le proprie azioni individuando criticità, limiti e potenzialità di un nemico è il modo più facile per gli esseri umani di reagire ad una difficoltà, di percepire il senso di controllo sulla situazione e di scaricare tutte le emozioni negative che impedirebbero di agire.  

Il mondo ha ascoltato le parole di Truman, ha ascoltato le motivazioni e le giustificazioni dell’utilizzo della bomba atomica ma difficilmente ne avrà compreso il senso fino a quando non avrà osservato le conseguenze dell’esplosione, devastanti e terribili. Le immagini di Hiroshima, un’intera città rasa al suolo in un attimo dall’impatto con Little Boy, questo il nome dell’ordigno, rappresentano un punto di non ritorno, una tremenda spada di Damocle presente sulle teste di tutti. Quel 6 agosto 1945 l’America di Truman ha scritto la storia, ha firmato una pagina del ‘900 da protagonista al potere che ha fatto comprendere ad ogni nazione che non conveniva essere nemici degli americani. Hiroshima è stata la sfortunata vittima di una dimostrazione di forza bellica da parte dell’esercito americano, ha rappresentato la più grande scommessa scientifica della storia, come la definì Truman.

Una scommessa, dunque, un prodigio della scienza che è costata all’America due miliardi di dollari e al Giappone migliaia di morti. Il bombardamento di Hiroshima si può allacciare alla più basica definizione di “potere” data dalla tradizione hobbesiana, “la capacità di raggiungere certi scopi indipendentemente dai mezzi impiegati o dallo status di autorizzazione a prendere decisioni o a prescrivere degli obblighi”. L’America ha deciso per tutti, Truman ha raggiunto il suo scopo e poco conta che il mezzo usato sia stato una bomba con al suo interno Uranio 235.

Pochi secondi e la vita di un’intera città è stata spezzata senza neanche restituire i corpi delle vittime dato che si sono dissolti in un istante; la temperatura ha raggiunto i 300/500 mila gradi per poche decine di millesimi di secondi, sufficienti a creare il nulla. Tralasciando le conseguenze fisiche e psicologiche dei sopravvissuti che si trovavano lontano dal punto di impatto, è importante capire perché sia stata scelta proprio Hiroshima, una cittadina del Giappone di 318 mila abitanti.

L’idea di sganciare la bomba atomica per porre fine al conflitto era nell’aria già da parecchi mesi. La Germania si era arresa ma il Giappone rifiutava di intraprendere la stessa strada nonostante fosse militarmente già distrutto. Truman sapeva che attaccare via terra avrebbe significato continuare a combattere per mesi e mesi mettendo in pericolo tante vite dei soldati americani. L’unico modo per convincere il Giappone alla resa era mettere in atto la più grande dimostrazione di forza mai compiuta. La costruzione della bomba terminò tra la primavera e l’estate del 1945, mancava solo la scelta del bersaglio da colpire. Dal mese di marzo i bombardieri americani lanciavano bombe con un gel incendiario di nome napalm su tutte le città del Giappone; di conseguenza gli obiettivi importanti e degni di nota erano rimasti ben pochi, risparmiati solo perché considerati riservati, intoccabili perché altrimenti non ci sarebbe stato più nulla da distruggere. Hiroshima rientrava tra queste città riservate perché situata vicino al fiume Ota e dunque poco adatta ad essere colpita da un ordigno incendiario. Inoltre, era intatta, ricca di industrie militari e sede del quartier generale che avrebbe difeso la nazione in caso di attacco; rappresentava, dunque, il bersaglio perfetto per dimostrare il potere devastante nelle mani degli americani. Gli abitanti di Hiroshima, risparmiati fino a quel momento, non potevano sapere che il loro destino sarebbe stato il più crudele di tutti, seguiti, poco dopo, dai cittadini di Nagasaki.

A porre materialmente fine alle loro vite è stato Thomas Wilson Ferebee, un ragazzo di 26 anni scelto dal comandante Paul Tibbets per la sua precisione nel mirare e colpire un obiettivo. Il giovane bombardiere ha obbedito ad un ordine preciso ma non era a conoscenza della missione speciale assegnata all’Enola Gay e al suo equipaggio; non sapeva della potenza devastante della bomba nucleare nascosta nel vano-bombe dell’aereo. Il suo compito era abbassare la leva al momento giusto e lo ha eseguito alla perfezione; l’attitudine all’obbedienza imparata durante l’addestramento non lo ha fatto dubitare nemmeno un attimo della legittimità della sua condotta, né quel 6 agosto 1945 né negli anni successivi. Solo a distanza di parecchi lustri Ferebee affermò l’importanza di guadare indietro per ricordare le conseguenze della bomba ed evitare che un evento del genere accadesse di nuovo. Le vite, le coscienze, le aspettative di tanti uomini sono state rivoluzionate quel 6 agosto; il conflitto mondiale non è solo un insieme di scontri armati ma è un susseguirsi di momenti, emozioni, decisioni che vanno a comporre una nuova quotidianità per milioni di persone. La guerra ha numerosi risvolti politici, economici, sociologici e psicologici così come sono molteplici le condizioni e le circostanze da considerare prima di emettere giudizi e sentenze.

Il bombardamento di Hiroshima è servito a Truman per dare scacco matto al Giappone, era l’unica mossa che secondo il presidente poteva portare velocemente l’America ad una vittoria limitando le perdite dei suoi soldati e dimostrando al mondo la potenza dell’evoluzione scientifica. E, oggi, che senso viene dato alla devastazione della bomba atomica? Riguardare quella tragica pagina di storia serve per cercare di non arrivare più a quel punto di non ritorno, per fermarsi prima di costringere – o dare la possibilità – ai leader del mondo di compiere stragi di innocenti per vincere un conflitto e serve per far comprendere il pesante costo che una decisione può avere. Non dovrebbero essere più concesse giustificazioni eppure l’odio per l’altro, il desiderio di rivalsa, di dimostrazione di una inutile superiorità continuano a serpeggiare nell’animo umano. Viene spontaneo chiedersi, dunque, se ci fosse stata una alternativa che avrebbe evitato l’utilizzo della bomba nucleare su Hiroshima ponendo ugualmente fine alla guerra con il Giappone, sarebbe stata seguita o ignorata a favore della più elevata dimostrazione di potere?