A partire dal 2014, le relazioni tra la Russia e la Cina si sono intensificate in ragione del crescente isolamento russo provocato dalle sanzioni occidentali dopo l’annessione della Crimea, della comune opposizione all’egemonia politico-economico-valoriale dei Paesi occidentali e del condiviso obiettivo di incidere in profondità sulla fisionomia dell’ordine internazionale. Tale allineamento si ritrova anche nell’apprezzamento espresso da una larga maggioranza (74%) della popolazione russa (sondaggio Levada Center, febbraio 2021) che valuta favorevolmente i rapporti con Pechino. Accanto ai sentimenti popolari e allo stretto rapporto tra i due leader politici, sono molteplici le aree di cooperazione rafforzata tra Mosca e Pechino. Sul versante energetico, la Russia è dal 2013 il principale fornitore cinese di petrolio, costituendo uno dei pilastri della strategia di Pechino di diversificazione delle fonti di approvvigionamento delle materie prime essenziali. Più in generale, i rapporti commerciali tra Mosca e Pechino si sono notevolmente rafforzati, visto che a esempio le esportazioni russe in Cina, oltre metà delle quali costituite da petrolio, sono quasi raddoppiate (da 31 a 58 miliardi di dollari) dal 2015 al 2019, per poi decrescere sino a 49 miliardi nel 2020, a causa della pandemia.
Al di là degli aspetti energetici, la partnership tra Pechino e Mosca appare destinata a consolidarsi su una serie di temi chiave, tra cui: • l’interscambio commerciale e tecnologico, tenuto conto che la Cina dal 2010 ha superato la Germania divenendo il principale partner commerciale della Russia, e dal 2016 anche il primo fornitore di materiale industriale. Inoltre, Mosca si è avvalsa di una primaria impresa digitale cinese per creare l’infrastruttura nazionale 4G e 5G; BOX 11 Scenari geopolitici 68 Le spese militari: confronto fra i maggiori player Uno studio del Fondo Monetario Internazionale segnala la minore incidenza delle spese militari sul prodotto interno lordo dei 138 Paesi analizzati, diminuite di circa la metà tra gli anni più intensi della Guerra Fredda (1970-1990) in cui la spesa si attestava in media al 3,6% del PIL, e la decade 2010-2019, nella quale si sono fermate all’1,9%.
Le Nazioni prese in esame rientrano in tre macro-categorie: a) in 20 di queste, ove si registrano anche alti tassi conflittuali, le spese sono risultate superiori a quelle del trend globale (ne sono esempi: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Colombia, Myanmar, Libia, Ciad, Niger, Sudan e Repubblica Democratica del Congo). Tali Paesi rappresentano solo il 5% delle spese militari globali; b) un secondo gruppo di 77 Paesi, di cui 30 sono economie avanzate, hanno continuato a dedicare in media il 2-2,5% del loro PIL a spese di difesa. Tra di essi si ritrovano i primi cinque spenditori mondiali: Stati Uniti, Cina, India, Russia e Regno Unito. Nel complesso, tale gruppo assomma il 90% della spesa militare mondiale; c) un terzo gruppo, costituito da 41 Paesi ha, invece, speso meno dell’1% del PIL in difesa. Tra questi solo la Lituania e la Slovenia sono considerate economie avanzate.
I fattori che influenzano la propensione di un Paese a rientrare in una di queste tre categorie sono principalmente: a) l’appartenenza a un’alleanza militare; b) la stabilità politica; c) il rischio di violenza, incluso il terrorismo; d) la spesa sociale; e) il livello di spese per la difesa assunto dai Paesi viciniori. Per i Paesi del secondo gruppo si aggiungono:
• i rapporti sul piano militare, a fronte della roadmap bilaterale per la cooperazione militare (2017), e della partecipazione di reparti cinesi all’esercitazione multinazionale di livello strategico “Vostok-2018” organizzata da Mosca, si sono registrati l’esercitazione “Zapad-Interaction-2021” nell’agosto scorso, dove per la prima volta reparti russi hanno preso parte a un’esercitazione su territorio cinese, e il primo pattugliamento navale congiunto nel Mar del Giappone nell’ottobre 2021; •
la collaborazione nello spazio, testimoniata da ultimo dall’accordo tra l’agenzia russa Roscosmos e quella cinese Cnas per la costruzione di una stazione congiunta sulla superficie lunare entro il 2030, in parallelo all’intenzione della Russia di abbandonare la Stazione spaziale internazionale nel 2024, che aveva segnato l’avvio della cooperazione tra Mosca e Washington.
Nonostante il crescente allineamento strategico mostrato in tali ampie sfere di collaborazione, le relazioni tra Mosca e Pechino non hanno raggiunto il livello di una vera alleanza. Nessuna delle due, infatti, ha mai mostrato interesse a intervenire militarmente a fianco dell’altra.
Finora la Cina non ha mai riconosciuto l’annessione russa della Crimea e la Russia non si pronuncia sulle rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Fonte: Relazione annuale sulla Politica dell'Informazione per la Sicurezza 2021. Redatta entro il 28 Febbraio 2021.
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