Le trattative diplomatiche con la Corea del Nord sono in una situazione di stallo sin dal fallimento del vertice di Hanoi tra l’allora Presidente statunitense Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un nel febbraio 2019. Nei tre anni trascorsi il regime di Pyongyang, nonostante una gravissima crisi economica e alimentare resa ancor più acuta dalla chiusura pressoché totale delle proprie frontiere per evitare la diffusione della pandemia, ha continuato a sviluppare il proprio programma nucleare e missilistico. L’ultimo test di un’arma atomica risale al 2017, mentre i test missilistici si sono ripetuti con una certa frequenza.
Nel solo mese di settembre del 2021 sono stati testati, tra gli altri, un missile da crociera asseritamente in grado di colpire a 1.500 km di distanza, un vettore a corto raggio con propellente solido lanciato da un treno e un missile ipersonico a corto raggio e a propellente liquido. Un’altra serie di almeno sette test si è verificata a gennaio 2022, tra cui spiccano i lanci di missili ipersonici in grado di effettuare manovre in volo volte a eludere i sistemi di difesa anti-missilistici. Non saranno però questi test a modificare la situazione di stallo diplomatico, che appare anzi destinata a perdurare.
Il regime nordcoreano non intende scendere a compromessi sul proprio arsenale nucleare e missilistico, visto come una garanzia imprescindibile sulla propria sopravvivenza. Elementi di novità sono venuti dalla Corea del Sud, con il potenziamento delle proprie capacità militari, con il tentativo di arrivare a una dichiarazione di cessazione della guerra di Corea (1950-1953) – formalmente solo sospesa – e, in prospettiva, con le eventuali modifiche al proprio approccio di politica estera a seguito delle elezioni presidenziali del prossimo marz
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