Cooperazione marittima Un simposio sull'Oceano indiano Francesco Valacchi 06/10/2015 |
Dacca 2016: è questo l’appuntamento del prossimo Simposio navale dell’Oceano indiano, i cui lavori preparatori si sono tenuti a Karachi, in Pakistan, dal 15 al 18 settembre.
L’Indian Ocean Naval Symposium, Ions, è un gruppo di lavoro internazionale formato da paesi costieri dell’Oceano indiano ed aree immediatamente limitrofe col fine di implementare una cooperazione marittima improntata sulla condivisione di informazioni e la realizzazione di operazioni di sicurezza navale congiunte.
I paesi partecipanti sono 22 (oltre a vari paesi osservatori ed aspiranti tali) e sono raggruppati per quattro macroregioni geografiche: costieri dell’Asia meridionale, costieri dell’Asia occidentale (fra cui vari paesi del Golfo Persico), costieri dell’Africa orientale (fra cui Somalia, Sud Africa e Francia, per via del suo possedimento dell’isola della Réunion), costieri del Sud est asiatico e Australia (come Myanmar e Singapore).
L’importanza dello strumento è presto spiegata: oltre ad annoverare come membri l’India (potenza dell’Area Oceano indiano) e la Cina (come paese osservatore) vede la presenza di rivali strategici di New Delhi come il Pakistan e concorrenti alla supremazia come l’Australia.
L’Ions è quindi per l’India, la Cina e l’Australia il terreno di gioco sul quale disputare importanti partite nella condivisione, raccolta e sfruttamento delle informazioni, nella cooperazione internazionale marittima, ma anche nella rappresentazione internazionale del proprio soft-power.
Politica navale indiana
La politica navale indiana ha avuto una radicale evoluzione dal ruolo di semplice contenimento dei vicini rivali ad una sempre più forte aspirazione all’allargamento del suo status di potenza.
Col principio del nuovo secolo, New Delhi ha infatti iniziato a convertire la propria politica navale trasformandola in un costante tentativo di prevenire interventi esterni nell’area Oceano indiano, puntando su una strategia più proattiva di controllo e sfruttamento delle rotte.
L’evoluzione è stata naturale, dal momento che con la stabilità economica raggiunta sotto la guida del premier Manmohan Singh la Confederazione ha iniziato a vedere naturalmente riconosciute le proprie aspirazioni di potenza regionale e di conseguenza viene sempre di più vista come naturale portatore di sicurezza dell’area. L’India è diventata quindi principale sostenitrice e animatrice del Simposio.
Protagonismo del Pakistan
Inoltre, il Pakistan sta divenendo sempre più parte attiva dell’Ions a causa anche delle rivalità fra Islamabad e Nuova Delhi ed alla alleanza del Pakistan con la Cina.
Per la prima istanza il Pakistan tende a cercare una posizione più forte nel Simposio per una fungibilità di questa come leva nel suo rapporto di alti e bassi con Nuova Delhi.
Come alleato della Cina, il Pakistan rappresenta un importante sostegno interno per la promulgazione delle politiche marittime di Pechino e l’acceso del suo governo alle dinamiche funzionali interne all’organizzazione.
L’importanza del Pakistan - diventato parte attiva del Simposio lo scorso anno ed insignito del ruolo di organizzatore della conferenza preparatoria di settembre - sta crescendo quindi contestualmente al suo peso nel confronto fra le due superpotenze indiana e cinese.
Nuova via della seta
Tra i vari importanti risvolti internazionali del Simposio vale la pena di considerare che i paesi dell’Ions insistono su un’Area centrale negli equilibri di potenza mondiali, dove si svolge appunto il già evidenziato confronto fra India e Cina, e che sta crescendo di importanza con la creazione del sistema di comunicazione-collegamento della nuova Via della seta.
Il corridoio cinese sull’Oceano indiano costituisce il binario parallelo al collegamento terrestre. La nuova Via della seta sarà l’asse portante della comunicazione, del commercio e delle relazioni internazionali della Cina con i partner europei e mediorientali.
La Cina cercherà sempre più di imporsi sull’Oceano indiano, ma lo farà probabilmente con un profilo smart-power e soprattutto con l’immagine di fattiva collaboratrice dell’India, per evitare confronti diretti e perché l’obiettivo cinese rimane la libertà di movimento e certamente non la supremazia completa né tantomeno l’onere di portatore di sicurezza nell’area.
Lo strumento perfetto per tale orientamento è senz’altro un’associazione di cooperazione internazionale come il Simposio. Un altro elemento della questione è la sicurezza navale dell’Oceano indiano per l’Unione europea poiché oltre all’ormai annoso problema della pirateria (endemica nell’area) si fa sempre più forte il flusso di migranti da quest’area e soprattutto diventano sempre più macroscopici i fenomeni di attività illegali collegate ad esso.
Si pensi che i migranti verso l’Italia nel 2013 dall’Afghanistan sono stati circa 850 e dal Pakistan oltre 1500, gran parte di essi ha utilizzato rotte migratorie illegali passanti dall’Oceano indiano. L’aumento della sicurezza sul lungo termine, quindi garantito da attori dell’Area, diventa vitale in tal senso anche per l’Europa.
Il Simposio dell’Oceano indiano e altri strumenti simili sono quindi organizzazioni importanti per costruire una sicurezza basata sulla assunzione regionale della responsabilità e sulla cooperazione internazionale anziché sul confronto.
Considerata in tale chiave di lettura, l’emersione di paesi comprimari alla potenza regionale indiana, come il Pakistan in questo caso, non può che essere ben vista purché naturalmente avvenga con accordo fra le parti.
Francesco Valacchi si è laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. È appassionato di geopolitica e strategia; è ufficiale in servizio permanente effettivo nell’esercito italiano.
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I paesi partecipanti sono 22 (oltre a vari paesi osservatori ed aspiranti tali) e sono raggruppati per quattro macroregioni geografiche: costieri dell’Asia meridionale, costieri dell’Asia occidentale (fra cui vari paesi del Golfo Persico), costieri dell’Africa orientale (fra cui Somalia, Sud Africa e Francia, per via del suo possedimento dell’isola della Réunion), costieri del Sud est asiatico e Australia (come Myanmar e Singapore).
L’importanza dello strumento è presto spiegata: oltre ad annoverare come membri l’India (potenza dell’Area Oceano indiano) e la Cina (come paese osservatore) vede la presenza di rivali strategici di New Delhi come il Pakistan e concorrenti alla supremazia come l’Australia.
L’Ions è quindi per l’India, la Cina e l’Australia il terreno di gioco sul quale disputare importanti partite nella condivisione, raccolta e sfruttamento delle informazioni, nella cooperazione internazionale marittima, ma anche nella rappresentazione internazionale del proprio soft-power.
Politica navale indiana
La politica navale indiana ha avuto una radicale evoluzione dal ruolo di semplice contenimento dei vicini rivali ad una sempre più forte aspirazione all’allargamento del suo status di potenza.
Col principio del nuovo secolo, New Delhi ha infatti iniziato a convertire la propria politica navale trasformandola in un costante tentativo di prevenire interventi esterni nell’area Oceano indiano, puntando su una strategia più proattiva di controllo e sfruttamento delle rotte.
L’evoluzione è stata naturale, dal momento che con la stabilità economica raggiunta sotto la guida del premier Manmohan Singh la Confederazione ha iniziato a vedere naturalmente riconosciute le proprie aspirazioni di potenza regionale e di conseguenza viene sempre di più vista come naturale portatore di sicurezza dell’area. L’India è diventata quindi principale sostenitrice e animatrice del Simposio.
Protagonismo del Pakistan
Inoltre, il Pakistan sta divenendo sempre più parte attiva dell’Ions a causa anche delle rivalità fra Islamabad e Nuova Delhi ed alla alleanza del Pakistan con la Cina.
Per la prima istanza il Pakistan tende a cercare una posizione più forte nel Simposio per una fungibilità di questa come leva nel suo rapporto di alti e bassi con Nuova Delhi.
Come alleato della Cina, il Pakistan rappresenta un importante sostegno interno per la promulgazione delle politiche marittime di Pechino e l’acceso del suo governo alle dinamiche funzionali interne all’organizzazione.
L’importanza del Pakistan - diventato parte attiva del Simposio lo scorso anno ed insignito del ruolo di organizzatore della conferenza preparatoria di settembre - sta crescendo quindi contestualmente al suo peso nel confronto fra le due superpotenze indiana e cinese.
Nuova via della seta
Tra i vari importanti risvolti internazionali del Simposio vale la pena di considerare che i paesi dell’Ions insistono su un’Area centrale negli equilibri di potenza mondiali, dove si svolge appunto il già evidenziato confronto fra India e Cina, e che sta crescendo di importanza con la creazione del sistema di comunicazione-collegamento della nuova Via della seta.
Il corridoio cinese sull’Oceano indiano costituisce il binario parallelo al collegamento terrestre. La nuova Via della seta sarà l’asse portante della comunicazione, del commercio e delle relazioni internazionali della Cina con i partner europei e mediorientali.
La Cina cercherà sempre più di imporsi sull’Oceano indiano, ma lo farà probabilmente con un profilo smart-power e soprattutto con l’immagine di fattiva collaboratrice dell’India, per evitare confronti diretti e perché l’obiettivo cinese rimane la libertà di movimento e certamente non la supremazia completa né tantomeno l’onere di portatore di sicurezza nell’area.
Lo strumento perfetto per tale orientamento è senz’altro un’associazione di cooperazione internazionale come il Simposio. Un altro elemento della questione è la sicurezza navale dell’Oceano indiano per l’Unione europea poiché oltre all’ormai annoso problema della pirateria (endemica nell’area) si fa sempre più forte il flusso di migranti da quest’area e soprattutto diventano sempre più macroscopici i fenomeni di attività illegali collegate ad esso.
Si pensi che i migranti verso l’Italia nel 2013 dall’Afghanistan sono stati circa 850 e dal Pakistan oltre 1500, gran parte di essi ha utilizzato rotte migratorie illegali passanti dall’Oceano indiano. L’aumento della sicurezza sul lungo termine, quindi garantito da attori dell’Area, diventa vitale in tal senso anche per l’Europa.
Il Simposio dell’Oceano indiano e altri strumenti simili sono quindi organizzazioni importanti per costruire una sicurezza basata sulla assunzione regionale della responsabilità e sulla cooperazione internazionale anziché sul confronto.
Considerata in tale chiave di lettura, l’emersione di paesi comprimari alla potenza regionale indiana, come il Pakistan in questo caso, non può che essere ben vista purché naturalmente avvenga con accordo fra le parti.
Francesco Valacchi si è laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. È appassionato di geopolitica e strategia; è ufficiale in servizio permanente effettivo nell’esercito italiano.
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