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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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mercoledì 16 ottobre 2013

Kuwait. Nuova legge elettorale. Procedura Luglio 2013

Golfo
Kuwait, elezioni per lo status quo 
Pietro Longo
7/24/2013
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Parlamento dissolto per ordine della Corte costituzionale. È stato questo evento del 16 giugno scorso a dare il via alla campagna elettorale lampo che porta il Kuwait alle parlamentari del 27 luglio. Per la seconda volta negli ultimi sei mesi, i cittadini di questo emirato sono chiamati alle urne. Già a dicembre infatti, l’emiro Sheikh Sabah Ahmed Al-Sabah, presunto erede al trono, aveva emanato un decreto per cambiare le modalità di espressione del voto, spingendo l’opposizione al boicottaggio delle immediate elezioni.

Nuova legge elettorale 
In Kuwait, paese che vanta la tradizione parlamentare più antica dell’area del Golfo, i partiti politici sono illegali. I candidati, dunque, concorrono alle elezioni come indipendenti e a ciascun cittadino era data la possibilità di esprimere quattro preferenze. Questo almeno fino allo scorso dicembre, quando il nuovo decreto ha ridotto il numero di preferenze a una.

Le proteste sono scaturite non solo perché la riforma è stata adottata dall’emiro evitando la discussione in parlamento, ma anche perché il nuovo sistema impedisce la creazione di ampie coalizioni di opposizione al governo, dominato dalla famiglia reale. I membri dell’esecutivo avevano giustificato il provvedimento come un modo per allinearsi alla prassi delle altre monarchie dell’area, ma questa affermazione dimostra un’inversione di tendenza dato che il Kuwait si è sempre distinto per il proprio sistema politico e costituzionale.

Secondo la Costituzione adottata nel 1962, il parlamento possiede una vera potestà legislativa e funge da contropotere rispetto all’esecutivo, anche se questo non deve godere a priori della fiducia del parlamento. Il primo ministro è nominato dall’emiro e, a sua volta, sceglie i membri del governo. La gran parte delle decisioni politiche viene assunta dai membri dell’esecutivo che per tradizione hanno cercato il consenso dei deputati parlamentari.

50 seggi, 418 candidati e 8 donne
Anche il processo di selezione dei candidati alla nuova tornata elettorale, concluso alla fine di giugno, ha sollevato molte polemiche. Almeno 30 su 418 candidati totali sono stati estromessi dato che la nuova legislazione elettorale esclude quanti hanno commesso reati minori. Il dato è ancor più rilevante se si considera che il parlamento della piccola monarchia kuwaitiana è formato da appena 50 seggi. Inoltre soltanto otto donne sono riuscite ad avanzare la propria candidatura.

A seguito delle proteste, l’esecutivo si è accordato per convocare nuove elezioni, dando un segnale di distensione agli oppositori. Tra il 1994 e il 1999, diversi ministri si sono dimessi per evitare di ricevere una mozione di sfiducia. Ciò, oltre a creare un precedente, dimostra come in Kuwait esista una dialettica tra i poteri dello Stato, capaci di controllarsi vicendevolmente.

Il recente intervento della Corte costituzionale rappresenta quindi un rafforzamento del delicato equilibrio costituzionale del paese, nonostante il medesimo organo non abbia richiesto il ritiro della legge elettorale contestata. Questa decisione si può spiegare considerando che le sentenze della Corte non possono essere sovvertite dai decreti dell’emiro. L’eventuale annullamento della legge elettorale sarebbe apparso come un atto di sfida verso la massima autorità dello Stato.

Opposizione, tra boicottaggio e frammentazione
Inoltre, all’ordinanza di dissoluzione del parlamento rilasciata a giugno si aggiunge quella adottata all’inizio del 2012 e rischia di creare una prassi poco raccomandabile. Il mantenimento della legislazione elettorale serve quindi a mantenere lo status quo tra i poteri, ma vanifica le proteste dell’opposizione.

Una parte, infatti, ha annunciato che se la legge non sarà emendata, non concorrerà alle elezioni. Un’altra parte, invece, formata dall’Alleanza Nazionale Democratica e dalla tribù degli Awazim, la più numerosa del paese, ha accettato di concorrere. Non si è espressa la tribù degli al-Mutayri, la seconda più numerosa e radicata nelle varie provincie.

Alle elezioni anticipate dello scorso dicembre l’affluenza alle urne si è attestata sul 43%. Il boicottaggio non si è rivelato uno strumento di contestazione sufficiente e ha causato l’estromissione di una parte dell’opposizione dai luoghi del potere. Per le tribù, gli indipendenti islamisti, i liberali e i movimenti giovanili, la nuova tornata elettorale rappresenta l’occasione di rientrare in parlamento.

Tuttavia il maggiore ostacolo di questo fronte composito riguarda l’incapacità di formare una piattaforma comune. Un elemento condiviso potrebbe derivare proprio dalla richiesta di modificare l’assetto costituzionale, specie per quanto riguarda il rapporto tra il parlamento eletto e il governo nominato.

Pietro Longo è postdoctoral research fellow in Diritto musulmano e dei Paesi islamici all’Università di Napoli l’Orientale.
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