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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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giovedì 3 ottobre 2013

Cina: un orizzonte da scrutare

ANALISI DI PAOLO BORZATTA

SEGNALI INQUIETANTI

SEGNALI INQUIETANTI


di Paolo Borzatta
Twitter@BorzattaP


Milano, 2 ott.- In un precedente editoriale, cercavo di ipotizzare la possibile strategia di Xi Jinping per il suo mandato interpretando le sue mosse dei primi cento giorni, arrivavo così alla conclusione che avrebbe probabilmente oscillato, a seconda delle contingenze e delle necessità, tra spinte nazionalistiche e spinte di ‘democratizzazione’ (sia pure in una forte connotazione cinese).

L’evolversi della situazione lancia però segnali inquietanti. Vediamo alcune azioni che vale la pena – a mio parere – di considerare attentamente.

Il Sogno Cinese. Xi Jinping ha più volte citato il “sogno cinese” (misto di benessere e armonia sociale) per contrastare il “sogno americano” e per dare una motivazione anche ideale ai propri concittadini.

Tigri e mosche. Ha promesso una caccia spietata alle mosche (i piccoli corrotti e corruttori) e alle tigri (i grandi), toccando positivamente in questo modo uno dei tasti più dolenti della crescente insoddisfazione del popolo cinese. La caduta di alcune “tigri” molto importanti dimostra che Xi Jinping ha il potere per realizzare ciò che promette.

Fin qui tutto bene, si potrebbe dire. Ma …

Documento Numero Nove. E’ un documento riservato (detto anche “rapporto sull’attuale situazione ideologica”) che sta circolando all’interno del Partito per ‘comunicare ai quadri’ le direttive decise dai vertici in riunioni segrete. Queste direttive riguardano le misure per contrastare “la minaccia liberale che arriva dall’Occidente” che prevedono di considerare come “minacce pericolose e malvagie”: la “democrazia costituzionale occidentale”, la “tutela della società civile”, il sostegno del “neo-liberismo” e i “parametri dell’informazione occidentale” (si veda blog di Claudia Astarita).

Repressione di internet. Una nuova legge ad hoc per punire (fino a 3 anni di carcere) chi pubblica post che diffondono “dicerie false”. Uno studente è già finito in carcere, anche se scarcerato pochi giorni dopo.

Le 6 guerre che la Cina dovrà combattere nei prossimi 50 anni. Su Wenweipo, un importante giornale di Hong Kong molto vicino al partito comunista e con una larghissima distribuzione in mainland, è comparso l’8 luglio 2013 un articolo un po’ ingenuo e un po’ farneticante che elenca le 6 guerre che la Cina dovrà combattere entro i prossimi 50 anni. L’articolo è illustrato da fotografie “eroiche” di navi, aerei, battaglioni in parata, ecc. La prima guerra (prevista tra il 2020 e il 2035) sarà per l’unificazione di Taiwan; la seconda (tra il 2025 e il 2030) per la ‘riconquista’ delle Spratly; la terza (2035 – 2040) per la riconquista del Tibet del sud (oggi disputato con l’India); la quarta (2040 -2045) per la ‘riconquista’ delle isole Diaoyu e delle isole Ryukyu; la quinta (2045 – 2050) per l’unificazione (si potrebbe dire ‘annessione’) della Mongolia esterna; la sesta e ultima (2055 – 2060) per ‘prendersi indietro’ le isole perse  alla Russia.

Zone economiche speciali lungo la via della seta. Xi Jinping ha proposto all’inizio di settembre (nella sua visita di stato in Kazakistan) di costituire zone economiche speciali con trattamenti speciali per le aziende cinesi. Oltre a proporre questi “motori di sviluppo” per quelle spesso povere economie, ha anche chiesto il loro aiuto per mettere a tacere le minoranze uigure (di etnia turca) dello Xinjiang.

Internet libero nella zona economica speciale di Qianhai (vedi articolo di Sonia Montrella). Se da un lato si reprime internet, dall’altro si attraggono gli occidentali promettendo libertà di navigazione sul web nella nuova importante zona economica speciale vicino a Shenzhen (e Hong Kong). Si era parlato di una misura analoga nella nuova superzona economica speciale vicino a Shanghai (per ora però smentita).

Una lettura di questi segnali, con tutti i limiti del caso, sembra però tratteggiare una leadership (Xi Jinping e Li Keqiang) orientati a:
•    Reprimere corruzioni e privilegi perché sanno che la misura è colma e i cittadini sono/erano esasperati e vicini al punto di rottura.
•    Non concedere alcuna riforma politica, anzi si fanno passi indietro anche su internet probabilmente per paura del dissenso.
•    Si pensa di stimolare l’economia utilizzando il vecchio schema di attrazione degli investimenti stranieri o di quelli cinesi delle grandi “potenze economiche”: aziende di stato o tycoon cinesi di Hong Kong.

Difficile leggervi (tenendo però ben presente che sono un modo limitato di lettura della situazione) segnali di riforma politica, ma neppure di riforma economica intesa come liberalizzazione della parte “sana” del mercato: cioè le aziende veramente private e non quelle statali ricche perché beneficiate da innumerevoli benefit e avviluppate in una rete di interessi personali.

È questo solo un’oscillazione nella strategia di lungo termine di Xi Jinping per rinforzare il potere, affilare l’arma del partito e comunque rilanciare l’economia?

È questo un segno di forza? 

Non lo so. Ho ancora troppo pochi elementi per trarre conclusioni. Potrebbe però essere anche un segno di debolezza: Xi Jinping ha autorità forte (mandato dai suoi ‘stakeholder’) per fare “efficacemente” una politica tradizionale, ma sa di non avere forza sufficiente (per adesso) per poter cambiare. Oppure non ha il coraggio e le capacità strategiche per formulare politiche e strategie diverse.

Se così fosse si potrebbe leggere in una luce diversa la straordinaria difesa di Bo Xilai al proprio processo. Non solo una azione dettata dall’ “ego”. Certo è stato condannato. Ma la sua “faccia” è salva (anzi chi la persa è il Partito). E ha cominciato a costruirsi un aura di martire per una causa giusta: quella del “popolo”. 

Non è per caso che abbia annusato che la strategia dell’attuale dirigenza potrebbe non reggere sul lungo, e lui quindi potrebbe essere quasi un Mandela redivivo che uscirà dal carcere per salvare gli oppressi?

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