Asia

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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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mercoledì 21 dicembre 2016

Cina: sbocchi della via della seta

Asia
Cina sempre più presente nel Mediterraneo
Lorenzo Mariani
15/12/2016
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A tre anni dalla presentazione dell’ambizioso progetto “One Belt One Road” del presidente Xi Jinping, l’orientamento degli interessi cinesi nei confronti del Mediterraneo come punto d’arrivo della nuova Via della Seta marittima ha trasformato il Mare Nostrum da mare di transito a vera e propria base logistica permanente per le imprese cinesi.

Il sesto rapporto annuale del centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Srm), presentato a Napoli lo scorso 25 novembre, offre una dettagliata analisi della presenza cinese nel Mediterraneo e delinea in maniera chiara l’entità dell’espansione cinese in ambito marittimo nell’area Med-Gulf.

Con la capacità di movimentare annualmente all’incirca 200 milioni di Teu - il 31% delle merci scambiate via mare a livello globale - il valore dell’intera economia marittima cinese viene stimato intorno ai 970 miliardi di dollari. La prospettiva di una crescita costante nel settore marittimo ha spinto la Cina a cercare di rendere più efficienti le proprie rotte commerciali tramite una serie di investimentinei principali snodi della futura nuova Via della Seta.

Nell’arco dell’ultimo decennio, il volume degli investimenti nella sola regione mediterranea ha superato i 129 miliardi di dollari, facendo così della Cina il secondo partner commerciale dopo gli Usa per il Mediterraneo e l’area Mena.

La maggior parte degli investimenti sono stati concentrati nell’acquisto di quote di partecipazione di imprese o infrastrutture logistiche. Ad oggi le principali imprese di trasporto marittimo cinesi detengono importanti quote di mercato del Terminal Antwerp Gateway di Anversa (25%), del SCCT-Suez Canal Container Terminal (20%), delle turche Fina Liman Hizmetleri Lojistik e Kumport Liman Hizmetleri ve Lojistik (65%).

L’operazione più rilevante è stata tuttavia quella conclusa quest’anno da Cosco Pacific la quale ha acquisito il 67% del porto del Pireo con la promessa di un ulteriore investimento di 350 milioni di euro nel corso dei prossimi cinque anni.

Trend in crescita
L’Italia non è rimasta esclusa dall’espansione cinese, come dimostra l’accordo siglato ad ottobre tra China Cosco Shipping Ports e Apm Terminals per la gestione del futuro terminal container di Vado Ligure e del Refeel Terminal connesso al porto.

Dal punto di vista commerciale invece, l’ampliamento dei servizi settimanali del nuovo canale di Suez e le facilitazioni promosse dal governo egiziano - che possono arrivare fino ad un 65% di sconto per gli operatori che si muovono in questa tratta - rappresentano un nuovo incentivo per Pechino.

Nel 2015 la Suez Canal Authority ha registrato il passaggio di 167 milioni di tonnellate di merci provenienti dai porti cinesi, il 41% del traffico totale del canale di Suez nella direzione sud-nord. Un dato, questo, che conferma il trend di crescita costante dell’interscambio commerciale tra i Paesi mediterranei e la Cina.

La Cina continua a rafforzare la sua presenza e la competitività delle sue aziende anche tramite una serrata politica di alleanze commerciali tra i maggiori operatori del trasporto marittimo volta a razionalizzare le rotte e sfruttare maggiormente le economie di scala.

Sono due le aziende europee coinvolte in questo tipo di accordi: la francese Cma Cgm entrata a far parte della Ocean Alliance insieme alla Oocl (Hong Kong), Evergreen (Taiwan) e Cosco (Cina); e la tedesca Hapag-Lloyd che a maggio è entrata nella The Alliance composta dai colossi giapponesi Mol, Nyk e K Line, dalla Yang Ming (Taiwan) e dalla Hanjin (Corea del Sud).

All’interno della strategia cinese per il Mediterraneo l’Italia, che tra il 2001 e il 2015 ha visto raddoppiare il suo volume di scambi marittimi passando da 37,6 a 66,5 miliardi di euro, potrebbe essere il partner naturale per Pechino. Tuttavia, come suggerito dal rapporto SRM, si presentano diverse sfide che potrebbero disincentivare gli investitori.

In questi termini mantenere in efficienza il sistema portuale e facilitare le procedure burocratiche e amministrative connesse all’attracco delle navi commerciali risultano elementi chiave che potrebbero influenzare in modo strategico le future decisioni della Cina.

Lorenzo Mariani è assistente alla ricerca dell’area Asia dello IAI, dove si occupa di Relazioni internazionali dell’Asia orientale.

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