Cina-Pakistan La geografia della politica di Xi Francesco Valacchi 29/06/2015 |
Con il progetto della “Nuova Via della Seta” la Cina sembra tornare a riorientarsi al mezzo di comunicazione terrestre: un atteggiamento che corrisponde all’introduzione del concetto di Sogno cinese dell’attuale presidente Xi Jinping e che ha come punto forte la straordinaria amicizia con Islamabad.
Il presidente Xi sta completando il lancio del suo progetto ‘Sogno cinese’. Le iniziative nei vari campi amministrativi dimostrano una tendenza a conferire alla Repubblica popolare l’immagine di una grande potenza, artefice della costruzione di un sogno politico che coinvolgerà i suoi alleati asiatici.
L’amministrazione Xi ha iniziato un rinnovamento interno con la campagna anticorruzione che ha sconvolto il Partito (oltre ai clamorosi casi Bo Xilai e Zhou Yongkang un buon numero di dirigenti è stato inquisito). Si tratta di uno sforzo per creare una più positiva immagine della quinta generazione di leader sconfiggendo una delle piaghe più evidenti nella storia della Cina: la corruzione degli apparati governativi.
L’internazionalizzazione dell’economia
Un altro elemento del Sogno è una internazionalizzazione dell’economia concertata a livello centrale (sempre più forte) e portata avanti in senso commerciale (con accordi di varia natura) e finanziario (internazionalizzazione di mercati e moneta).
Si mira alla legittimazione internazionale della potenza economica di Pechino che partiva da una immagine di free-rider. La Cina appariva intenta a conseguire vantaggi immediati per la propria inarrestabile crescita anche contravvenendo alle regole del commercio internazionale.
A partire dall’insediamento di Xi, invece, viene promossa la regolarizzazione del comportamento delle imprese nazionali (le 120 State Owned Enterprises definite campioni dell’economia) e si legifera anche nel senso di un controllo più accentrato.
La Cina sembra oggi perseguire una strategia nella stipula di trattati prediligendo, come con l’Unione europea, Ue (negoziato iniziato nel 2013), Bilateral Investment Treaties a veri e propri Free Trade Agreements che probabilmente aprirebbero troppo il mercato e non darebbero la possibilità di mantenere un residuo di controllo.
Il primo ministro Li Keqiang (principale regista delle riforme economiche) ha promosso una politica di supporto agli istituti bancari, una serie di manovre per l’internazionalizzazione della moneta e l’istituzione di una nuova Banca asiatica di sviluppo a guida cinese (Asian Infrastructure Investment Bank).
L’internazionalizzazione del renminbi non è ancora un obiettivo chiaro: la Cina sa bene che necessiterebbe di una economia più forte per farlo senza incorrere in rischi speculativi; eppure, la Banca Centrale Cinese continua a muoversi in direzione dell’internazionalizzazione (con la creazione di stocks di titoli internazionali e l’apertura dei mercati finanziari).
L’obiettivo attuale è probabilmente la creazione di una immagine della Cina potenza finanziaria internazionale che serva ad un rafforzamento economico (e, solo sul lungo termine, all’internazionalizzazione). Allo stesso modo le manovre per la creazione della AIIB sono un tentativo cinese di soppiantare in Asia la presenza delle istituzioni di Bretton Woods, opportunità che la Cina può perseguire, agli occhi degli altri Stati asiatici, dopo la crisi thailandese del 1997-1998.
La nuova Via della Seta e il Sogno cinese
La ben nota Nuova Via della Seta è parte fondante del Sogno cinese. Il monumentale canale logistico-commerciale-diplomatico che rafforzerà i rapporti con l’Ue e con tutti i Paesi asiatici attraversati avrà una serie di ricadute positive sull’immagine cinese.
Sul versante interno lo sviluppo economico della più arretrata frontiera occidentale beneficerà del traffico che verrà promosso (creando consenso per il Partito). Per l’immagine internazionale ancora più positivi saranno il risalto ed i benefits ottenuti dal collegamento tra la cintura terrestre della Nuova Via della Seta e quella marittima che passa per la regione indo-pacifica e giunge sino al Mediterraneo.
Con questa duplice cintura la Cina si allontana dalla Russia per volgersi al Centro Asia e alleggerisce la propria pressione sull’Area Indo-Pacifica (che non è più il binario di collegamento unico) con una ricaduta molto positiva sulla diplomazia nell’area.
Allo stesso tempo Pechino concederà libertà di movimento a Mosca nei Mari del Nord e andrà a consolidare tutta una serie di rapporti con attori dell’Asia centrale (molti dei quali Paesi in via di sviluppo) accrescendo la sua immagine di potenza e traendone indubbi vantaggi economici.
Il perno Pakistan della politica asiatica cinese
Il perno della politica cinese sarà ancora una volta l’eterno alleato Pakistan, come ha dimostrato la visita del presidente ad Islamabad e l’asse principale dell’alleanza correrà sulla Karakoram Highway. La Cina ha siglato accordi per ingenti investimenti. Il focus di tali stanziamenti sarà il China-Pakistan Economic Corridor: asse che congiungerà la Via della Seta col corridoio marittimo, passando per il porto di Gwadar.
Al rinnovo dell’amicizia col Pakistan ha contribuito sicuramente la rinnovata stabilità politica di Islamabad. Il governo Sharif è frutto di una democratica elezione che ha posto fine alla crisi governativa iniziata nel 2010.
In precedenza le crisi erano state risolte da putsch militari o avevano dato luogo a lunghi periodi di instabilità (come nel decennio 1988-1998). Con questo governo la Repubblica islamica ha l’opportunità di inaugurare un brillante periodo di sviluppo (se riuscirà a vincere la partita col terrorismo) e diviene così maggiormente appetibile agli investimenti cinesi.
Le parole d’ordine ‘felicità’ e ‘rinnovamento’ fulcro del Sogno di Xi sono esemplarmente esemplificate nell’alleanza con Islamabad: felicità per i benefits ottenuti e rinnovamento della secolare alleanza.
L’alleanza rappresenta il premio per gli attori asiatici (in particolare per i Pvs) che si orienteranno a sostenere il Sogno cinese. Il primo alleato a godere dell’amicizia con Pechino è poi, non a caso, il principale avversario dell’unico possibile elemento di resistenza al sogno: l’India.
Dal momento che la Cina ha da sempre perseguito una politica estera di contenimento economico dell’India, ci si deve aspettare un rinnovamento delle alleanze tradizionali (che si confanno a tale politica) e invece un raffreddamento di quelle solamente occasionali.
Francesco Valacchi si è laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. È appassionato di geopolitica e strategia e ufficiale in servizio permanente effettivo nell’esercito italiano.
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L’amministrazione Xi ha iniziato un rinnovamento interno con la campagna anticorruzione che ha sconvolto il Partito (oltre ai clamorosi casi Bo Xilai e Zhou Yongkang un buon numero di dirigenti è stato inquisito). Si tratta di uno sforzo per creare una più positiva immagine della quinta generazione di leader sconfiggendo una delle piaghe più evidenti nella storia della Cina: la corruzione degli apparati governativi.
L’internazionalizzazione dell’economia
Un altro elemento del Sogno è una internazionalizzazione dell’economia concertata a livello centrale (sempre più forte) e portata avanti in senso commerciale (con accordi di varia natura) e finanziario (internazionalizzazione di mercati e moneta).
Si mira alla legittimazione internazionale della potenza economica di Pechino che partiva da una immagine di free-rider. La Cina appariva intenta a conseguire vantaggi immediati per la propria inarrestabile crescita anche contravvenendo alle regole del commercio internazionale.
A partire dall’insediamento di Xi, invece, viene promossa la regolarizzazione del comportamento delle imprese nazionali (le 120 State Owned Enterprises definite campioni dell’economia) e si legifera anche nel senso di un controllo più accentrato.
La Cina sembra oggi perseguire una strategia nella stipula di trattati prediligendo, come con l’Unione europea, Ue (negoziato iniziato nel 2013), Bilateral Investment Treaties a veri e propri Free Trade Agreements che probabilmente aprirebbero troppo il mercato e non darebbero la possibilità di mantenere un residuo di controllo.
Il primo ministro Li Keqiang (principale regista delle riforme economiche) ha promosso una politica di supporto agli istituti bancari, una serie di manovre per l’internazionalizzazione della moneta e l’istituzione di una nuova Banca asiatica di sviluppo a guida cinese (Asian Infrastructure Investment Bank).
L’internazionalizzazione del renminbi non è ancora un obiettivo chiaro: la Cina sa bene che necessiterebbe di una economia più forte per farlo senza incorrere in rischi speculativi; eppure, la Banca Centrale Cinese continua a muoversi in direzione dell’internazionalizzazione (con la creazione di stocks di titoli internazionali e l’apertura dei mercati finanziari).
L’obiettivo attuale è probabilmente la creazione di una immagine della Cina potenza finanziaria internazionale che serva ad un rafforzamento economico (e, solo sul lungo termine, all’internazionalizzazione). Allo stesso modo le manovre per la creazione della AIIB sono un tentativo cinese di soppiantare in Asia la presenza delle istituzioni di Bretton Woods, opportunità che la Cina può perseguire, agli occhi degli altri Stati asiatici, dopo la crisi thailandese del 1997-1998.
La nuova Via della Seta e il Sogno cinese
La ben nota Nuova Via della Seta è parte fondante del Sogno cinese. Il monumentale canale logistico-commerciale-diplomatico che rafforzerà i rapporti con l’Ue e con tutti i Paesi asiatici attraversati avrà una serie di ricadute positive sull’immagine cinese.
Sul versante interno lo sviluppo economico della più arretrata frontiera occidentale beneficerà del traffico che verrà promosso (creando consenso per il Partito). Per l’immagine internazionale ancora più positivi saranno il risalto ed i benefits ottenuti dal collegamento tra la cintura terrestre della Nuova Via della Seta e quella marittima che passa per la regione indo-pacifica e giunge sino al Mediterraneo.
Con questa duplice cintura la Cina si allontana dalla Russia per volgersi al Centro Asia e alleggerisce la propria pressione sull’Area Indo-Pacifica (che non è più il binario di collegamento unico) con una ricaduta molto positiva sulla diplomazia nell’area.
Allo stesso tempo Pechino concederà libertà di movimento a Mosca nei Mari del Nord e andrà a consolidare tutta una serie di rapporti con attori dell’Asia centrale (molti dei quali Paesi in via di sviluppo) accrescendo la sua immagine di potenza e traendone indubbi vantaggi economici.
Il perno Pakistan della politica asiatica cinese
Il perno della politica cinese sarà ancora una volta l’eterno alleato Pakistan, come ha dimostrato la visita del presidente ad Islamabad e l’asse principale dell’alleanza correrà sulla Karakoram Highway. La Cina ha siglato accordi per ingenti investimenti. Il focus di tali stanziamenti sarà il China-Pakistan Economic Corridor: asse che congiungerà la Via della Seta col corridoio marittimo, passando per il porto di Gwadar.
Al rinnovo dell’amicizia col Pakistan ha contribuito sicuramente la rinnovata stabilità politica di Islamabad. Il governo Sharif è frutto di una democratica elezione che ha posto fine alla crisi governativa iniziata nel 2010.
In precedenza le crisi erano state risolte da putsch militari o avevano dato luogo a lunghi periodi di instabilità (come nel decennio 1988-1998). Con questo governo la Repubblica islamica ha l’opportunità di inaugurare un brillante periodo di sviluppo (se riuscirà a vincere la partita col terrorismo) e diviene così maggiormente appetibile agli investimenti cinesi.
Le parole d’ordine ‘felicità’ e ‘rinnovamento’ fulcro del Sogno di Xi sono esemplarmente esemplificate nell’alleanza con Islamabad: felicità per i benefits ottenuti e rinnovamento della secolare alleanza.
L’alleanza rappresenta il premio per gli attori asiatici (in particolare per i Pvs) che si orienteranno a sostenere il Sogno cinese. Il primo alleato a godere dell’amicizia con Pechino è poi, non a caso, il principale avversario dell’unico possibile elemento di resistenza al sogno: l’India.
Dal momento che la Cina ha da sempre perseguito una politica estera di contenimento economico dell’India, ci si deve aspettare un rinnovamento delle alleanze tradizionali (che si confanno a tale politica) e invece un raffreddamento di quelle solamente occasionali.
Francesco Valacchi si è laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. È appassionato di geopolitica e strategia e ufficiale in servizio permanente effettivo nell’esercito italiano.
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