Vertice Apec La Cina ridisegna il mondo Nello del Gatto 14/11/2014 |
È il presidente cinese Xi Jinping il vincitore del vertice dei “si farà e si studierà” dell’Apec, che riunisce i paesi che si affacciano sul Pacifico.
In una ideale classifica dei risultati ottenuti dai leader, il presidente cinese precede il leader russo Vladimir Putin (che ha offerto a Pechino un secondo e sostanzioso accordo sul gas come quello di maggio scorso) e Barack Obama, messo un po’ in disparte.
Dopotutto, il presidente statunitense incontrava quello cinese dopo mesi di raffreddamento dei rapporti per una serie di questioni: dalla vendita di armi a Taiwan a questioni doganali a quelle dei diritti umani.
Accordo sul clima tra Cina e Usa
Il coup de théâtre finale dell’accordo sul clima tra Cina e Usa è sembrato, pur considerandolo un importante passo avanti almeno politico, più un annuncio di marketing che una vera road map sulla limitazione delle emissioni tra i due paesi responsabili del 45% delle emissioni mondiali di anidride carbonica.
Non a caso la Cina si è impegnata con tempi lunghi (impegno a raggiungere il picco delle emissioni di Co2 "intorno al 2030" e a compiere il massimo sforzo per accelerare i tempi, oltre all’ obiettivo quello di portare al 20% entro il 2030 la quota di combustibile non fossile nell'ambito dei consumi energetici primari), mentre, come hanno polemizzato i leader del Congresso Usa, gli Stati Uniti devono impegnarsi da subito, fissando una riduzione del 25-28% entro il 2025.
Non solo: molti dettagli dell’accordo non sono noti, non si conoscono le sanzioni. Il vertice ha sancito che sono sempre più la Cina e Xi Jinping a tenere in mano il pallino delle sorti sia politiche che economiche del mondo.
Il presidente cinese, infatti, ha portato anche a casa l’importante approvazione di una "road map" che dovrebbe portare alla liberalizzazione degli scambi in una regione che comprende le tre economie più forti del mondo - Usa, Cina e Giappone - e che produce il 57% dei beni e servizi del pianeta.
Free Trade Association of Asia Vs Trans Pacific Partnership
La Free Trade Association of Asia/Pacific (Ftap), l’accordo di libero scambio fortemente sostenuto da Pechino sarà studiata fino al 2016. È sostanzialmente in concorrenza con la Trans Pacific Partnership (Tpp), proposta dagli statunitensi e che escludeva la Cina. Per questo, qualora si decidesse di passare alla fase operativa, entrerà in vigore senza interferire, ma cooperando con la Tpp, della quale non fa parte la Cina.
Tale accordo non solo fa bene alla Cina, ma al mondo intero. Con l’aumento del costo delle produzioni nel paese del dragone, molte aziende hanno spostato gli stabilimenti nei paesi dell’area (soprattutto Vietnam, Thailandia, Malesia), ma con l’obiettivo di sfruttare gli accordi commerciali e doganali dell’area (Asean in particolare) per esportare e vendere in Cina, che ha cambiato il suo aspetto da fabbrica del mondo a negozio del mondo, vista la crescente domanda interna e aumento della classe media assetata di acquisti e prodotti.
Molte aziende europee stanno già beneficiando di questo stato di cose e l’accordo con la zona di libero scambio tra l’Asia e il Pacifico moltiplica esponenzialmente queste possibilità di commercio.
È passato in secondo piano, anche se importantissimo, l’accordo tra Washington e Pechino di eliminare le tariffe doganali su più di 200 categorie di prodotti elettronici e hi-tech: dalle console per i videogame ai software dei computer, dai sistemi di Gps alle apparecchiature mediche più avanzate tecnologicamente. Accordo che apre le porte anche alle economie di altri paesi in questi campi.
Più Russia che Usa nella Cina del futuro
Non si è discusso di questioni militari, ma che la Cina voglia continuare a tenere una posizione predominante nell’area - soprattutto nel sud est asiatico - è stato chiaro anche nel successivo vertice Asean, dove il premier cinese Li Keqiang ha offerto un ramoscello d’olivo ai paesi limitrofi (soprattutto Filippine e Vietnam). Lo ha fatto più per limitare l’influenza americana nella zona che altro, ribadendo la sua sovranità sulle isole contese.
Cosa che la Cina ha fatto anche con il Giappone, in un incontro “storico” tra Xi Jinping e il premier giapponese Shinzo Abe, con strette di mano non troppo convinte e impegni più di facciata che reali.
La Cina punta a essere leader mondiale e punta più sulla Russia che sugli Usa come partner.
L’Europa, che i cinesi vedono comunque non come una entità unitaria, rimane come importante partner commerciale. La Russia assicura quello di cui Pechino ha bisogno: fonti energetiche. Così come l’Africa, dove da anni Pechino ha cominciato una opera di neo-colonizzazione.
Nello del Gatto, dopo aver lavorato come giornalista di nera e giudiziaria nella provincia di Napoli seguendo i più importanti processi di camorra, si è dedicato agli Esteri. Nel 2003 era alla stampa della presidenza italiana del consiglio dell'Ue; poi 6 anni in India come corrispondente per l'Ansa e successivamente a Shanghai con lo stesso ruolo.
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In una ideale classifica dei risultati ottenuti dai leader, il presidente cinese precede il leader russo Vladimir Putin (che ha offerto a Pechino un secondo e sostanzioso accordo sul gas come quello di maggio scorso) e Barack Obama, messo un po’ in disparte.
Dopotutto, il presidente statunitense incontrava quello cinese dopo mesi di raffreddamento dei rapporti per una serie di questioni: dalla vendita di armi a Taiwan a questioni doganali a quelle dei diritti umani.
Accordo sul clima tra Cina e Usa
Il coup de théâtre finale dell’accordo sul clima tra Cina e Usa è sembrato, pur considerandolo un importante passo avanti almeno politico, più un annuncio di marketing che una vera road map sulla limitazione delle emissioni tra i due paesi responsabili del 45% delle emissioni mondiali di anidride carbonica.
Non a caso la Cina si è impegnata con tempi lunghi (impegno a raggiungere il picco delle emissioni di Co2 "intorno al 2030" e a compiere il massimo sforzo per accelerare i tempi, oltre all’ obiettivo quello di portare al 20% entro il 2030 la quota di combustibile non fossile nell'ambito dei consumi energetici primari), mentre, come hanno polemizzato i leader del Congresso Usa, gli Stati Uniti devono impegnarsi da subito, fissando una riduzione del 25-28% entro il 2025.
Non solo: molti dettagli dell’accordo non sono noti, non si conoscono le sanzioni. Il vertice ha sancito che sono sempre più la Cina e Xi Jinping a tenere in mano il pallino delle sorti sia politiche che economiche del mondo.
Il presidente cinese, infatti, ha portato anche a casa l’importante approvazione di una "road map" che dovrebbe portare alla liberalizzazione degli scambi in una regione che comprende le tre economie più forti del mondo - Usa, Cina e Giappone - e che produce il 57% dei beni e servizi del pianeta.
Free Trade Association of Asia Vs Trans Pacific Partnership
La Free Trade Association of Asia/Pacific (Ftap), l’accordo di libero scambio fortemente sostenuto da Pechino sarà studiata fino al 2016. È sostanzialmente in concorrenza con la Trans Pacific Partnership (Tpp), proposta dagli statunitensi e che escludeva la Cina. Per questo, qualora si decidesse di passare alla fase operativa, entrerà in vigore senza interferire, ma cooperando con la Tpp, della quale non fa parte la Cina.
Tale accordo non solo fa bene alla Cina, ma al mondo intero. Con l’aumento del costo delle produzioni nel paese del dragone, molte aziende hanno spostato gli stabilimenti nei paesi dell’area (soprattutto Vietnam, Thailandia, Malesia), ma con l’obiettivo di sfruttare gli accordi commerciali e doganali dell’area (Asean in particolare) per esportare e vendere in Cina, che ha cambiato il suo aspetto da fabbrica del mondo a negozio del mondo, vista la crescente domanda interna e aumento della classe media assetata di acquisti e prodotti.
Molte aziende europee stanno già beneficiando di questo stato di cose e l’accordo con la zona di libero scambio tra l’Asia e il Pacifico moltiplica esponenzialmente queste possibilità di commercio.
È passato in secondo piano, anche se importantissimo, l’accordo tra Washington e Pechino di eliminare le tariffe doganali su più di 200 categorie di prodotti elettronici e hi-tech: dalle console per i videogame ai software dei computer, dai sistemi di Gps alle apparecchiature mediche più avanzate tecnologicamente. Accordo che apre le porte anche alle economie di altri paesi in questi campi.
Più Russia che Usa nella Cina del futuro
Non si è discusso di questioni militari, ma che la Cina voglia continuare a tenere una posizione predominante nell’area - soprattutto nel sud est asiatico - è stato chiaro anche nel successivo vertice Asean, dove il premier cinese Li Keqiang ha offerto un ramoscello d’olivo ai paesi limitrofi (soprattutto Filippine e Vietnam). Lo ha fatto più per limitare l’influenza americana nella zona che altro, ribadendo la sua sovranità sulle isole contese.
Cosa che la Cina ha fatto anche con il Giappone, in un incontro “storico” tra Xi Jinping e il premier giapponese Shinzo Abe, con strette di mano non troppo convinte e impegni più di facciata che reali.
La Cina punta a essere leader mondiale e punta più sulla Russia che sugli Usa come partner.
L’Europa, che i cinesi vedono comunque non come una entità unitaria, rimane come importante partner commerciale. La Russia assicura quello di cui Pechino ha bisogno: fonti energetiche. Così come l’Africa, dove da anni Pechino ha cominciato una opera di neo-colonizzazione.
Nello del Gatto, dopo aver lavorato come giornalista di nera e giudiziaria nella provincia di Napoli seguendo i più importanti processi di camorra, si è dedicato agli Esteri. Nel 2003 era alla stampa della presidenza italiana del consiglio dell'Ue; poi 6 anni in India come corrispondente per l'Ansa e successivamente a Shanghai con lo stesso ruolo.
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