Dal momento in cui la Russia ha iniziato a operare
stabilmente in Siria sono state compiute diverse violazioni dello spazio aereo
turco: i velivoli da combattimento russi hanno sconfinato nello spazio aereo di
Ankara in più occasioni. Le violazioni di maggiore rilevanza si sono verificate
il 3 e 4 ottobre scorsi; in questi due
casi aerei Su-24 e Su-30SM sono entrati nello spazio aereo della Turchia per
diversi minuti, nonostante gli avvertimenti della difesa aerea. Il 24 novembre,
un Su-24 russo è stato abbattuto al confine fra Siria e Turchia da caccia F-16
in seguito ad uno sconfinamento di circa 17 secondi nel territorio turco.
L’abbattimento dell’aereo da guerra russo non è stata una semplice risposta
all’ennesimo sconfinamento compiuto dall’aviazione russa. Quest’ultimo deve
essere interpretato come la conseguenza naturale dell’avanzata dell’esercito siriano
nel nordovest della Siria, nei pressi di alcuni villaggi a maggioranza turcofona,
occupati dalle milizie d’opposizione turkmene, che al momento costituiscono un
supporto fondamentale di Ankara nella zona nord-occidentale del paese. In
questo scenario la Russia ha avuto un ruolo rilevante, effettuando dei raid
aerei a supporto dell’offensiva siriana. La Turchia vuole impedire che la
regione di Aleppo cada nelle mani dell’esercito siriano, il quale, con l’aiuto
dei bombardamenti russi, sta accerchiando la parte della città ancora in mano
ai ribelli. Inoltre Ankara sta facendo leva
sulla diffusa preoccupazione europea che tra i profughi possano infiltrarsi i
terroristi dello Stato Islamico. La notevole pressione che sta esercitando sulle
forze occidentali ha come fine quello di ottenere il supporto per
la creazione delle zone sicure o No fly
zone nel nord della Siria, le quali potrebbero contenere campi profughi ed
evitare che gli sfollati proseguano nel loro transito verso l’Europa. Si
tratterebbe di fasce territoriali occupate, alle quali l’esercito siriano e i
suoi alleati non avrebbero alcun accesso. In realtà il vero obiettivo è
arrestare l’avanzata delle milizie curde dell’Ypg lungo il confine e mantenere
aperti i canali di collegamento con i gruppi ribelli islamisti siriani appoggiati
da Ankara. La Russia vuole evitare che ciò avvenga. In una prospettiva a lungo
termine la Turchia teme che un’eventuale federalizzazione del territorio
siriano permetta ai curdi di prendere il sopravvento sui territori che
delimitano il confine fra la stessa Turchia e la Siria, negando alla prima l’accesso al territorio
siriano. Se il territorio siriano occupato dai curdi dovesse ottenere un
riconoscimento internazionale come stato autonomo entro determinati confini,
potrebbe spingere all’insurrezione i 10 milioni di curdi che popolano la
Turchia e alimentare le ovvie pretese di autonomia.
Al momento ci sono fattori importanti che dovrebbero
evitare l’escalation fra Turchia e Russia:
·
Le imprese turche
hanno costruito una parte consistente delle infrastrutture dei giochi olimpici
di Sochi; in cambio i Russi hanno ottenuto l’appalto per costruire una centrale
nucleare sulle coste mediterranee della Turchia.
·
La Turchia è il
secondo acquirente per quantità di grano importato dalla Russia dopo l’Egitto. Negli
ultimi mesi ha acquistato 1,6 milioni di tonnellate di grano dalla Russia. Se questo
scambio commerciale dovesse essere interrotto la Turchia sarebbe costretta ad
acquistare il grano da altri paesi ad un prezzo più alto.
·
La Turchia è il
secondo importatore di gas naturale russo al mondo. Mesi fa i due paesi hanno approvato
la costruzione di un gasdotto attraverso il Mar Nero.
·
Buona parte del
materiale pesante che la Russia trasporta verso la Siria segue una rotta marittima
che include lo stretto dei Dardanelli, un canale di transito al quale non potrà
rinunciare.
·
Negli ultimi anni la
Turchia è stata una delle principali mete turistiche dei russi. Solo nel 2014
più di tre milioni di visitatori russi hanno speso 3,6 miliardi di dollari.
Nello stesso anno il commercio tra questi due stati ha superato i 30 miliardi
di dollari.
L’eventuale deterioramento dei rapporti economici e
diplomatici fra Mosca e Ankara dipende dalla possibile sospensione delle
sanzioni imposte a Mosca in merito alla questione ucraina. Nel caso in cui
dovessero essere ripristinati gli scambi
commerciali tra Europa e Russia, quest’ultima potrebbe interrompere il partenariato economico con la
Turchia e continuare ad operare contro i ribelli siriani e le minoranze
turcofone nel nord della Siria, alimentando un clima di tensione già alto.
Alessandro Ugo Imbriglia
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