Geopolitica marittima Russia e Cina fanno rotta su Mediterraneo e Libia Fabio Caffio 14/05/2015 |
Sempre più protesa verso l'Europa, la Cina ha inviato navi nel Mediterraneo in vista di manovre congiunte con la Russia. L'inedita "alleanza" rientra tra le contromisure russe alle sanzioni occidentali, ma esprime anche altro.
Cina e Russia sembrano intenzionate a giocare un ruolo in Mediterraneo nel quadro della crisi libica. Esse sono inoltre legate alla Grecia da rapporti marittimi di varia natura.
Alleanza navale
Due Fregate ed una nave appoggio cinesi hanno visitato lo scorso 8 maggio Novorossysk in concomitanza con le celebrazioni della vittoria sovietica nella II guerra mondiale.
Successivamente esse hanno iniziato, in aree di acque internazionali tra Creta, Cipro e la Siria, un'esercitazione navale congiunta con altre sei navi russe. Le manovre sono state dedicata alla protezione da rischi alla sicurezza marittima ed all'addestramento reciproco.
Fonti ufficiali cinesi hanno escluso che l'iniziativa implichi un coinvolgimento nelle vicende regionali. Non è tuttavia casuale che l'attività navale sia stata concomitante con i lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu relativi alla risoluzione sul traffico di esseri umani dalla Libia suggerita dall’Italia e proposta da Regno Unito, Francia e Spagna.
Interessi mediterranei
La Russia aspira da secoli ad un controllo del Mediterraneo, mare che al tempo della guerra fredda era un luogo di confronto quotidiano con le forze della Nato. Corollario della sua presenza navale era la teoria della smilitarizzazione del bacino che i leader sovietici periodicamente enunciavano e che si legava a quella dell'uso esclusivo del Mar Nero.
La Cina è invece entrata di recente in Mediterraneo, in parallelo con l'espansione dei propri traffici commerciali verso l'Europa ed in concomitanza con la crisi libica del 2011 (quando la Marina cinese evacuò migliaia di connazionali) e con quella siriana del 2012 (quando appoggiò l'azione russa contro Nato e Usa).
Entrambi i Paesi hanno stretti rapporti con la Grecia: la Russia ha di recente rinsaldato gli antichi legami politico-culturali (in anni passati le navi russe restavano all'ancora nelle acque territoriali greche), assicurando il sostegno delle proprie imprese alle trivellazioni in acque elleniche; la Cina ha acquisito gran parte del porto del Pireo guadagnando una posizione privilegiata per i traffici mediterranei ma anche, forse, un ormeggio per la propria Marina.
Riserve contrasto scafisti
Non è ancora chiaro come Russia e Cina giocheranno la partita del prossimo Consiglio di Sicurezza sulla Libia anche se è prevedibile che cercheranno di evitare gli errori derivanti dall'essersi astenuti nel 2011 al momento della creazione della No-fly zone con la risoluzione 1973.
La Russia ha già dichiarato che immagina, contro gli scafisti, un'azione simile a quella contro i pirati del Corno d'Africa basata sul rispetto della sovranità territoriale dello Stato costiero e sulla prevenzione e contrasto delle attività illecite in mare.
Anche la Cina tenderà a non appoggiare autonomi raid militari sul suolo libico in nome del principio di non interferenza, secondo una posizione già assunta al momento dell'emanazione della prima risoluzione antipirateria (la 1816 del 2008).
Egualmente è possibile che Pechino ponga limiti al controllo in mare di navi di altra bandiera (che i trafficanti possono usare in acque internazionali) come fatto per la risoluzione 2146 (2014) sull'embargo di armi e petrolio alla Cirenaica.
È quindi difficile pensare che l'Unione europea riesca a fare passare una risoluzione che autorizzi l'autonomo uso della forza in acque territoriali libiche in azioni preventive di "identificazione, cattura e distruzione" delle imbarcazioni usate dagli scafisti. A meno, ovviamente, che le operazioni navali costiere vengano svolte sotto il controllo delle autorità libiche.
Attivo ruolo marittimo
In definitiva, Russia e Cina, uniti dalla stessa volontà di giocare attivamente un proprio ruolo nelle acque del Mediterraneo, cercheranno di assecondare le remore di tutte le fazioni libiche verso un intervento occidentale di polizia marittima internazionale.
In questa prospettiva è presumibile che una risoluzione dell’Onu depotenziata nei contenuti militari favorisca la partecipazione di Mosca e Pechino ad attività di pattugliamento navale anti-scafisti, condotte in maniera indipendente al di fuori del dispositivo Ue (che probabilmente si integrerà con quello Nato).
Questo è già avvenuto nel Corno d'Africa per le missioni Atalanta ed Ocean Shield e non si può dire sia stato un fattore negativo. Forse la Ue, in una prospettiva di realpolitik, avrebbe da guadagnare da un coinvolgimento, sia pur minimale, di Russia e Cina.
Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto in diritto internazionale marittimo.
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Alleanza navale
Due Fregate ed una nave appoggio cinesi hanno visitato lo scorso 8 maggio Novorossysk in concomitanza con le celebrazioni della vittoria sovietica nella II guerra mondiale.
Successivamente esse hanno iniziato, in aree di acque internazionali tra Creta, Cipro e la Siria, un'esercitazione navale congiunta con altre sei navi russe. Le manovre sono state dedicata alla protezione da rischi alla sicurezza marittima ed all'addestramento reciproco.
Fonti ufficiali cinesi hanno escluso che l'iniziativa implichi un coinvolgimento nelle vicende regionali. Non è tuttavia casuale che l'attività navale sia stata concomitante con i lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu relativi alla risoluzione sul traffico di esseri umani dalla Libia suggerita dall’Italia e proposta da Regno Unito, Francia e Spagna.
Interessi mediterranei
La Russia aspira da secoli ad un controllo del Mediterraneo, mare che al tempo della guerra fredda era un luogo di confronto quotidiano con le forze della Nato. Corollario della sua presenza navale era la teoria della smilitarizzazione del bacino che i leader sovietici periodicamente enunciavano e che si legava a quella dell'uso esclusivo del Mar Nero.
La Cina è invece entrata di recente in Mediterraneo, in parallelo con l'espansione dei propri traffici commerciali verso l'Europa ed in concomitanza con la crisi libica del 2011 (quando la Marina cinese evacuò migliaia di connazionali) e con quella siriana del 2012 (quando appoggiò l'azione russa contro Nato e Usa).
Entrambi i Paesi hanno stretti rapporti con la Grecia: la Russia ha di recente rinsaldato gli antichi legami politico-culturali (in anni passati le navi russe restavano all'ancora nelle acque territoriali greche), assicurando il sostegno delle proprie imprese alle trivellazioni in acque elleniche; la Cina ha acquisito gran parte del porto del Pireo guadagnando una posizione privilegiata per i traffici mediterranei ma anche, forse, un ormeggio per la propria Marina.
Riserve contrasto scafisti
Non è ancora chiaro come Russia e Cina giocheranno la partita del prossimo Consiglio di Sicurezza sulla Libia anche se è prevedibile che cercheranno di evitare gli errori derivanti dall'essersi astenuti nel 2011 al momento della creazione della No-fly zone con la risoluzione 1973.
La Russia ha già dichiarato che immagina, contro gli scafisti, un'azione simile a quella contro i pirati del Corno d'Africa basata sul rispetto della sovranità territoriale dello Stato costiero e sulla prevenzione e contrasto delle attività illecite in mare.
Anche la Cina tenderà a non appoggiare autonomi raid militari sul suolo libico in nome del principio di non interferenza, secondo una posizione già assunta al momento dell'emanazione della prima risoluzione antipirateria (la 1816 del 2008).
Egualmente è possibile che Pechino ponga limiti al controllo in mare di navi di altra bandiera (che i trafficanti possono usare in acque internazionali) come fatto per la risoluzione 2146 (2014) sull'embargo di armi e petrolio alla Cirenaica.
È quindi difficile pensare che l'Unione europea riesca a fare passare una risoluzione che autorizzi l'autonomo uso della forza in acque territoriali libiche in azioni preventive di "identificazione, cattura e distruzione" delle imbarcazioni usate dagli scafisti. A meno, ovviamente, che le operazioni navali costiere vengano svolte sotto il controllo delle autorità libiche.
Attivo ruolo marittimo
In definitiva, Russia e Cina, uniti dalla stessa volontà di giocare attivamente un proprio ruolo nelle acque del Mediterraneo, cercheranno di assecondare le remore di tutte le fazioni libiche verso un intervento occidentale di polizia marittima internazionale.
In questa prospettiva è presumibile che una risoluzione dell’Onu depotenziata nei contenuti militari favorisca la partecipazione di Mosca e Pechino ad attività di pattugliamento navale anti-scafisti, condotte in maniera indipendente al di fuori del dispositivo Ue (che probabilmente si integrerà con quello Nato).
Questo è già avvenuto nel Corno d'Africa per le missioni Atalanta ed Ocean Shield e non si può dire sia stato un fattore negativo. Forse la Ue, in una prospettiva di realpolitik, avrebbe da guadagnare da un coinvolgimento, sia pur minimale, di Russia e Cina.
Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto in diritto internazionale marittimo.
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