Master in
“TERRORISMO ED
ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE ”
L’evoluzione
delle Tattiche
. 4.1 Gli attentati esplosivi di circostanza, improvised explosive devices (IEDs) e gli attentati suicidi
. 4.2 Gli attacchi di nucleo
. 4.3 Le origini del Martirio, Istishhadi
. 4.4 La Brigata Martire
Gli attentati esplosivi di circostanza, improvised explosive devices (IEDs)
e gli attentati suicidi
Uno dei più
letali adattamenti al conflitto, apportati dai talebani, fu lo sviluppo delle
tecnologie per la preparazione degli ordigni esplosivi improvvisati, conosciuti
in inglese con il termine di improvised
explosive devices (IEDs) e l'impiego
di attentatori suicidi. L’uso di tali tecniche in Afghanistan era sempre stato piuttosto
raro, ma i talebani dovettero introdurre nuovi sistemi per poter contrastare le
forze della coalizione, le quali disponevano della migliore tecnologia militare
disponibile sul pianeta.
La
conoscenza sulla fabbricazione degli ordigni, dei sistemi d’innesco e
attivazione a distanza, arrivò con molta probabilità dall’Iraq. L’utilizzo di
questa tattica fu la causa di circa la metà delle vittime americane in Iraq
fino alla metà degli anni 2000[1].
Il
vantaggio tattico di questi dispositivi, indiscutibilmente, presentava anche dei
riflessi strategici, vista la fragile tolleranza da parte dell’occidente nel subire
perdite, soprattutto per quanto riguardava quella missione. Inoltre, gli ordigni
esplosivi improvvisati negavano una componente fondamentale per la missione, cioè
la libertà di movimento e così i talebani iniziarono ad incorporare queste
tattiche nella loro dottrina sfruttando la loro efficienza ed economicità. Gli ordigni
esplosivi improvvisati, non richiedevano una logistica complicata, potevano
essere fabbricati nelle abitazioni con pochi strumenti e avevano il grande
vantaggio di poter essere attivati a distanza.
L’attivazione
remota ed il basso costo degli ordigni improvvisati, permise ai talebani di ottenere
la distruzione di veicoli blindati sofisticati e con una tecnologia molto
costosa oltre che causare centinaia di vittime. I talebani sfruttarono anche il
fatto di poter abbinare la tecnologia degli ordigni esplosivi improvvisati con gli
effetti psicologici dell'esplosione causata da attentatori suicidi. Usando questi
dispositivi nelle aree pubbliche affollate, potevano dimostrare l’incapacità
del governo afghano di poter proteggere i propri cittadini[2].
Nonostante
le questioni etiche che potevano essere sollevate all’interno della leadership talebana, la grande efficacia
degli ordigni improvvisati e degli attentati suicidi non poteva essere ignorata
e si ebbe di conseguenza un aumento di ben cinque volte nell’uso di queste
tattiche nel 2006.
L’implementazione
degli IEDs e l’impiego di attentatori
suicidi da parte dei talebani, rappresenta un chiaro esempio della capacità
dell’insurrezione talebana di adattare le proprie tattiche per poter conseguire
i propri obiettivi politici e militari. L’evoluzione delle tattiche utilizzate
dai talebani e il diverso modus operandi
di combattere, non indifferentemente, aveva anche iniziato a cambiare la natura
del gruppo stesso, portando i talebani ad essere qualcosa di differente da
quello che erano nel 1994.
1.
Gli attacchi di nucleo
Sebbene i
talebani utilizzassero tattiche innovative come gli ordigni esplosivi di
circostanza e l’impiego di attentatori suicidi per poter supportare la loro insurrezione,
in molte regioni essi combattevano ancora come una forza di tipo “convenzionale”.
In inferiorità numerica e sopraffatti dalle forze della coalizione che
disponevano di armamenti moderni, questo modo di combattere portava a perdite
di massa tra le fila dei talebani[3].
I talebani
iniziarono quindi capire di dover formare piccoli gruppi che sfruttavano la dispersione,
la concentrazione ed il cambiamento costante di posizione che sono tipici della
guerriglia. Questi piccoli gruppi furono in grado di effettuare attacchi di nucleo
contro vari obiettivi e di organizzare imboscate molto efficaci. Del resto,
erano pur sempre, degli esperti conoscitori del territorio e potevano muoversi
rapidamente attraverso i terreni montuosi del Paese, avendo sostegno logistico
dai villaggi.
Le forze
della coalizione invece, si muovevano lentamente ostacolate da strade
dissestate, appesantite da attrezzature ingombranti e rallentate dalle continue
ricerche degli ordigni esplosivi improvvisati. Questa situazione portò la
coalizione a dover incrementare la loro attività nell’unica dimensione che non
era sotto il controllo dei talebani e cioè lo spazio aereo.
Oltre ad
avere il supporto logistico dei villaggi, i talebani dopo gli attacchi e le
imboscate, tornavano nei villaggi. Reintegrandosi nella popolazione locale,
rendevano molto difficile la loro individuazione e la successiva neutralizzazione,
specialmente con le regole d’ingaggio in vigore. Uno dei pilastri della counter-insurgency infatti, era proprio la
protezione della popolazione locale, vincere le menti e i cuori degli afghani e
ciò non poteva avvenire con gli effetti collaterali delle operazioni militari.
4. Le origini del Martirio, Istishhadi
Istishhad è la parola araba per
"martire". Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo il termine Istishhad enfatizza l'eroismo del
sacrificio e si è evoluto in una strategia militare e politica spesso definita
come "operazioni di martirio". Le origini dei moderni attacchi di Istishhadi si possono trovate già con
gli sciiti in Iran durante la guerra Iran-Iraq del 1980-1988, più tardi poi con
il gruppo islamico palestinese Hamas e in Iraq. Gruppi terroristici jihadisti, come
in particolare Al-Qaeda, hanno adottato
questa modalità di azione fino a raggiungere livelli precedentemente
sconosciuti.
Gli atti di Istishhad sono
regolati dalle leggi islamiche associate alla guerra armata. Le regole che
governano la Jihad, che letteralmente
significa lotta ma spesso chiamata "guerra santa" dai non musulmani,
sono trattate in modo estremamente dettagliato nei testi classici della
giurisprudenza islamica. Nella legge islamica, Jihad è un obbligo religioso collettivo per la comunità musulmana;
quando la comunità è in pericolo, i musulmani sono soggetti a oppressione e
schiavitù. Le regole che governano questi conflitti includono, in particolare,
di non uccidere donne, bambini o non combattenti e di lasciare intatte le aree
coltivate o residenziali.
Per più di un millennio, questi principi sono stati accettati da
sunniti e sciiti; tuttavia, dagli anni ottanta in poi, i militanti islamisti
hanno sfidato le regole tradizionali della guerra islamica, nel tentativo di
giustificare gli attentati suicidi nonostante le chiare contraddizioni con le
leggi islamiche stabilite.
All’inizio del XXI secolo, le attività di martirio da parte dei
musulmani iniziarono ad essere dirette contro altri musulmani. Soprattutto in
Iraq, molti civili e persino moschee e santuari furono presi di mira e migliaia
di musulmani, soprattutto sciiti, sono diventati non solo gli iniziatori ma
anche le vittime delle operazioni di martirio.
Solo tra il 2000 e il 2003, oltre 300 attacchi suicidi, uccisero
più di 5.300 persone in 17 paesi e ne ferirono altre migliaia[4].Almeno il 70% di questi
attacchi erano motivati religiosamente, con più di 100 attacchi presumibilmente
condotti da Al-Qaeda o affiliati che
agivano in nome di Al-Qaeda. I gruppi
jihadisti islamici erano collegati in una rete in modo da consentire lo “swarming” (da sciame), dove attori di diversi
gruppi potevano colpire e poi disperdersi.
Gli attacchi suicidi multipli e coordinati, nei paesi e continenti,
erano il segno distintivo dell’adattamento alla creazione di una rete globale
da parte di Al-Qaeda e la guerra in
Iraq portò a dare nuova energia ai vari gruppi[5]. Inoltre, il professor Alberto Abadie dell'Università
di Harvard condusse un'indagine empirica sulle determinanti del terrorismo,
dimostrando che la transizione da un regime autoritario ad uno democratico può
essere accompagnata da un aumento temporaneo del terrorismo[6].
5. La Brigata Martire
Nel 2021 i talebani annunciarono la costituzione di un battaglione
di attentatori suicidi, quale unità ufficialmente inquadrata nelle forze armate
dell'Afghanistan. Questa “brigata del martirio” posta sotto il controllo del ministero
della Difesa avrebbe dovuto esser impiegata per la conduzione di operazioni
speciali. L’annuncio venne subito condannato come “orribile e spaventoso” da
Shaharzad Akbar, presidente della Commissione indipendente per i diritti umani
dell’Afghanistan. Prima di prendere il potere, nel 2021, i talebani avevano
gia’ di fatto impiegato gli attentatori suicidi come uno strumento letale per
attaccare le forze straniere ed afghane e per terrorizzare la popolazione
civile.
La violenza contro la popolazione, tuttavia, continuò, come nella
valle del Panshir, teatro di scontri tra i talebani e forze di opposizione e
questo nonostante le promesse di moderazione da parte dei talebani[7]. Inoltre dal gennaio 2017, fu lo
Stato islamico Khorasan (ISIS-K) il responsabile di quasi 100 attacchi contro
civili in Afghanistan e in Pakistan. ISIS-K lanciò
attacchi quotidiani contro i talebani, tendendo imboscate ed assassinando i
suoi agenti, continuando a condurre attacchi di massa contro i civili,
prendendo di mira la minoranza sciita Hazara.
Quando i Talebani presero il potere e iniziarono a trasformarsi da
insurrezione a governo, il loro contingente di kamikaze continuò a rimanere centrale nella loro strategia militare
e politica. Nella parata per festeggiare la vittoria, i talebani decisero di
mostrare i loro attentatori suicidi e il loro arsenale di giubbotti carichi di
esplosivi, suscitando, tra l’altro, l’ indignazione di molti afghani in quanto gli
attacchi suicidi dei talebani furono la causa dell’uccisione di centinaia di
civili nel corso degli anni.
David Edwards, professore di
antropologia al Williams College afferma che “L’attuale leadership talebana cerca di appropriarsi retroattivamente degli
attentati suicidi in tutte le loro forme e di dargli un nuovo significato che
possa aiutarli a trasformare un’insurrezione decentralizzata in un governo
unificato”.
La nuova brigata di attentatori
suicidi ha quindi lo scopo di “conferire legittimità alla leadership talebana mentre tenta di trasformarsi in una parvenza di
governo con truppe regolari sotto il suo comando e non solo agenti segreti di
violenza”[8]. Edwards afferma che i talebani hanno “trasformato la
tattica degli attentati suicidi nel fulcro del loro messaggio ideologico e lo
stesso giubbotto suicida nel suo simbolo centrale”.
Il
Professor Edwars nel suo
approccio per capire l’evoluzione degli attacchi dinamitardi suicidi in
Afghanistan, segue il modello di Sahlins, focalizzato sul rituale come forma
attraverso la quale la struttura della congiuntura viene mediata [9].
Sahlins sviluppò il concetto di "struttura della congiuntura" per
affrontare il problema della struttura e dell'azione, in altre parole che le
società erano modellate dalla complessa congiuntura di una varietà di forze, o
strutture.
Le “brigate del martirio”, oggi
fanno ufficialmente parte delle forze di sicurezza talebane e come ha affermato
Mawlawi Noor Jalal Jalali, viceministro degli interni dei talebani, sono “l’orgoglio
del gruppo”. Nel mese di ottobre 2021, i talebani annunciarono lo schieramento
della loro “brigata del martirio” lungo il confine con il Tagikistan a seguito delle
tensioni tra il governo guidato dai talebani e Dushanbe, che accusava il gruppo
di monopolizzare il potere. Abdul Basit Badar, capo della brigata, dichiarò a
Radio Azadi che gli attentatori suicidi erano “pronti a difendere il nostro
Paese ad ogni costo”[10].
A Kabul, il ministro degli Interni
ad interim talebano, Sirajuddin Haqqani, tenne una cerimonia in onore degli
attentatori suicidi e secondo quanto riferito, accolse e abbracciò le famiglie
degli attentatori, salutandoli come “eroi dell’Islam e del paese”. A ciascuna
famiglia fu donato denaro e fu promesso un appezzamento di terra. Sirajuddin
Haqqani, affermò che la sua organizzazione, la Rete Haqqani, ha effettuato più
operazioni suicide di qualsiasi altro gruppo.
Nell’evoluzione delle tattiche usate
dal movimento talebano, l’elemento dell’attentato di tipo suicida, col tempo,
prese una certa importanza. In questo ambito, vale la pena ricordare uno degli
attacchi più importanti che siano avvenuti nel cuore di Kabul, qualche
settimana prima della caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani:
Il 3 Agosto 2021, un’autobomba venne fatta esplodere
nei pressi della residenza del ministro della Difesa, Bismillah Mohammadi e un commando
armato fece irruzione in un edificio adiacente provocando uno scontro a fuoco
con gli agenti della sicurezza a protezione dell’abitazione. Il commando venne
eliminato dalle forze di sicurezza afghane e l’azione provocò un bilancio
sanguinoso di almeno 8 morti
e 20 feriti, dimostrando la
precarietà dell’esecutivo di Ashraf
Ghani, ormai assediato dal sopravanzare delle truppe talebane in tutto
lo Stato, dopo l’avvio del ritiro dei militari stranieri.
Sebbene l’offensiva non colpì
direttamente alcun membro del governo di Kabul o del Parlamento, restò, comunque,
il duro colpo inflitto alle prospettive di sopravvivenza dell’esecutivo. La
realtà raccontò di un Ghani assediato dalla violenta ondata di attacchi da
parte dei gruppi talibani che già allora impedirono alle istituzioni centrali
il controllo di circa l’85% del territorio, dopo la conquista di Kandahar e
l’assedio di Herat, città dove era presente fino a poche settimane prima il
contingente italiano.
[1] Clay Wilson, Improvised Explosive Devices (IEDs) in
Iraq and Afghanistan: Effects and
Countermeasures, CRS Report
No. RS22330 (Washington, DC: Congressional Research Service, 2006),
[2] Johnson, “Taliban
Adaptations and Innovations,” 12.
[3] Farrell,
“Unbeatable,” 70-71.
[4] Scott Atran, “Individual Factors in Suicide
Terrorism,” Science, 2 April 2004, pp. 47–49
[5] Scott Atran, “Mishandling Suicide Terrorism,” The
Washington Quarterly, Spring 2004
[6] Alberto Abadie, “Poverty, Political Freedom, and the
Roots of Terrorism,” Harvard University and National Bureau of Economic
Research, October 2004
[7] Afghanistan:
Taliban plans for suicide brigade reveal changing nature of warfare in
21st century Published: January 13, 2022
[8] David Edwards, Williams College.
[9] Professor David Edwards’ book:
Caravan of
Martyrs: Sacrifice and Suicide Bombing in Afghanistan, pag. 18
[10] Radio free Europe,
https://www.rferl.org/a/taliban-suicide-bombings-afghanistan/31546216.html
MASTER DI I LIVELLO IN TERRORISMO ED ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE , Università degli Studi Niccolò Cusano UNICUSANO – a.a. 2022-2023 – La Tesi è presso il CESVAM - Centro Studi sul Valore Militare Emeroteca E' consultabile dietro permesso dell'Autore.
Info centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
Nessun commento:
Posta un commento