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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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venerdì 10 gennaio 2025

Georg Barattini Tesi di Laurea Evoluzione delle tattiche usate dal movimento talebano

 

Master in

“TERRORISMO ED ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE ”

 Evoluzione delle tattiche usate dal movimento talebano

 Anno  Accademico 22022 2023

L’evoluzione delle Tattiche

.  4.1 Gli attentati esplosivi di circostanza, improvised explosive devices (IEDs) e gli attentati suicidi

.  4.2 Gli attacchi di nucleo

.  4.3 Le origini del Martirio, Istishhadi

.  4.4 La Brigata Martire

Gli attentati esplosivi di circostanza, improvised explosive devices (IEDs) e gli attentati suicidi

Uno dei più letali adattamenti al conflitto, apportati dai talebani, fu lo sviluppo delle tecnologie per la preparazione degli ordigni esplosivi improvvisati, conosciuti in inglese con il termine di improvised explosive devices (IEDs) e l'impiego di attentatori suicidi. L’uso di tali tecniche in Afghanistan era sempre stato piuttosto raro, ma i talebani dovettero introdurre nuovi sistemi per poter contrastare le forze della coalizione, le quali disponevano della migliore tecnologia militare disponibile sul pianeta.

La conoscenza sulla fabbricazione degli ordigni, dei sistemi d’innesco e attivazione a distanza, arrivò con molta probabilità dall’Iraq. L’utilizzo di questa tattica fu la causa di circa la metà delle vittime americane in Iraq fino alla metà degli anni 2000[1].

Il vantaggio tattico di questi dispositivi, indiscutibilmente, presentava anche dei riflessi strategici, vista la fragile tolleranza da parte dell’occidente nel subire perdite, soprattutto per quanto riguardava quella missione. Inoltre, gli ordigni esplosivi improvvisati negavano una componente fondamentale per la missione, cioè la libertà di movimento e così i talebani iniziarono ad incorporare queste tattiche nella loro dottrina sfruttando la loro efficienza ed economicità. Gli ordigni esplosivi improvvisati, non richiedevano una logistica complicata, potevano essere fabbricati nelle abitazioni con pochi strumenti e avevano il grande vantaggio di poter essere attivati a distanza.

L’attivazione remota ed il basso costo degli ordigni improvvisati, permise ai talebani di ottenere la distruzione di veicoli blindati sofisticati e con una tecnologia molto costosa oltre che causare centinaia di vittime. I talebani sfruttarono anche il fatto di poter abbinare la tecnologia degli ordigni esplosivi improvvisati con gli effetti psicologici dell'esplosione causata da attentatori suicidi. Usando questi dispositivi nelle aree pubbliche affollate, potevano dimostrare l’incapacità del governo afghano di poter proteggere i propri cittadini[2].

Nonostante le questioni etiche che potevano essere sollevate all’interno della leadership talebana, la grande efficacia degli ordigni improvvisati e degli attentati suicidi non poteva essere ignorata e si ebbe di conseguenza un aumento di ben cinque volte nell’uso di queste tattiche nel 2006.

L’implementazione degli IEDs e l’impiego di attentatori suicidi da parte dei talebani, rappresenta un chiaro esempio della capacità dell’insurrezione talebana di adattare le proprie tattiche per poter conseguire i propri obiettivi politici e militari. L’evoluzione delle tattiche utilizzate dai talebani e il diverso modus operandi di combattere, non indifferentemente, aveva anche iniziato a cambiare la natura del gruppo stesso, portando i talebani ad essere qualcosa di differente da quello che erano nel 1994.

 

1.      Gli attacchi di nucleo

Sebbene i talebani utilizzassero tattiche innovative come gli ordigni esplosivi di circostanza e l’impiego di attentatori suicidi per poter supportare la loro insurrezione, in molte regioni essi combattevano ancora come una forza di tipo “convenzionale”. In inferiorità numerica e sopraffatti dalle forze della coalizione che disponevano di armamenti moderni, questo modo di combattere portava a perdite di massa tra le fila dei talebani[3].

I talebani iniziarono quindi capire di dover formare piccoli gruppi che sfruttavano la dispersione, la concentrazione ed il cambiamento costante di posizione che sono tipici della guerriglia. Questi piccoli gruppi furono in grado di effettuare attacchi di nucleo contro vari obiettivi e di organizzare imboscate molto efficaci. Del resto, erano pur sempre, degli esperti conoscitori del territorio e potevano muoversi rapidamente attraverso i terreni montuosi del Paese, avendo sostegno logistico dai villaggi.

Le forze della coalizione invece, si muovevano lentamente ostacolate da strade dissestate, appesantite da attrezzature ingombranti e rallentate dalle continue ricerche degli ordigni esplosivi improvvisati. Questa situazione portò la coalizione a dover incrementare la loro attività nell’unica dimensione che non era sotto il controllo dei talebani e cioè lo spazio aereo.

Oltre ad avere il supporto logistico dei villaggi, i talebani dopo gli attacchi e le imboscate, tornavano nei villaggi. Reintegrandosi nella popolazione locale, rendevano molto difficile la loro individuazione e la successiva neutralizzazione, specialmente con le regole d’ingaggio in vigore. Uno dei pilastri della counter-insurgency infatti, era proprio la protezione della popolazione locale, vincere le menti e i cuori degli afghani e ciò non poteva avvenire con gli effetti collaterali delle operazioni militari.

 

4. Le origini del Martirio, Istishhadi

Istishhad è la parola araba per "martire". Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo il termine Istishhad enfatizza l'eroismo del sacrificio e si è evoluto in una strategia militare e politica spesso definita come "operazioni di martirio". Le origini dei moderni attacchi di Istishhadi si possono trovate già con gli sciiti in Iran durante la guerra Iran-Iraq del 1980-1988, più tardi poi con il gruppo islamico palestinese Hamas e in Iraq. Gruppi terroristici jihadisti, come in particolare Al-Qaeda, hanno adottato questa modalità di azione fino a raggiungere livelli precedentemente sconosciuti.

 

Gli atti di Istishhad sono regolati dalle leggi islamiche associate alla guerra armata. Le regole che governano la Jihad, che letteralmente significa lotta ma spesso chiamata "guerra santa" dai non musulmani, sono trattate in modo estremamente dettagliato nei testi classici della giurisprudenza islamica. Nella legge islamica, Jihad è un obbligo religioso collettivo per la comunità musulmana; quando la comunità è in pericolo, i musulmani sono soggetti a oppressione e schiavitù. Le regole che governano questi conflitti includono, in particolare, di non uccidere donne, bambini o non combattenti e di lasciare intatte le aree coltivate o residenziali.

 

Per più di un millennio, questi principi sono stati accettati da sunniti e sciiti; tuttavia, dagli anni ottanta in poi, i militanti islamisti hanno sfidato le regole tradizionali della guerra islamica, nel tentativo di giustificare gli attentati suicidi nonostante le chiare contraddizioni con le leggi islamiche stabilite.

 

All’inizio del XXI secolo, le attività di martirio da parte dei musulmani iniziarono ad essere dirette contro altri musulmani. Soprattutto in Iraq, molti civili e persino moschee e santuari furono presi di mira e migliaia di musulmani, soprattutto sciiti, sono diventati non solo gli iniziatori ma anche le vittime delle operazioni di martirio.

 

Solo tra il 2000 e il 2003, oltre 300 attacchi suicidi, uccisero più di 5.300 persone in 17 paesi e ne ferirono altre migliaia[4].Almeno il 70% di questi attacchi erano motivati religiosamente, con più di 100 attacchi presumibilmente condotti da Al-Qaeda o affiliati che agivano in nome di Al-Qaeda. I gruppi jihadisti islamici erano collegati in una rete in modo da consentire lo “swarming” (da sciame), dove attori di diversi gruppi potevano colpire e poi disperdersi.

 

Gli attacchi suicidi multipli e coordinati, nei paesi e continenti, erano il segno distintivo dell’adattamento alla creazione di una rete globale da parte di Al-Qaeda e la guerra in Iraq portò a dare nuova energia ai vari gruppi[5]. Inoltre, il professor Alberto Abadie dell'Università di Harvard condusse un'indagine empirica sulle determinanti del terrorismo, dimostrando che la transizione da un regime autoritario ad uno democratico può essere accompagnata da un aumento temporaneo del terrorismo[6].

 

5. La Brigata Martire

 

Nel 2021 i talebani annunciarono la costituzione di un battaglione di attentatori suicidi, quale unità ufficialmente inquadrata nelle forze armate dell'Afghanistan. Questa “brigata del martirio” posta sotto il controllo del ministero della Difesa avrebbe dovuto esser impiegata per la conduzione di operazioni speciali. L’annuncio venne subito condannato come “orribile e spaventoso” da Shaharzad Akbar, presidente della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan. Prima di prendere il potere, nel 2021, i talebani avevano gia’ di fatto impiegato gli attentatori suicidi come uno strumento letale per attaccare le forze straniere ed afghane e per terrorizzare la popolazione civile.

 

La violenza contro la popolazione, tuttavia, continuò, come nella valle del Panshir, teatro di scontri tra i talebani e forze di opposizione e questo nonostante le promesse di moderazione da parte dei talebani[7]. Inoltre dal gennaio 2017, fu lo Stato islamico Khorasan (ISIS-K) il responsabile di quasi 100 attacchi contro civili in Afghanistan e in Pakistan. ISIS-K lanciò attacchi quotidiani contro i talebani, tendendo imboscate ed assassinando i suoi agenti, continuando a condurre attacchi di massa contro i civili, prendendo di mira la minoranza sciita Hazara.

 

Quando i Talebani presero il potere e iniziarono a trasformarsi da insurrezione a governo, il loro contingente di kamikaze continuò a rimanere centrale nella loro strategia militare e politica. Nella parata per festeggiare la vittoria, i talebani decisero di mostrare i loro attentatori suicidi e il loro arsenale di giubbotti carichi di esplosivi, suscitando, tra l’altro, l’ indignazione di molti afghani in quanto gli attacchi suicidi dei talebani furono la causa dell’uccisione di centinaia di civili nel corso degli anni.

 

David Edwards, professore di antropologia al Williams College afferma che “L’attuale leadership talebana cerca di appropriarsi retroattivamente degli attentati suicidi in tutte le loro forme e di dargli un nuovo significato che possa aiutarli a trasformare un’insurrezione decentralizzata in un governo unificato”.

 

La nuova brigata di attentatori suicidi ha quindi lo scopo di “conferire legittimità alla leadership talebana mentre tenta di trasformarsi in una parvenza di governo con truppe regolari sotto il suo comando e non solo agenti segreti di violenza”[8]. Edwards afferma che i talebani hanno “trasformato la tattica degli attentati suicidi nel fulcro del loro messaggio ideologico e lo stesso giubbotto suicida nel suo simbolo centrale”.

 

Il Professor Edwars nel suo approccio per capire l’evoluzione degli attacchi dinamitardi suicidi in Afghanistan, segue il modello di Sahlins, focalizzato sul rituale come forma attraverso la quale la struttura della congiuntura viene mediata [9]. Sahlins sviluppò il concetto di "struttura della congiuntura" per affrontare il problema della struttura e dell'azione, in altre parole che le società erano modellate dalla complessa congiuntura di una varietà di forze, o strutture.

 

Le “brigate del martirio”, oggi fanno ufficialmente parte delle forze di sicurezza talebane e come ha affermato Mawlawi Noor Jalal Jalali, viceministro degli interni dei talebani, sono “l’orgoglio del gruppo”. Nel mese di ottobre 2021, i talebani annunciarono lo schieramento della loro “brigata del martirio” lungo il confine con il Tagikistan a seguito delle tensioni tra il governo guidato dai talebani e Dushanbe, che accusava il gruppo di monopolizzare il potere. Abdul Basit Badar, capo della brigata, dichiarò a Radio Azadi che gli attentatori suicidi erano “pronti a difendere il nostro Paese ad ogni costo”[10].

 

A Kabul, il ministro degli Interni ad interim talebano, Sirajuddin Haqqani, tenne una cerimonia in onore degli attentatori suicidi e secondo quanto riferito, accolse e abbracciò le famiglie degli attentatori, salutandoli come “eroi dell’Islam e del paese”. A ciascuna famiglia fu donato denaro e fu promesso un appezzamento di terra. Sirajuddin Haqqani, affermò che la sua organizzazione, la Rete Haqqani, ha effettuato più operazioni suicide di qualsiasi altro gruppo.

 

Nell’evoluzione delle tattiche usate dal movimento talebano, l’elemento dell’attentato di tipo suicida, col tempo, prese una certa importanza. In questo ambito, vale la pena ricordare uno degli attacchi più importanti che siano avvenuti nel cuore di Kabul, qualche settimana prima della caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani:

 

Il 3 Agosto 2021, un’autobomba venne fatta esplodere nei pressi della residenza del ministro della Difesa, Bismillah Mohammadi e un commando armato fece irruzione in un edificio adiacente provocando uno scontro a fuoco con gli agenti della sicurezza a protezione dell’abitazione. Il commando venne eliminato dalle forze di sicurezza afghane e l’azione provocò un bilancio sanguinoso di almeno 8 morti20 feriti, dimostrando la precarietà dell’esecutivo di Ashraf Ghani, ormai assediato dal sopravanzare delle truppe talebane in tutto lo Stato, dopo l’avvio del ritiro dei militari stranieri.

 

Sebbene l’offensiva non colpì direttamente alcun membro del governo di Kabul o del Parlamento, restò, comunque, il duro colpo inflitto alle prospettive di sopravvivenza dell’esecutivo. La realtà raccontò di un Ghani assediato dalla violenta ondata di attacchi da parte dei gruppi talibani che già allora impedirono alle istituzioni centrali il controllo di circa l’85% del territorio, dopo la conquista di Kandahar e l’assedio di Herat, città dove era presente fino a poche settimane prima il contingente italiano.



[1] Clay Wilson, Improvised Explosive Devices (IEDs) in Iraq and Afghanistan: Effects and

Countermeasures, CRS Report No. RS22330 (Washington, DC: Congressional Research Service, 2006),

[2] Johnson, “Taliban Adaptations and Innovations,” 12.

[3] Farrell, “Unbeatable,” 70-71. 

[4] Scott Atran, “Individual Factors in Suicide Terrorism,” Science, 2 April 2004, pp. 47–49

[5] Scott Atran, “Mishandling Suicide Terrorism,” The Washington Quarterly, Spring 2004

[6] Alberto Abadie, “Poverty, Political Freedom, and the Roots of Terrorism,” Harvard University and National Bureau of Economic Research, October 2004

[7] Afghanistan: Taliban plans for suicide brigade reveal changing nature of warfare in 21st century Published: January 13, 2022

[8] David Edwards, Williams College.

[9] Professor David Edwards’ book:  Caravan of Martyrs: Sacrifice and Suicide Bombing in Afghanistan, pag. 18

[10] Radio free Europe, https://www.rferl.org/a/taliban-suicide-bombings-afghanistan/31546216.html

MASTER DI I LIVELLO IN TERRORISMO ED ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE , Università degli Studi Niccolò Cusano UNICUSANO – a.a. 2022-2023 –  La Tesi è presso il CESVAM - Centro Studi sul Valore Militare Emeroteca E' consultabile dietro permesso dell'Autore.

Info centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org


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