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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Per il medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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domenica 9 giugno 2024

Antonio TRogu. I Paesi del Club dell'Atomo Pakistan

 


Per quanto riguarda il programma nucleare pakistano, Islamabad ha avviato il suo programma di studi allo scopo di annullare il divario militare con l'India. Nel periodo compreso tra gli anni ottanta e novanta, il Pakistan ha condotto una serie di esperimenti nucleari atti a verificare l'affidabilità del proprio apparato,e il 28 maggio 1998 ha portato a termine nel Belucistan il primo test nucleare.

Pur entrando a pieno titolo tra i Nuclear Weapon States, il Pakistan non ha sottoscritto il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, né risulta firmatario del Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty (CTBT).

Il programma nucleare pakistano, inizialmente, era basato sull’utilizzo di uranio altamente arricchito (HEU) come materiale fissile che, opportunamente trattato, raggiungeva lo stadio di weapons grade, utilizzabile per scopi militari. Da stime approssimative, la quantità di uranio e di plutonio già nel 2008 era sufficiente per 80 dispositivi nucleari, il cui numero poteva crescere in presenza di tecnologie più avanzate. Islamabad si è avvalsa in passato di strumenti tecnologici di derivazione occidentale poiché unitamente  all’assistenza sin dai primi anni ’70 fornita dai cinesi al programma nucleare pakistano, ha acquisito il necessario know-how in Europa, dove il responsabile del programma nucleare pakistano ha lavorato presso l’Urenco, azienda specializzata nell’arricchimento dell’uranio con sedi in Europa e Stati Uniti. La fitta rete di contatti internazionali nel frattempo attivata si è rivelata poi utile per la vendita clandestina di tecnologia e informazioni sui dispositivi nucleari anche alla Corea del Nord, all’Iran e alla Libia. apporti tra Pakistan e India hanno rivestito e rivestono ancora oggi un ruolo non marginale sulle rispettive dottrine nucleari e sulla corsa agli armamenti atomici.

Islamabad si è rifiutata di siglare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e il Comprehensive Test Ban Treaty, chiedendo all’India di firmare per prima, consapevole della superiorità militare del paese confinante, ma ha anche respinto l’offerta indiana di un accordo bilaterale sull’adozione di una politica strategica basata sul “No First Use”, proponendo il bilanciamento delle forze in campo, convenzionali e non, di entrambi i Paesi. Le proposte e i rilanci, di volta in volta avanzati dai due Paesi ma conclusi sempre con un nulla di fatto, hanno indotto il Pakistan, anche nell’intento di sopperire alle notevoli carenze delle sue forze convenzionali, all’adozione di una politica strategica aggressiva fondata sul “first use”. Ma quale e’ stato il punto di partenza della strategia nucleare pakistana? Il Pakistan, preoccupato dall’indubbia superiorità convenzionale indiana e dalla sua ingerenza nelle sue questioni interne, quali la secessione di suoi territori verso l’indipendenza (il Bangladesh), ha avviato il programma nucleare, ritenendolo necessario per la sua sopravvivenza. Il livello di allarme è cresciuto con i test nucleari indiani del 1974, percepiti da Islamabad come espressione di un incontestabile gap che andava colmato al più presto. Ancora nel 1974, il Pakistan non disponeva di capacità autonome di produzione di combustibile nucleare e di strutture tecnologicamente avanzate; l’unica risorsa era rappresentata da uno sparuto manipolo di scienziati che avevano acquisito in Occidente il know how utile per la realizzazione di uranio naturale quale combustibile per un piccolo reattore nucleare ad acqua pesante, sottoposto peraltro a regime di salvaguardia internazionale. Il Pakistan ha effettuato  sei test nucleari tra il 28 ed il 30 maggio ’98 in risposta alle cinque esplosioni nucleari effettuate  dall’India tra l’11 ed il 13 maggio 1998.

La politica nucleare di Islamabad, illustrata dal Primo Ministro Pakistano si focalizza sulle capacità di risposta ad eventuali aggressioni attribuendo alla militarizzazione nucleare indiana la responsabilità della reazione del Pakistan. La strategia nucleare pakistana, dovendo rispondere ad un ampio spettro di possibili minacce, prevede il ricorso agli armamenti nucleari anche in caso di un attacco militare convenzionale, nell’intento di sopperire alla debolezza strategica e al ridotto numero delle sue forze convenzionali. La catena di comando e controllo che gestisce l’arsenale nucleare pakistano è strettamente compartimentato: l’organizzazione consiste in un National Command Authority (NCA), una Strategic Plans Division (SPD) ed uno Strategic Forces  Commands. Il National Command Authority, istituito nel 2000, supervisiona tutte le organizzazioni, civili e militari, coinvolte nella gestione dell’arsenale nucleare, comprese quelle che effettuano attività di ricerca sugli armamenti nucleari. Il sistema prevede il consenso all’interno del NCAper la decisione di uno strike nucleare e due, massimo tre persone, che autenticano i codici di lancio per gli armamenti nucleari. Risulta molto meno chiaro il sistema di comando e controllo quando un eventuale attacco sul territorio pakistano si sia già verificato o si debba garantire la sopravvivenza degli armamenti e consentire un secondo strike. Il Governo pakistano ha affermato che, per incrementare la sicurezza, le testate nucleari sono conservate separatamente dai vettori, con codici diversi per ognuno di tali componenti. Il Pakistan possiede tre tipi di vettori missilistici con capacità nucleari, l’Hatf III (Ghaznavi) con un range di 300/400km, l’Hatf IV (Shaheen) con capacità di trasporto strategico fino a 450 km e l’Hatf V (Ghauri) che raggiunge i 1500km. Islamabad sta sviluppando anche l’Hatf VI (Shaheen 2) un MRBM a due stadi che, una volta operativo, sarà in grado di raggiungere obiettivi situati a 2000km. Eventuali test missilistici, in base all’Accordo concluso con l’India nell’ottobre 2005, verranno notificati prima dell’effettuazione. Stime recenti, provenienti da fonti aperte, inducono a ritenere che il Pakistan sia attualmente in possesso di un numero compreso tra i 90 e i 110 dispositivi nucleari.

 

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