Sergio Benedetto Sabetta
La notizia
che in Russia si sono introdotte nelle scuole esercitazioni per la formazione
premilitare, anche inseguito alle esperienze della guerra in Ucraina, inducono
ad alcune riflessioni.
La prima è
relativa agli aspetti demografici che investono il globo, in particolare per
quello che ci riguarda l’Europa.
Secondo Malthus è l’elemento demografico il più
importante fattore per la guerra spingendo all’acquisizione di risorse
circostanza che può risolversi in una ricerca di pura potenza.
Quando alla
crescita demografica per un aumento delle nascite non si accompagna una
parallela crescita economica, ma solo un miglioramento sanitario che riduce la mortalità infantile si creano
le premesse per una “bomba demografica”.
Cambiamenti
climatici squilibri sociali sempre più rilevanti acquisizioni di nuove diete
alimentari non confacenti al territorio, acuirsi di endemici conflitti tribali e compressione di minoranze, guerre e
guerriglie economiche ed ideologiche, facilità di comunicazioni, interessi
nella gestione dei flussi migratori, portano a spostamenti epocali e al sorgere
di nuovi futuri conflitti con possibili ulteriori destabilizzazioni, come del
resto teorizzato quali nuove forme di conflitti programmati e gestiti.
Anche il
semplice declino demografico può essere causa di guerre, creando squilibri tra
etnie, religioni e culture, secondo la logica della “ Trappole di Tucidide ” ( Allison).
Una bassa
età mediana, un’alta fertilità che rimpiazzi le perdite accompagnata a una
elevata mortalità, in particolare infantile, porta ad accettare più facilmente
le conseguenze di una guerra.
Non solo le
dinamiche in atto ma anche i sintomi e le previsioni di un calo demografico
possono essere una delle cause di conflitti, che acquistano la funzione di
aggressioni preventive per la stabilizzazione e l’affermazione della propria
potenza.
La Cina ha
introdotto il concetto di “demografia di qualità” un indicatore sulla
situazione demografica collegato a livello di istruzione, un elemento
fondamentale nella moderna geopolitica. Questo comporta la necessità per
l’Europa e in particolare per l’Italia, esposta sul fronte mediterraneo ad una
notevole immigrazione, a realizzare una integrazione non solo materiale ma
innanzitutto culturale, oltre ad una formazione professionale intensiva e non
esclusivamente assistenziale.
Dobbiamo
considerare che nel 2100, secondo le stime dell’ONU, l’Europa subirà una
diminuzione del 20% della propria popolazione e il doppio per la forza lavoro,
come del resto la Russia che passerà a 106 milioni di abitanti dagli oltre 130
milioni attuali.
Con le
guerre di massa del XX secolo, basate sulla coscrizione obbligatoria, le
perdite sono maggiori rispetto agli eserciti professionali e di mercenari,
venendo a colpire la parte migliore delle classi giovani, abituandoli alla
violenza.
In Occidente
solo gli USA a fine secolo manterranno una popolazione stabile sui 339 milioni
di abitanti rispetto ai 336 milioni attuali (dati ONU), mentre emergeranno
l’Asia e l’Africa con India, Nigeria, Pakistan, Indonesia, Etiopia, Egitto,
Congo oltre naturalmente la conferma della Cina.
La Cina
d’altronde dopo avere beneficiato del dividendo demografico che nel binomio
bassa fecondità-elevata longevità ha determinato una crescita esponenziale,
tale da insidiare la supremazia USA, rischia il pagamento di un blocco nella
crescita per l’invecchiamento della popolazione.
Se si è in
presenza del Lewis turning point,
ossia della “Trappola del reddito medio” si è anche in presenza di una
possibile inversa “Trappola di Tucidide”,
ossia della ritenuta necessità di raggiungere gli obiettivi geostrategici prima
di una propria possibile contrazione sia economia che strategica.
Le tensioni
che si manifestano nell’UE, come nelle recenti elezioni in Slovacchia, possono
detonare con i problemi non governati dell’immigrazione, solo in un rapporto
con gli USA si potranno controbilanciare le spinte esterne, dobbiamo al
riguardo ricordare che alcune espansioni territoriali iniziali quali quelle
dell’Impero romano della Russia o del Sacro Romano Impero Germanico degli
Ottoni fu dovuto alla necessità di stabilizzare i territori di origine delle
varie ondate migratorie.
Gli USA nel
tentativo di mantenere il proprio primato mondiale in presenza del declinare
demografico dell’Europa, estende le alleanze a nuovi stati asiatici quali
Indonesia e Filippine, antagonisti alla Cina, da affiancare alle vecchie
alleanze.
Se gli USA
debbono proiettarsi verso il centro-sud America per stabilizzare i flussi
migratori, l’Europa e in particolare l’Italia dovranno proiettarsi verso
l’Africa e il Medio Oriente, facendo seguire ad una politica di contenimento
forzato una di partnership economico per lo sviluppo, in modo da permettere la
parabola demografica con il miglioramento del tenore di vita, una politica già
seguita dall’ENI.
Si è
osservato che a partire dal 2001, dando voce ai neoconservatori, gli USA non
hanno più cercato di formare coalizioni ma più semplicemente delle
“affiliazioni” con seguaci fedeli disposti semplicemente ad obbedire.
Michael Cox definisce una regola
fondamentale dei rapporti internazionali, ossia che il concentrare apertamente
il potere porta a un generico, pericoloso e costoso risentimento, si è quindi
passati dalla “dottrina Bush” all’ “America First” di Trump , attraverso i
tentennamenti e le revisioni di Obama.
Bibliografia
· AA. VV., Popolazione e potere,
Aspenia 2/2023;
· Allison G., Destinati alla guerra,
Fazi Ed. 2018;
· Canfora L., Tucidide e il colpo di Stato,
Il Mulino 2017;
· Cox M. , Empire, Imperium and Bush
doctrine, in “ Review of International Studies, Vol. 30, n.4, Cambridge
University Press, 10/2004.