Relazioni Europa-Cina Taiwan, un nuovo presidente e le sfide per l’Ue Nicola Casarini 20/05/2016 |
L’Unione europea non riconosce politicamente la Repubblica di Cina con capitale a Taipei, ovvero Taiwan, in ossequio al principio di “una sola Cina” (one China policy) che prevede che solo la Repubblica popolare cinese con sede a Pechino rappresenti la Cina.
Questo principio guida le relazioni esterne di Bruxelles dal maggio 1975, data del riconoscimento ufficiale della Rpc da parte della Comunità europea. Nonostante il vuoto diplomatico-politico, le relazioni Ue-Taiwan sono solide: consultazioni ufficiali tra Bruxelles e Taipei si tengono annualmente su questioni che vanno dalla ricerca e tecnologia a educazione, cultura, ambiente e altri settori di interesse comune.
Particolare attenzione è data alla dimensione economico-commerciale: l’ufficio di rappresentanza della Ue a Taipei si chiama Ufficio economico e commerciale europeo (European economic and trade office: Eeto).
Solide relazioni economiche
Taiwan è il quarto partner commerciale della Ue in Asia, dopo Cina, Giappone e Corea del Sud. Con un interscambio che ammontava a fine 2014 a 40,2 miliardi di euro, Taipei conta l’1,2% del commercio globale della Ue, piazzandosi al diciannovesimo posto, in ascesa di due posizioni dal 2013.
L’Europa rappresenta per Taipei il quarto mercato di sbocco - dopo Cina, Giappone e Stati Uniti - e una fonte importante di investimenti esteri. Questi ultimi sono cresciuti del 115% tra il 2013 e il 2014, portando lo stock totale a 1,36 miliardi di euro.
Taiwan e Ue collaborano attivamente in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, una delle poche organizzazioni intergovernative delle quali Taipei fa parte dal 2002 con il nome di Territorio doganale separato di Taiwan, Penghu, Kinmen e Matsu (Separate customs territory of Taiwan, Penghu, Kinmen and Matsu).
La Commissione europea ha incluso Taiwan nella sua recente comunicazione “Commercio per tutti”, adottata il 14 ottobre 2015. Nel documento si dice che “la Ue esplorerà la possibilità di avviare negoziati” sugli investimenti con Taiwan.
Una decisione che ha connotati simbolici e politici, se si pensa che Bruxelles sta attualmente negoziando un accordo bilaterale sugli investimenti con Pechino (Bit). È probabile che, una volta concluso il Bit tra Ue e Cina, tocchi poi a Taiwan, come accaduto già con l’entrata di Taipei nell’Omc, avvenuta un anno dopo l’ingresso della Prc, per ragioni politiche e di immagine.
Un contesto politico in evoluzione
La schiacciante vittoria di Tsai Ying-Wen e del Partito democratico progressista di Taiwan alle elezioni presidenziali e legislative tenutesi a inizio gennaio 2016 ha messo fine a otto anni di potere del presidente Ma e del suo partito, il Kuomintang, che aveva puntato sul riavvicinamento con la madrepatria cinese.
Con l’elezione di Tsai, l’elettorato taiwanese ha voluto mettere fine a un riavvicinamento alla Repubblica popolare che molti considerano deleterio per l’isola. La Cina non fa mistero di voler riportare Taiwan sotto la propria sovranità, anche con la forza, e mantiene circa 1.500 missili puntati sull’isola.
Nonostante il miglioramento delle relazioni economiche, la vittoria di Tsai dimostra che la maggioranza dei taiwanesi vuole mantenere una certa distanza con Pechino. E la questione taiwanese torna a riemergere nello scenario internazionale, con Tsa Ying-Wen che il 20 maggio si insedia ufficialmente - come previsto dalla Costituzione - alla presidenza.
L’Europa tra valori e realpolitik
Le nuove dinamiche impresse alle relazioni Rpc-Taiwan in seguito alla vittoria di Tsai non chiamano solo in causa gli Stati Uniti e gli alleati asiatici, in primis il Giappone, ma anche la Ue.
Nelle sue dichiarazioni ufficiali, Bruxelles continua ad appoggiare la risoluzione della questione taiwanese con mezzi pacifici, condannando l’uso della forza. L’Ue insiste inoltre che ogni accordo sullo status futuro dell’isola debba essere raggiunto tra Pechino e Taipei, senza interventi unilaterali, tenendo in considerazione i desideri della popolazione taiwanese.
All’indomani della vittoria di Tsai, Federica Mogherini ha fatto una dichiarazione succinta - di poche righe, per non indispettire troppo Pechino - richiamando l’attenzione sull’importanza del processo democratico a Taiwan e ribadendo il sostegno dell’Unione alla risoluzione pacifica delle relazioni tra Pechino e Taipei.
Se le posizioni di Mogherini e del Servizio europeo di azione esterna rimangono improntate alla massima cautela per non mettere a repentaglio gli interessi economici con la Cina, il Parlamento europeo non esita a prendere posizione a favore di Taiwan.
Il Gruppo degli amici di Taiwan nel Parlamento europeo, il cui chairman è il tedesco Werner Langen, si è congratulato per la vittoria di Tsai con una nota nella quale si esplicita il sostegno del gruppo nelle sfide future che Taiwan dovrà affrontare, anche in vista di relazioni sempre più strette tra Bruxelles e Taipei.
Proprio il forte impegno del Gruppo degli amici di Taiwan nel Parlamento europeo ha spinto per l’inclusione di Taipei nel documento della Commissione europea sul “Commercio per tutti”; inoltre, gli europarlamentari hanno promosso l’inclusione di Taiwan nel programma “Schengen visa waiver” che permette ai cittadini taiwanesi di entrare nello spazio Schengen senza bisogno di visto.
Il Parlamento europeo non ha, invece, molta voce in capitolo riguardo la politica estera europea. Questo permette alla Ue di giocare la carta dei valori nei riguardi di Taiwan e di salvaguardare gli interessi economici con la Cina grazie al ruolo più conciliante verso Pechino adottato dalla Commissione europea e dal Seae.
C’è da chiedersi, però, se di fronte all’evoluzione delle dinamiche tra Taiwan e Rpc un tale equilibrismo da parte della Ue possa continuare, senza che ciò metta a repentaglio quei valori e principi su cui si basa la costruzione europea e la stessa proiezione internazionale dell’Unione.
Articolo pubblicato su OrizzonteCina, rivista online sulla Cina contemporanea a cura di Torino World Affairs Institute e Istituto Affari Internazionali.
Nicola Casarini è coordinatore dell’area di ricerca Asia allo IAI.
- See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3460#sthash.mGIQ1BwA.dpufQuesto principio guida le relazioni esterne di Bruxelles dal maggio 1975, data del riconoscimento ufficiale della Rpc da parte della Comunità europea. Nonostante il vuoto diplomatico-politico, le relazioni Ue-Taiwan sono solide: consultazioni ufficiali tra Bruxelles e Taipei si tengono annualmente su questioni che vanno dalla ricerca e tecnologia a educazione, cultura, ambiente e altri settori di interesse comune.
Particolare attenzione è data alla dimensione economico-commerciale: l’ufficio di rappresentanza della Ue a Taipei si chiama Ufficio economico e commerciale europeo (European economic and trade office: Eeto).
Solide relazioni economiche
Taiwan è il quarto partner commerciale della Ue in Asia, dopo Cina, Giappone e Corea del Sud. Con un interscambio che ammontava a fine 2014 a 40,2 miliardi di euro, Taipei conta l’1,2% del commercio globale della Ue, piazzandosi al diciannovesimo posto, in ascesa di due posizioni dal 2013.
L’Europa rappresenta per Taipei il quarto mercato di sbocco - dopo Cina, Giappone e Stati Uniti - e una fonte importante di investimenti esteri. Questi ultimi sono cresciuti del 115% tra il 2013 e il 2014, portando lo stock totale a 1,36 miliardi di euro.
Taiwan e Ue collaborano attivamente in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, una delle poche organizzazioni intergovernative delle quali Taipei fa parte dal 2002 con il nome di Territorio doganale separato di Taiwan, Penghu, Kinmen e Matsu (Separate customs territory of Taiwan, Penghu, Kinmen and Matsu).
La Commissione europea ha incluso Taiwan nella sua recente comunicazione “Commercio per tutti”, adottata il 14 ottobre 2015. Nel documento si dice che “la Ue esplorerà la possibilità di avviare negoziati” sugli investimenti con Taiwan.
Una decisione che ha connotati simbolici e politici, se si pensa che Bruxelles sta attualmente negoziando un accordo bilaterale sugli investimenti con Pechino (Bit). È probabile che, una volta concluso il Bit tra Ue e Cina, tocchi poi a Taiwan, come accaduto già con l’entrata di Taipei nell’Omc, avvenuta un anno dopo l’ingresso della Prc, per ragioni politiche e di immagine.
Un contesto politico in evoluzione
La schiacciante vittoria di Tsai Ying-Wen e del Partito democratico progressista di Taiwan alle elezioni presidenziali e legislative tenutesi a inizio gennaio 2016 ha messo fine a otto anni di potere del presidente Ma e del suo partito, il Kuomintang, che aveva puntato sul riavvicinamento con la madrepatria cinese.
Con l’elezione di Tsai, l’elettorato taiwanese ha voluto mettere fine a un riavvicinamento alla Repubblica popolare che molti considerano deleterio per l’isola. La Cina non fa mistero di voler riportare Taiwan sotto la propria sovranità, anche con la forza, e mantiene circa 1.500 missili puntati sull’isola.
Nonostante il miglioramento delle relazioni economiche, la vittoria di Tsai dimostra che la maggioranza dei taiwanesi vuole mantenere una certa distanza con Pechino. E la questione taiwanese torna a riemergere nello scenario internazionale, con Tsa Ying-Wen che il 20 maggio si insedia ufficialmente - come previsto dalla Costituzione - alla presidenza.
L’Europa tra valori e realpolitik
Le nuove dinamiche impresse alle relazioni Rpc-Taiwan in seguito alla vittoria di Tsai non chiamano solo in causa gli Stati Uniti e gli alleati asiatici, in primis il Giappone, ma anche la Ue.
Nelle sue dichiarazioni ufficiali, Bruxelles continua ad appoggiare la risoluzione della questione taiwanese con mezzi pacifici, condannando l’uso della forza. L’Ue insiste inoltre che ogni accordo sullo status futuro dell’isola debba essere raggiunto tra Pechino e Taipei, senza interventi unilaterali, tenendo in considerazione i desideri della popolazione taiwanese.
All’indomani della vittoria di Tsai, Federica Mogherini ha fatto una dichiarazione succinta - di poche righe, per non indispettire troppo Pechino - richiamando l’attenzione sull’importanza del processo democratico a Taiwan e ribadendo il sostegno dell’Unione alla risoluzione pacifica delle relazioni tra Pechino e Taipei.
Se le posizioni di Mogherini e del Servizio europeo di azione esterna rimangono improntate alla massima cautela per non mettere a repentaglio gli interessi economici con la Cina, il Parlamento europeo non esita a prendere posizione a favore di Taiwan.
Il Gruppo degli amici di Taiwan nel Parlamento europeo, il cui chairman è il tedesco Werner Langen, si è congratulato per la vittoria di Tsai con una nota nella quale si esplicita il sostegno del gruppo nelle sfide future che Taiwan dovrà affrontare, anche in vista di relazioni sempre più strette tra Bruxelles e Taipei.
Proprio il forte impegno del Gruppo degli amici di Taiwan nel Parlamento europeo ha spinto per l’inclusione di Taipei nel documento della Commissione europea sul “Commercio per tutti”; inoltre, gli europarlamentari hanno promosso l’inclusione di Taiwan nel programma “Schengen visa waiver” che permette ai cittadini taiwanesi di entrare nello spazio Schengen senza bisogno di visto.
Il Parlamento europeo non ha, invece, molta voce in capitolo riguardo la politica estera europea. Questo permette alla Ue di giocare la carta dei valori nei riguardi di Taiwan e di salvaguardare gli interessi economici con la Cina grazie al ruolo più conciliante verso Pechino adottato dalla Commissione europea e dal Seae.
C’è da chiedersi, però, se di fronte all’evoluzione delle dinamiche tra Taiwan e Rpc un tale equilibrismo da parte della Ue possa continuare, senza che ciò metta a repentaglio quei valori e principi su cui si basa la costruzione europea e la stessa proiezione internazionale dell’Unione.
Articolo pubblicato su OrizzonteCina, rivista online sulla Cina contemporanea a cura di Torino World Affairs Institute e Istituto Affari Internazionali.
Nicola Casarini è coordinatore dell’area di ricerca Asia allo IAI.