Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait,
Libano, Oman, Autorità Palestinese (Gaza e Cisgiordania), Qatar, Siria, Turchia, Yemen
Arabia Saudita
2.149.690
27.601.038
Bahrain
665
708.573
Emirati Arabi Uniti
83600
4.444.011
Giordania
92.300
6.053.193
Iran
1.648.000
65.397.521
Iraq
437.072
27.499.638
Israele
20.770
6.426.679
Kuwait
17.820
2.505.559
Libano
10.400
3.925.502
Oman
212.460
3.204.897
Autorità Palestinese (Gaza e Cisgiordania)
6220
3.702.212
Qatar
11.437
907.229
Siria
185.180
19.314.747
Turchia
780.580
71.158.647
Yemen
527.970
22.230.531
Analisi dei fattori di squilibrio della macro area (2006)
1-2) CONFLITTI / PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO - La situazione nella zona e’ particolarmente calda per quanto riguarda i conflitti. 3 Sono le aree di maggior criticita’: Israele, il Libano e l’Iraq. Andandole ad analizzare piu’ nel dettaglio la situazione di Israele e’ ormai annosa e riguarda soprattutto i conflitti con l’autorita’ Palestinese e al confine con il Libano. Recentissima la polemica per la volonta’ di Israele di costruire un muro che separi il paese. L’escalation di violenza tende a ripetersi nel tempo a fasi alterne tra tregue e rinascita di nuovi focolai. In Libano i problemi maggiori sono nella zona Sud del paese. Gia’ nel 1982 in seguito alla guerra con Israele il paese si trovo’ in una situazione di instabilita’. In quell’occasione l’esercito israeliano per sradicare dal Libano la presenza armata palestinese si spinse ben oltre il sud-Libano in cui le unità della resistenza palestinese s'erano insediate, arrivando fino a Beirut dove aveva sede l'OLP. Il 12 luglio 2006, le milizie del gruppo radicale sciita Hezbollah, filo-siriane, attaccarono una pattuglia delle IDF in perlustrazione nei pressi del villaggio di Zar'it, uccidendo tre soldati e catturandone due. Israele iniziò così un'offensiva militare contro il Libano, diretta a neutralizzare il dispositivo armato di Hezbollah e le sue possibilità offensive. Attualmente sono impegnati nella nazione circa 70000 militari della forza multinazionale di interposizione nel Libano meridionale (UNIFIL). Le truppe multinazionali (guidate dalla Francia, a cui è subentrata l'Italia nel febbraio 2007) secondo la Risoluzione 1701 intraprenderanno inoltre ogni azione necessaria per assicurare che la loro area d'operazioni non sia utilizzata per attività offensive di ogni genere. La situazione in Iraq e’ quella di un paese in guerra. Nei primi anni ‘90 ci fu la prima guerra irachena in seguito alla minaccia perpetuata dal proprio dittatore Saddām Husayn nei confronti del Kuwait. In seguito agli avvenimenti dell’ 11 Settembre 2001 poi Gli stati Uniti invasero l’ Iraq con la presunzione di trovare armi di distruzione di massa. Il dittatore fuggi’ per poi essere catturato e consegnato alla giustizia Iraquena. Il paese e’ tutt’ora in una situazione di guerra.
3) RIFUGIATI - Critica la situazione dei rifugiati in molte aree. La realta’ della guerra che in alcuni paesi e l’instabilita’ cronica della regione rende la situazione rifugiati molto grave. La guerra in Iraq e la situazione israelo – palestinese sono le situazioni più critiche. Paesi maggiormente interessati dal flusso di rifugiati per la questione iraquena sono le nazioni di confine quindi l’Arabia Saudita, la Giordania, la Siria e l’Iran. Riguardo la situazione israeliana invece i rifugiati provengono soprattutto dalla palestina. Basta in proposito ricordare la questione della costruzione del muro Israeliano per evitare il transito di popolazioni e terroristi palestinesi nel proprio territorio.
4) DISOCCUPAZIONE - La disoccupazione non risulta essere in Medio Oriente un fattore destabilizzante. Fa eccezione la situazione in Iraq dovuta essenzialmente alla crisi in cui versa il paese
5) SFRUTTAMENTO PETROLIFERO/ORO/DIAMANTI - La risorsa maggiormente presente nella zona e’ quella petrolifera. Oro e diamanti non sono presenti in quantita’ significative. Totalmente diversa e’ la situazione per quanto riguarda lo sfruttamento del petrolio. I paesi sono quasi tutti dei produttori ed esportatori di petrolio ed il suo sfruttamento risulta essere portante nell’economia.
5 dei maggiori produttori mondiali del paese sono localizzati nella zona:
N° Paese Milioni di barili (bbl) % sul totale
1 Arabia Saudita 264.300 21,9%
2 Iran 137.500 11,4%
3 Iraq 115.000 9,5%
4 Kuwait 101.500 8,4%
5 Emirati Arabi Uniti 97.800 8,1%
6) AREA GEOGRAFICA (MIGLIAIA DI KMQ) - L’area non e’ particolarmente vasta e caratterizzata da clima estremamente caldo e da paesaggi desertici. Risulta essere un crocevia tra l’Europa, l’Asia e l’Africa.
7) AREA FORESTALE - Non risultano esserci aree forestali.
8) FAZIONI ETNICHE / RELIGIOSE - Gli sciiti costituiscono circa il 10 per cento degli 1,3 miliardi di musulmani del mondo. Di questi, circa 120 milioni (sia persiani sia arabi) vivono in Medio Oriente. Sono maggioranza religiosa in Iran, Iraq, Libano e Bahrein e rappresentano una significativa minoranza in Siria, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Da un punto di vista dottrinario, le differenze tra sunniti e sciiti sono non tanto teologiche quanto epistemologiche. Mentre i sunniti hanno enfatizzato l’interpretazione testuale delle scritture e la loro applicazione giuridica, gli sciiti hanno optato per un’interpretazione simbolica del Corano alla ricerca della verità della fede. L'ala principale costituente l'Islam maggioritario è però quella sunnita; i sunniti seguono i famosi detti (hadith) di Maometto. Le fonti principali del diritto islamico sono proprio Corano e Sunna. Seguono questo orientamento la maggior parte dei paesi arabi e islamici del Medio Oriente e del Nordafrica. Altra fazione etnica e’ quella dei Curdi presenti soprattutto in Turchia e nella zona Nord dell’Iraq. Da notare poi la presenza predominante di ebrei nello Stato di Israele.
9) MOVIMENTO INTERNO STRATI POPOLAZIONE (MIGLIAIA) - Le realta’ maggiormente interessate da movimenti di strati di popolazione risultano essere la Siria, l’Iraq, Israele e la Turchia. Questi movimenti risultano essere spesso causa di destabilizzazione soprattutto per quanto riguarda realta’ come la Turchia. Qui infatti troviamo movimenti molto cospicui di popolazioni Curde che si muovono verso la frontiera sud con l’Iraq oppure verso l’occidente attraverso il mediterraneo (la Germania risulta essere meta privilegiata). Analoga la situazione Siriana i cui confini risultano essere aperti per le popolazioni provenienti soprattutto dall’Iraq. La questione Israeliana riguarda soprattutto i movimenti della popolazione palestinese e quelli dei coloni israeliani.
10) REGIME POLITICO - Il rapporto fra Islam e democrazia è uno dei temi principali fra quelli che fanno da sfondo ai tumultuosi eventi del Medio Oriente e ai difficili rapporti fra quella regione e l’Occidente. il pluralismo non appartiene al codice genetico della maggior parte dei governi musulmani mediorientali. Anche quando si tengono elezioni con un’ampia partecipazione e anche quando c’è un’opposizione, non ne consegue necessariamente né un cambiamento politico né la libertà. E’ stato il clero iraniano che ha scelto i candidati alle presidenziali. E’ stato sotto il controllo esclusivo del partito palestinese Fatah che sono stati scelti i candidati per le presidenziali di gennaio 2005.
11) NUOVI STATI FORMAZIONE INSTABILE - La zona e’ caratterizzata da situazione diverse e contrapposte. Convivono Stati con una realta’ internazionale consolidata e Stati di nuova formazione particolarmente instabili. Tra gli Stati radicati nel territorio possiamo annoverare nazioni quali la Turchia, l’Iran, gli Emirati arabi, l’Arabia saudita. Andando invece ad analizzare gli Stati instabili di nuova formazione una menzione speciale merita la questione palestinese. Gaza e Cisgiordania sono governati dall’autorita’ nazionale palestinese; una situazione molto particolare perche’ questa autorita’ ha un controllo sulla zona, ma la stessa e’ ancora lontana dall’assurgere al rango di Stato.
12) CORRUZIONE - Questo fattore si riferisce al grado di corruzione percepito come rilevato da analisi di settore. Il fattore e’ abbastanza disomogeneo e si passa da zone in cui risulta assente a zone in cui la corruzione e’ un grave fenomeno tale da essere percepito come normale dalla popolazione.
13) PNL PRO-CAPITE - Il pnl pro-capite e’ molto alto nei paesi della zona. Cio’ e’ dovuto essenzialmente alla grande ricchezza di risorse naturali; nella fattispecie il petrolio. In contrasto con questa realta’ risultano essere alcune nazioni come l’Iraq, lo Yemen, Gaza e la cisgiordania. La ragione fondamentale che impedisce un’accrescimento del PNL pro capite in molte zone e’ la presenza di situazioni instabili e di guerra.
14) LA CRESCITA ECONOMICA - Sulla scia dei rialzi dei prezzi del petrolio negli anni Settanta, i paesi mediorientali hanno mostrato la tendenza a spendere, piuttosto che a investire, i ritrovati ricavi. Tuttavia oggi la situazione è differente. Il successo mediorientale si basa su un insieme più vasto di fattori economici e politici, e non esclusivamente sul petrolio. Gli afflussi di capitale a seguito dell'11 settembre, nonché i tentativi di deregolamentazione e di liberalizzazione hanno costituito la base per una significativa crescita economica negli ultimi quattro anni. La prevista diversificazione dal settore del petrolio ad altri segmenti, quali il settore finanziario, turistico, edilizio e quello associato all'edilizia (ad es. settore delle telecomunicazioni, informatico, energetico, idrico ed elettrico) dovrebbe contribuire in modo significativo in futuro alla crescita economica della regione, in un quadro economico generalmente positivo. Dal 2004 i mercati azionari mediorientali hanno registrato delle performance straordinarie. Un consistente afflusso di petrodollari sui mercati finanziari locali, grazie a maggiori ricavi dal settore petrolifero e ad alcuni segnali concreti nel campo delle riforme economiche sono stati i fattori chiave che hanno sospinto il mercato azionario. Nonostante la perdurante instabilita’ in Iraq, anche gli investitori scommettono sempre più su un miglioramento delle prospettive relative alla stabilita economico-politica della regione in generale.
15) FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA - Vista il paesaggio prevalentemente desertico e le ingenti risorse petrolifere nei paesi della zona l’agricoltura non risulta essere un fattore determinante. Inoltre le economie della zona si basano prevalentemente sullo sfruttamento delle risorse naturali e su altri segmenti quali ad esempio quello finanziario.
16) AIUTO ESTERO - L’aiuto estero non risulta essere un fattore destabilizzante. Nella formazione del Prodotto Nazionale Lordo degli Stati la percentuale di aiuto estero non risulta essere cosi’ elevata da influire in modo determinante.
17) HIV/AIDS (%) - il 67% dei casi di trasmissione del virus AIDS avviene attraverso i rapporti eterosessuali. L’80% di donne arabe viventi hanno contratto l’AIDS attraverso le relazioini coniugali. Secondo i dati dell’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) e dell’OMS (organizzazione Mondiale per la Sanita’) 39,5 milioni di persone nel mondo vivono con l’AIDS, 1,7 milioni di queste persone si trovano nel mondo arabo. Nel 2006 si calcola che circa 68.000 persone nel mondo arabo sono state colpite dal virus. Secondo Khadija Moalla, tunisina,direttrice del programma regionale per la lotta contro l’AIDS di HARPAS dal 2003, non esiste la volonta’ politica dei governi arabi di riconoscere che l’AIDS esiste. Sembra che i governi non vogliano lottare per arrestare la malattia, per loro il problema AIDS non e’ prioritario, non e’ considerato urgente.
18) SPESA MILITARE - La % di spesa militare per i paesi della zona e’ molto alta. In genere si attesta tra il 3% e il 10%. Cio’ rischia di essere un fattore molto destabilizzante perche’ rischia di innescare un circolo vizioso in cui tutte le nazioni della zona decidano di armarsi sempre piu’ innescando una possibile competizione nella percezione che i vicini si stiano armando con finalita’ espansionistiche.
19) DISASTRI NATURALI - I disastri naturali non risultano essere un fattore di criticita’ per il Medio Oriente. Uniche eccezioni in negativo risultano essere la Turchia e il Kuwait.
20) ISOLAMENTO GEOGRAFICO - La zona è un crocevia essenziale per il trasporto di merci e persone nel mondo. Le infrastrutture per trasportare i beni fuori al paese risultano essere forti e i mezzi efficaci. I paesi della penisola si affacciano e formano un collegamento tra il mar mediterraneo , il mar Rosso, il mar Nero e il mare Arabo. Inoltre e’ situata in posizione mediana tra i paesi dell’Asia, Europa e Africa. Cio’ contribuisce in modo determinante per quanto riguarda lo sviluppo di commerci visto che gran parte delle merci trasitano per queste zone.
21) INDICE DI SVILUPPO UMANO - Un indice composito che misura il grado di sviluppo umano tenendo conto di vari fattori quali quello della durata e della qualita’ della vita, ma anche lo stato di salute ed istruzione. La maggior parte dei paesi si attestano su valori molto positivi o positivi. Una menzione particolare merita ad esempio il sistema di pronto soccorso Israeliano che risulta essere un esempio per tutte le altre nazioni del mondo.
22) POPOLAZIONE - Il numero della popolazione nell’area e’ alto e concentrato soprattutto nelle regioni costiere.
23) CRESCITA DEMOGRAFICA - Rispetto agli anni ’70 colpisce il crollo della fecondita’ nei paesi Medio Orientali ormai proiettati verso i 2 figli per famiglia. In contrapposizione l’invecchiamento della popolazione fa passare dal 4% al 9% la percentuale degli ultrasessantacinquenni. Notevole risulta quindi l’abbassamento del tasso di mortalita’.Passando alle trasformazioni delle città mediterranea e’ opportuno rilevare come la Giordania risulti essere il paese mediterraneo con la maggior crescita di popolazione rurale (+3%), all'opposto della Palestina che risulta avere un incremento (+4,5%) della popolazione urbana
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI -
La presenza di organizzazioni internazionali e’ massiccia. Le maggiori organizzazioni internazionali sono presenti nella zona. Varie missioni sono state autorizzate e sono tutt’ora in corso con mandato Onu o Nato.Tra le piu’ importanti nel settore sanitario e di supporto alla popolazione e’ opportuno ricordare la Croce Rossa Internazionale ed Emergency presenti soprattutto in Iraq con scopi prettamente umanitari.
1. Organizzazioni internazionali presenti nella macro area
La quantita’ di organizzazioni internazionali presenti nell’area e’ molto elevata. Ci limiteremo a dare dei cenni generali di 3 tra le piu’ importanti organizzazioni.L’OPEC (acronimo di “Organization of the Petroleum Exporting Countries” - organizzazione dei paesi esportatori di petrolio -) è stata fondata durante Conferenza di Baghdad nel Settembre del 1960, inizialmente ne facevano parte 5 Paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela), in seguito il loro numero è salito ad 11, con l'ingresso del Qatar (1961), dell'Indonesia (1962), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell'Algeria (1969) e della Nigeria (1971). Insieme coprono circa il 40% della produzione petrolifera mondiale e il 14% di quella di gas naturale. Nel loro sottosuolo, inoltre, è racchiuso quasi l'80% delle riserve di petrolio planetarie, un quarto lo detiene la sola Arabia Saudita. Si tratta di un’organizzazione internazionale che raggruppa alcuni stati che hanno nell’esportazione del petrolio la loro maggiore fonte di entrate economiche. Proprio perché la più consistente fonte di guadagni di questi paesi è data dalla vendita del greggio (detenuto per la maggior parte da questi Stati), risorsa, che, una volta esaurita, necessita milioni di anni per riformarsi, l'OPEC controlla e limita la produzione di petrolio da parte dei paesi membri. Obiettivo dell’organizzazione è la stabilità del mercato del petrolio, attraverso una regolazione dei livelli di produzione dei paesi membri che aiuti a mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta. I paesi membri organizzano frequenti incontri tra i propri ministri del petrolio, al fine di coordinare ed unificare le proprie politiche petrolifere. Questi incontri, chiamati Conferenze, si tengono per lo meno due volte all'anno. Sebbene la quota di produzione petrolifera Opec sia meno della metà di quella mondiale, in realtà la sua percentuale sul petrolio scambiato nei mercati internazionali sale al 60%. Infatti una grossa fetta della produzione petrolifera degli estrattori non aderenti all'Opec viene destinata al fabbisogno interno dei vari paesi. Scegliendo di estrarre più o meno petrolio, dunque, i paesi Opec possono influenzare il prezzo greggio di tutto il mondo. Tuttavia non bisogna dimenticare che una cosa è il -prezzo del petrolio e un'altra quella dei suoi derivati, come la benzina, dove incidono molto anche i costi di trasporto, raffinazione, distribuzione e più pesanti di tutto, le tasse. Due volte all’anno, o più frequentemente, se necessario, i ministri del petrolio e dell’energia dei paesi membri si riuniscono in un vertice, nel quale viene deciso il livello di produzione. Gli undici membri dell’Opec gestiscono in totale circa il 40% della produzione petrolifera mondiale, e possiedono oltre il 75% delle risorse petrolifere disponibili al mondo. La Lega degli Stati Arabi (meglio nota come Lega Araba) è un’associazione volontaria di Stati arabi sovrani. È stata fondata nel marzo 1945 con lo scopo di rafforzare i legami fra gli Stati arabi e di coordinare le loro politiche al fine di promuovere il benessere e l’unità del mondo arabo. La sede ufficiale della Lega è al Cairo, Egitto. Tra i paesi attualmente membri possiamo annoverare: Algeria, Iraq, Qatar, Arabia Saudita, Kuwait, Somalia, Bahrain, Libano, Sudan, Comore, Libia, Siria, Djibouti, Mauritania, Tunisia, Egitto, Marocco, Yemen, Emirati Arabi Uniti, Oman, Giordania, Palestina* (La Palestina è considerata come uno stato indipendente, quindi è un membro a pieno titolo della Lega). La Lega Araba nasce nel 1945 con lo scopo di promuovere la cultura araba attraverso la coordinazione degli stati che si definiscono arabi, nel campo economico, politico e culturale. La missione della Lega è molto ambiziosa e si scontra con le peculiarità e gli antagonismi interni al mondo arabo. Questa organizzazione è stata spesso teatro di scontri e confrontazioni fra i Paesi arabi. La Lega, inoltre, ha cercato di svolgere un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti che hanno attraversato il mondo arabo, in primis la questione palestinese, le guerre del Golfo ed anche la guerra civile del Libano. La Lega Araba è intervenuta fornendo aiuti finanziari ed umanitari ma soprattutto ha cercato di creare degli spazi di mediazione fra le parti in causa.I rapporti fra i paesi membri non sono sempre stati armoniosi. Nel 1979 l’Egitto fu espulso dall’organizzazione e la sede trasferita a Tunisi, in segno di protesta nei confronti del Presidente egiziano Anwar al-Sadat, che aveva firmato gli accordi di pace con Israele a Camp David. L’Egitto fu riammesso soltanto nel maggio 1989.
La Lega Araba cerca di promuovere la cooperazione fra gli stati arabi in tutti i settori, attraverso la formazione d’istituzioni ed agenzie specializzate. In particolare il suo ruolo internazionale è emerso in quattro settori:
Sostegno ai paesi arabi che lottavano per l’ottenimento dell’indipendenza dalle potenze coloniali. In particolare, la Lega ha giocato un ruolo importante nel caso dell’Algeria, Sultanato dell’Oman, Yemen del Sud (prima dell’unione con lo Yemen del Nord) ed il Sudan.
Mediazione nei conflitti fra i paesi arabi, ad esempio: il conflitto fra Egitto e Sudan nel 1958, Marocco ed Algeria nel 1963, Yemen del Sud contro Yemen del Nord nel 1987, ed anche la guerra civile del Libano. In quest'ultima occasione fu fondata una “forza di deterrenza”, nel 1976, al fine di supervisionare i tentativi di cessate il fuoco ed, in seguito, per garantire il mantenimento della pace. Sin dal 1950, all’interno della Lega esiste una “Permanent Military Commission”, composta dai rappresentanti di tutti gli eserciti dei paesi arabi, che ha il compito di definire i piani di difesa, valutati dalla “Joint Defence Council”, composta dai Ministri degli Esteri e della Difesa. Le decisioni di questo consiglio, approvate con la maggioranza relativa di 2/3, sono vincolanti per tutti i membri.
Promuovere la cooperazione inter-araba attraverso la formazione di agenzie specializzate che operano in diversi settori: economia, finanza, comunicazione, sviluppo economico, sociale e culturale. Fra le più importanti possiamo citare: “Arab Labour Organization”, “Arab Fund for Economic and Social Development”, “Arab monetary Fund”, “Arab League Educational, Cultural and Scientific Organization (ALESCO)”, “Arab States Broadcasting Union (ASBU)”, “Arab Satellite Communications Organization (ARABSAT)”, “Arab Permanent Telecommunication Committee” ed il “Arab Postal Committee” che opera all’interno del “Arab Telecommunication Council of Ministers (ATCM)”.
Rappresentare i paesi arabi nelle più importanti istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e le sue organizzazioni specializzate, ma anche nelle Unione Africana.
Il Consiglio di Cooperazione degli Stati Arabi del Golfo (comunemente chiamate Gulf Cooperation Council - GCC) è stato fondato il 25 maggio 1981 da sei paesi arabi: Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita. La sede ufficiale è a Riyadh in Arabia Saudita. Nel 1996 lo Yemen richiese ufficialmente di diventare un membro a pieno titolo del GCC, ma solo nel dicembre 2001 il Consiglio Supremo lo ammise come membro permanente al “Arab Bureau of Education for the Gulf States”, gli concesse di partecipare agli incontri dei Ministri della Salute, Lavoro ed Affari Sociali, inoltre, lo Yemen partecipa al torneo biennale di calcio del Golfo.Il GCC cerca di promuovere e consolidare la cooperazione in tutti i settori degli Stati arabi del Golfo. I primi passi sono stati mossi nel campo economico e commerciale, negli anni ’80 e ’90 sono stati firmati diversi accordi che favoriscono la circolazione dei beni e delle persone. Già nel 1981 i ministri del GCC firmarono un “unified economic agreement” con il quale si proponevano d’incentivare la libertà di movimento dei beni e delle persone, l’abolizione delle tasse doganali, la collaborazione tecnica e l’armonizzazione dei regolamenti bancari e finanziari.Nel 1987 i governatori delle banche centrali degli Stati membri raggiunsero un accordo di principio per coordinare i tassi di cambio delle valute, ratificato dal Consiglio Supremo a novembre dello stesso anno. Il Kuwait entrò fu ammesso al sistema monetario dei paesi del GCC nel 1993, per proteggere le valute dalla crisi economica conseguente l’occupazione iraqena del Kuwait.
Con l’accordo del 2001, il Consiglio Supremo propose l’adozione di una moneta unica, legato al dollaro americano, entro il 2010. La sicurezza regionale è una priorità del GCC, soprattutto in seguito alla guerra Iraq – Iran, l’occupazione iraqena del Kuwait ed all’aggravarsi delle dispute territoriali fra i paesi del Golfo. Attraverso una serie d’accordi fra i paesi del Golfo ed altri paesi arabi, come l’Egitto e la Siria, il GCC ha cercato di svolgere un ruolo di mediatore nelle dispute interne e cerca di sviluppare una strategia comune per la stabilità della regione. Nel 1984 gli Stati membri s’accordarono sulla necessità d’avere un'unica forza armata che potesse intervenire rapidamente per difendere la regione da attacchi esterni. Nacque così la “Peninsula Shield Force”, formata da unità armate provenienti da tutti gli Stati membri, basata nella regione nord-orientale dell’Arabia Saudita. L’occupazione del Kuwait mostrò tutti i limiti della “Peninsula Shield Force”, che non partecipò attivamente al conflitto perché non era abbastanza sviluppata. Di conseguenza, il GCC insieme all’Egitto e Siria firmarono la “Dichiarazione di Damasco”, nel marzo 1991, con la quale le otto nazioni s’impegnavano a stabilire una forza regionale di “peace-keeping”. In giugno, Egitto e Siria, le cui truppe dovevano costituire il contingente maggiore, si ritirarono a causa del disaccordo sulla composizione di tale forza armata e sulla remunerazione. Le otto nazioni mantengono tuttora un accordo di mutuo soccorso. La “Peninsula Shield Force”, sebbene non abbia le capacità per compiere azioni militari rilevanti, cerca di coordinare le forze armate nazionali e di monitorare le situazioni di crisi che possono degenerare in conflitti armati.
La quantita’ di organizzazioni internazionali presenti nell’area e’ molto elevata. Ci limiteremo a dare dei cenni generali di 3 tra le piu’ importanti organizzazioni.L’OPEC (acronimo di “Organization of the Petroleum Exporting Countries” - organizzazione dei paesi esportatori di petrolio -) è stata fondata durante Conferenza di Baghdad nel Settembre del 1960, inizialmente ne facevano parte 5 Paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela), in seguito il loro numero è salito ad 11, con l'ingresso del Qatar (1961), dell'Indonesia (1962), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell'Algeria (1969) e della Nigeria (1971). Insieme coprono circa il 40% della produzione petrolifera mondiale e il 14% di quella di gas naturale. Nel loro sottosuolo, inoltre, è racchiuso quasi l'80% delle riserve di petrolio planetarie, un quarto lo detiene la sola Arabia Saudita. Si tratta di un’organizzazione internazionale che raggruppa alcuni stati che hanno nell’esportazione del petrolio la loro maggiore fonte di entrate economiche. Proprio perché la più consistente fonte di guadagni di questi paesi è data dalla vendita del greggio (detenuto per la maggior parte da questi Stati), risorsa, che, una volta esaurita, necessita milioni di anni per riformarsi, l'OPEC controlla e limita la produzione di petrolio da parte dei paesi membri. Obiettivo dell’organizzazione è la stabilità del mercato del petrolio, attraverso una regolazione dei livelli di produzione dei paesi membri che aiuti a mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta. I paesi membri organizzano frequenti incontri tra i propri ministri del petrolio, al fine di coordinare ed unificare le proprie politiche petrolifere. Questi incontri, chiamati Conferenze, si tengono per lo meno due volte all'anno. Sebbene la quota di produzione petrolifera Opec sia meno della metà di quella mondiale, in realtà la sua percentuale sul petrolio scambiato nei mercati internazionali sale al 60%. Infatti una grossa fetta della produzione petrolifera degli estrattori non aderenti all'Opec viene destinata al fabbisogno interno dei vari paesi. Scegliendo di estrarre più o meno petrolio, dunque, i paesi Opec possono influenzare il prezzo greggio di tutto il mondo. Tuttavia non bisogna dimenticare che una cosa è il -prezzo del petrolio e un'altra quella dei suoi derivati, come la benzina, dove incidono molto anche i costi di trasporto, raffinazione, distribuzione e più pesanti di tutto, le tasse. Due volte all’anno, o più frequentemente, se necessario, i ministri del petrolio e dell’energia dei paesi membri si riuniscono in un vertice, nel quale viene deciso il livello di produzione. Gli undici membri dell’Opec gestiscono in totale circa il 40% della produzione petrolifera mondiale, e possiedono oltre il 75% delle risorse petrolifere disponibili al mondo. La Lega degli Stati Arabi (meglio nota come Lega Araba) è un’associazione volontaria di Stati arabi sovrani. È stata fondata nel marzo 1945 con lo scopo di rafforzare i legami fra gli Stati arabi e di coordinare le loro politiche al fine di promuovere il benessere e l’unità del mondo arabo. La sede ufficiale della Lega è al Cairo, Egitto. Tra i paesi attualmente membri possiamo annoverare: Algeria, Iraq, Qatar, Arabia Saudita, Kuwait, Somalia, Bahrain, Libano, Sudan, Comore, Libia, Siria, Djibouti, Mauritania, Tunisia, Egitto, Marocco, Yemen, Emirati Arabi Uniti, Oman, Giordania, Palestina* (La Palestina è considerata come uno stato indipendente, quindi è un membro a pieno titolo della Lega). La Lega Araba nasce nel 1945 con lo scopo di promuovere la cultura araba attraverso la coordinazione degli stati che si definiscono arabi, nel campo economico, politico e culturale. La missione della Lega è molto ambiziosa e si scontra con le peculiarità e gli antagonismi interni al mondo arabo. Questa organizzazione è stata spesso teatro di scontri e confrontazioni fra i Paesi arabi. La Lega, inoltre, ha cercato di svolgere un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti che hanno attraversato il mondo arabo, in primis la questione palestinese, le guerre del Golfo ed anche la guerra civile del Libano. La Lega Araba è intervenuta fornendo aiuti finanziari ed umanitari ma soprattutto ha cercato di creare degli spazi di mediazione fra le parti in causa.I rapporti fra i paesi membri non sono sempre stati armoniosi. Nel 1979 l’Egitto fu espulso dall’organizzazione e la sede trasferita a Tunisi, in segno di protesta nei confronti del Presidente egiziano Anwar al-Sadat, che aveva firmato gli accordi di pace con Israele a Camp David. L’Egitto fu riammesso soltanto nel maggio 1989.
La Lega Araba cerca di promuovere la cooperazione fra gli stati arabi in tutti i settori, attraverso la formazione d’istituzioni ed agenzie specializzate. In particolare il suo ruolo internazionale è emerso in quattro settori:
Sostegno ai paesi arabi che lottavano per l’ottenimento dell’indipendenza dalle potenze coloniali. In particolare, la Lega ha giocato un ruolo importante nel caso dell’Algeria, Sultanato dell’Oman, Yemen del Sud (prima dell’unione con lo Yemen del Nord) ed il Sudan.
Mediazione nei conflitti fra i paesi arabi, ad esempio: il conflitto fra Egitto e Sudan nel 1958, Marocco ed Algeria nel 1963, Yemen del Sud contro Yemen del Nord nel 1987, ed anche la guerra civile del Libano. In quest'ultima occasione fu fondata una “forza di deterrenza”, nel 1976, al fine di supervisionare i tentativi di cessate il fuoco ed, in seguito, per garantire il mantenimento della pace. Sin dal 1950, all’interno della Lega esiste una “Permanent Military Commission”, composta dai rappresentanti di tutti gli eserciti dei paesi arabi, che ha il compito di definire i piani di difesa, valutati dalla “Joint Defence Council”, composta dai Ministri degli Esteri e della Difesa. Le decisioni di questo consiglio, approvate con la maggioranza relativa di 2/3, sono vincolanti per tutti i membri.
Promuovere la cooperazione inter-araba attraverso la formazione di agenzie specializzate che operano in diversi settori: economia, finanza, comunicazione, sviluppo economico, sociale e culturale. Fra le più importanti possiamo citare: “Arab Labour Organization”, “Arab Fund for Economic and Social Development”, “Arab monetary Fund”, “Arab League Educational, Cultural and Scientific Organization (ALESCO)”, “Arab States Broadcasting Union (ASBU)”, “Arab Satellite Communications Organization (ARABSAT)”, “Arab Permanent Telecommunication Committee” ed il “Arab Postal Committee” che opera all’interno del “Arab Telecommunication Council of Ministers (ATCM)”.
Rappresentare i paesi arabi nelle più importanti istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e le sue organizzazioni specializzate, ma anche nelle Unione Africana.
Il Consiglio di Cooperazione degli Stati Arabi del Golfo (comunemente chiamate Gulf Cooperation Council - GCC) è stato fondato il 25 maggio 1981 da sei paesi arabi: Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita. La sede ufficiale è a Riyadh in Arabia Saudita. Nel 1996 lo Yemen richiese ufficialmente di diventare un membro a pieno titolo del GCC, ma solo nel dicembre 2001 il Consiglio Supremo lo ammise come membro permanente al “Arab Bureau of Education for the Gulf States”, gli concesse di partecipare agli incontri dei Ministri della Salute, Lavoro ed Affari Sociali, inoltre, lo Yemen partecipa al torneo biennale di calcio del Golfo.Il GCC cerca di promuovere e consolidare la cooperazione in tutti i settori degli Stati arabi del Golfo. I primi passi sono stati mossi nel campo economico e commerciale, negli anni ’80 e ’90 sono stati firmati diversi accordi che favoriscono la circolazione dei beni e delle persone. Già nel 1981 i ministri del GCC firmarono un “unified economic agreement” con il quale si proponevano d’incentivare la libertà di movimento dei beni e delle persone, l’abolizione delle tasse doganali, la collaborazione tecnica e l’armonizzazione dei regolamenti bancari e finanziari.Nel 1987 i governatori delle banche centrali degli Stati membri raggiunsero un accordo di principio per coordinare i tassi di cambio delle valute, ratificato dal Consiglio Supremo a novembre dello stesso anno. Il Kuwait entrò fu ammesso al sistema monetario dei paesi del GCC nel 1993, per proteggere le valute dalla crisi economica conseguente l’occupazione iraqena del Kuwait.
Con l’accordo del 2001, il Consiglio Supremo propose l’adozione di una moneta unica, legato al dollaro americano, entro il 2010. La sicurezza regionale è una priorità del GCC, soprattutto in seguito alla guerra Iraq – Iran, l’occupazione iraqena del Kuwait ed all’aggravarsi delle dispute territoriali fra i paesi del Golfo. Attraverso una serie d’accordi fra i paesi del Golfo ed altri paesi arabi, come l’Egitto e la Siria, il GCC ha cercato di svolgere un ruolo di mediatore nelle dispute interne e cerca di sviluppare una strategia comune per la stabilità della regione. Nel 1984 gli Stati membri s’accordarono sulla necessità d’avere un'unica forza armata che potesse intervenire rapidamente per difendere la regione da attacchi esterni. Nacque così la “Peninsula Shield Force”, formata da unità armate provenienti da tutti gli Stati membri, basata nella regione nord-orientale dell’Arabia Saudita. L’occupazione del Kuwait mostrò tutti i limiti della “Peninsula Shield Force”, che non partecipò attivamente al conflitto perché non era abbastanza sviluppata. Di conseguenza, il GCC insieme all’Egitto e Siria firmarono la “Dichiarazione di Damasco”, nel marzo 1991, con la quale le otto nazioni s’impegnavano a stabilire una forza regionale di “peace-keeping”. In giugno, Egitto e Siria, le cui truppe dovevano costituire il contingente maggiore, si ritirarono a causa del disaccordo sulla composizione di tale forza armata e sulla remunerazione. Le otto nazioni mantengono tuttora un accordo di mutuo soccorso. La “Peninsula Shield Force”, sebbene non abbia le capacità per compiere azioni militari rilevanti, cerca di coordinare le forze armate nazionali e di monitorare le situazioni di crisi che possono degenerare in conflitti armati.