Sergio Benedetto
Sabetta
Nella ridefinizione dei ruoli in atto,
dopo il venire meno della globalizzazione a matrice USA, vi sono due diverse
visioni, la prima a carattere territoriale sostenuta dalla Russia in cui si
definisce una precisa area di influenza, l’altra fluida, estesa su tutto il
globo, dove il fulcro è l’aspetto economico-tecnologico che dovrebbe
determinare la prevalenza della Cina quale forza centrale a cui legare le varie
aree secondo diverse tipologie di rapporto, uno scontro con gli USA che è stato
definito “guerra fredda tecnologica”.
Già
nel 2011 il Segretario di Stato Hillary
Clinton propose il “Pivot to Asia”,
spostando l’attenzione dal teatro Atlantico-Europeo al teatro Pacifico-Asia.
Successivamente
nel 2018 Trump vieta la vendita di
forniture USA in materia di telecomunicazioni alla cinese ZTE, per inserire nel
2019 l’altra azienda Huawei nella “Entity
list”, elenco delle aziende considerate pericolose per la sicurezza
nazionale, questo nel tentativo di ritardare lo sviluppo dei progetti sulla
nuova tecnologia 5G in cui era impegnata l’azienda cinese.
Sempre
su questa linea nel 2022 Biden ha
imposto nuovi meccanismi di controllo sulla vendita alle aziende cinesi di attrezzature
per la produzione di microchip e semiconduttori necessari per sviluppare l’IA.
La
Cina nel 2023, usando la sua capacità di controllo quasi monopolistico sulle
miniere di “terre rare” sia in Africa che in Asia, ha reagito imponendo
restrizioni sull’esportazione del gallio e del germanio, metalli indispensabili
nella produzione di componenti hardware.
Inoltre
ha promosso nuove alleanze per progetti infrastrutturali digitali nell’ambito
della “Nuova Via della Seta”, oltre che rafforzare la legislazione sulla
sicurezza dei dati e sull’IA.
In
questo scontro in atto si inseriscono i paesi del “Sud Globale”, eredi dei “Non
Allineati”, i quali intendono creare propri spazi di azione e influenza, in
particolare il gigante India, corteggiato da Russia, USA e saltuariamente della
Cina.
In
questo scenario l’UE è apparsa priva di una propria coerenza, con una perenne
tensione interna e spinte opposte, affascinata dalla possibilità di accesso al
mercato interno cinese, non capace di difendere il proprio apparato industriale
dalle continue acquisizioni di brevetti, marchi e catene produttive, tanto da
essere dipendente dalla Cina per il 98% sull’approvvigionamento di “terre
rare”, 93% per il magnesio e 97% per il litio.
Le
possibilità per l’Europa restano comunque alte, considerando i suoi rapporti
con il Sud del mondo secondo le modalità di un nuovo “Piano Mattei”,
logicamente superando le difficili contrapposizioni di interessi e visioni
storiche, dobbiamo considerare che vi sono varie Europe, una Mediterranea, una
Nord-Atlantica, una Baltica, una Danubiano-Balcanica ed una dell’Est.
Emerge
un conflitto tra due visioni opposte del mondo, in cui ad un modello
liberale-democratico si contrappone un modello accentrato ed autoritario sia
nell’azione politico-strategica e di pianificazione industriale.
In
questo conflitto si è manifestata, nella partecipazione del Presidente cinese
al XV vertice BRICS tenuto a Johannesburg nell’agosto 2023 e alla sua
successiva assenza al XVIII Forum svoltosi a Nuova Delhi nel settembre dello stesso
anno, la latente conflittualità tra Cina ed India per l’influenza nel Sud del
mondo, a partire dall’Africa.
Lo
stesso allargamento del BRICS ai nuovi Paesi quali l’Arabia Saudita, gli
Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e l’Etiopia potrebbe favorire la Cina fornita di
maggiori risorse economiche e tecnologiche da investire su questi Paesi,
legandoli sia in termini tecnologici che di indebitamento.
Si
creerebbe quindi una nuova dualità mondiale, basata sul rapporto-conflitto
USA/Cina come nella seconda metà del ‘900 vi fu il rapporto USA/URSS.
Nota
N. Mattescio, Guerra fredda
tecnologica, multipolarità e ruolo dell’Europa; La redistribuzione del potere
mondiale, Editoriali, Liberi n. 6-7/23 e n. 8-9-10/23.